A Bellano coi romanzi di Andrea Vitali
Tornare su “Quel ramo del lago di Como” attraverso le pagine di un romanzo moderno potrebbe rivelarsi un buon viatico per una (seppur tardiva) riappacificazione con un coriaceo Alessandro Manzoni. L’occasione ce la regalano decine di personaggi usciti dalla penna ironica e sagace di Andrea Vitali, medico (ormai) in pensione di Bellano, un paesotto adagiato sulla sponda orientale del Lario (il nome antico del più noto Lake Como).
Il mondo antico di un medico contemporaneo
Vitali sembra non avere troppa necessità di inventare le sue storie. Hanno preso forma da sole nella sala d’attesa del suo studio, tra pazienti alle prese con acciacchi più o meno gravi, ma generosi di aneddoti, auto diagnosi, pettegolezzi e adorabili manie. Personaggi dai nomi improbabili all’orecchio contemporaneo, ma assolutamente consoni all’usanza dei secoli scorsi di tramandare i nomi dei nonni di generazione in generazione. Una folla di Tecla, Desolina, Eufrasia, Ernesto, Eraldo, Esilio, Austera e Filzina (spesso accompagnati da cognomi bizzarri quanto gli stessi soprannomi) popolano la piccola Bellano, vero ombelico del mondo dei romanzi, quasi fosse esso stesso un personaggio a sé. E’ tra i vicoli bui, i bar del primo bianchino o del cognac della staffa, i cortili nascosti e le finestre mai davvero chiuse che palpitano indicibili segreti, equivoci quasi surreali, tresche e amori che in un crescendo di pathos incollano il lettore alle pagine finché tutto non si risolve con leggiadra compostezza, come si addice a una storia innestata nella prima metà del secolo scorso (la maggior parte) o poco oltre. Vitali ama quegli anni. Lontani abbastanza per romanzare i fatti in piena libertà, ma non troppo da prendere le distanze da quel mondo che torna a rivivere di voci, odori, sapori e canzonette. Un piccolo mondo antico in cui la chiesa, la farmacia, la caserma, il municipio, l’osteria sono gli spazi entro cui si muovono figure riconoscibili, rassicuranti, familiari.
I luoghi iconici e l’Orrido
Giunti a Bellano con un viaggio di poco più di un’ora da Milano, ci si avvia lesti oltre il torrente Pioverna, che divide esattamente il paese a metà, per visitare il vecchio nucleo di questo borgo di pescatori in cui ritrovare le atmosfere respirate tra le parole e ammirare i luoghi che hanno fatto da sfondo agli aneddoti che arricchiscono la trama. Il Cotonificio Cantoni, oggi reperto di archeologia industriale con ancora grandi potenzialità di valorizzazione, è una tappa imprescindibile. Molti dei personaggi di Vitali vi hanno lavorato o comunque sono in qualche modo legati all’imponente edificio in pietra di Moltrasio che ha fatto la storia (vera) di Bellano tanto da valerle il soprannome, nel secolo scorso, di piccola Manchester del Lario. Devono seguire quindi una tappa alla vicina Chiesa dei Santi Nazario e Celso – monumento nazionale -, a quella di Santa Marta, per il pregevolissimo gruppo scultoreo in legno dedicato al Cristo Morto, e all’Orrido, un canyon naturale creato dal Pioverna e reso facilmente accessibile da suggestive passerelle saldamente ancorate alla roccia. Sebbene l’“orrore di un’orrenda orrendezza” di boldoniana memoria non sia un luogo ricorrente nei romanzi di Vitali, una visita è consigliata per la spettacolarità del sito (ricco di cascate, gole e gorgoglii impressionanti) e le misteriose leggende che continuano a renderne inquietante già l’accesso attraverso la Torre esagonale chiamata Cà del Diavol.
Il centro storico come location delle storie di Vitali
La direzione non può che esser dunque verso il cuore di Bellano, tra la centralissima Via Manzoni (eccolo che torna il nostro amato Alessandro), dove sono ubicate la sede del PCI al civico 72 e il Circolo dei Lavoratori in una corte interna; o Piazza Boldoni, dove si trova l’appartamento del Dottor Tornabuoni, proprio sopra il ristorante Il Cavallino.
Tra il dedalo di vicoli e i cortili – imperdibile la seicentesca corte degli Adamoli “al cui centro svettava un’altissima palma piantata in epoca fascista” – qualcuno non esiterà a mostrarvi la casa della “Signorina Tecla Manzi”, o quella del prevosto o delle stravaganti sorelle farmaciste. Un viaggio tra realtà e fantasia che allieta l’animo e fa venir voglia di rimettere il naso tra quelle pagine. Di grande suggestione una passeggiata tra i platani del lungolago, ad ammirare l’attracco puntuale dei battelli. Il lago è libertà, è luogo di riflessione, è poesia. Ma è pure luogo di traffici, di ombre, di visioni. Il lago respira e ispira, Vitali come altri artisti che si sono avvicendati su quelle sponde.
L’appuntamento con la Pesa Vegia
Una puntata fino ai giardini di Puncia vi farà scoprire una bellissima tradizione bellanese. Leggenda vuole che il giorno dell’epifania, ben 4 secoli fa, infreddoliti, ma intrepidi bellanesi attendevano davanti a un falò la risposta del governatore spagnolo che aveva da poco deciso di cambiare le unità di misura danneggiando irrimediabilmente i traffici locali. Nel cuore della notte, da una gondola ancora inghiottita dall’oscurità del lago, si udì “pesa vegia!” a conferma del buon esito della richiesta dei bellanesi presso il magnanimo Pedro Acevedo. Una grande festa ne seguì da allora, rinnovata ogni anno con fedele partecipazione dai cittadini con tanto di corteo storico, falò, fuochi d’artificio, presepe vivente e un sano mix di sacro e profano che ben si addice allo spirito locale. L’appuntamento della Pesa Vegia è nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, segnate in agenda!
E se lo stomaco a questo punto brontola, accomodatevi in una osteria e provate a ordinare qualche piatto che l’autore fa preparare alle sue governanti o alla perpetua per guarire pene d’amore o tacitare sensi di colpa inconfessabili!
Un libro sui luoghi di Vitali
Sebbene Bellano sia piccina, nei romanzi di Vitali la location diventa cornice ideale in talune vicende e per esser certi di non perder nessuna chicca, consigliamo tra l’altro la lettura de “I luoghi sono reali. Andrea Vitali e i borghi degli artisti” (Cinquesensi Editore – Collana Interferenze) un vero e proprio omaggio all’amata Bellano. Si tratta di un libro fotografico in cui ritrovare estratti dei romanzi selezionati dallo stesso Vitali accompagnati dagli scatti dell’eccellente fotografo bellanese Carlo Borlenghi.
La seconda parte del libro, più propriamente guida turistica, è dedicata ai luoghi limitrofi (come Parlasco e Taceno, i due paesi dipinti) che fanno di questa sponda del lago di Como una meta da riscoprire. Tra le pagine di un romanzo, intanto. Da dove cominciare? Dal primo vero successo letterario di Vitali “Una finestra vistalago” .
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