Il Grand Tour moderno
Lo spirito del Gran Tour nel passato rivive oggi
Il viaggio continuava verso Roma, dove i giovani aristocratici si fermavano per mesi.
Pare fosse consigliato arrivarci in prossimità del Natale, per le belle atmosfere e riti religiosi che vi si svolgevano, per andarsene non prima di aver ammirato lo spettacolo pirotecnico di Castel Sant’Angelo nel mese di giugno in onore dei patroni San Pietro e Paolo.
Periodo propizio per recarsi a Napoli, la città del sole.
Lungo la Via Appia, alcuni sgomitavano per alloggiare nell’Albergo Reale, diventato famoso col nome di locanda di Terracina, grazie ai reportage di altri tourist e scrittori (tipo Irving che vi ambientò “Storie di briganti italiani”). Dell’edificio, fatto realizzare a Terracina da papa Pio VI, ce ne parla sempre Goethe, approdato in zona nel febbraio del 1787. Purtroppo è stato distrutto durante la seconda guerra mondiale ma Terracina merita ancora oggi una tappa, soprattutto per il magnifico Tempio di Giove Anxur che svetta in tutta la sua bellezza su monte Sant’Angelo. Napoli diventò una meta ambita del Grand Tour anche per vedere coi propri occhi la turbolenta attività del Vesuvio (che nel ‘700 diede letteralmente spettacolo, prova ne sono le vedute di Pierre-Jacques Volaire) e le città di Pompei ed Ercolano, appena riportate alla luce.
Qualcuno, come Goethe, si spingeva addirittura in Sicilia, per ammirare i fasti dell’arte greca e, anche qui, contemplare l’imprevedibile attività dell’Etna.
Tappe privilegiate erano le città lungo la costa orientale, da Catania a Ragusa Ibla, passando per Siracusa. Qui, consigliatissima ancora oggi, è la visita del parco archeologico della Neapolis per ammirare l’Anfiteatro Romano, l’Ara di Ierone II, il mozzafiato Teatro Greco (il più grande dell’isola) e le Latomie del Paradiso, con la famosa grotta conosciuta come Orecchio di Dionisio (o di Dionigi).
Hessemer nelle sue lettere dalla Sicilia all’inizio dell’800 scrisse “la Sicilia è il puntino sulla i dell’Italia, il resto d’Italia mi par soltanto un gambo posto a sorreggere un simil fiore“.
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