Scopri dove pesa di più la tua pensione
In Italia le pensioni si stanno assottigliando. Si può migliorare il reddito pensionistico scegliendo di vivere dove la pensione è meno tassata?
Il graduale passaggio dal sistema di calcolo retributivo, più favorevole al pensionato, a quello contributivo, meno favorevole, sta riducendo l’importo delle pensioni, particolarmente per chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996, il cui reddito pensionistico scaturirà solo dal calcolo con il sistema contributivo. Ma anche chi, pur avendo lavorato negli anni precedenti al 1996, decidesse di anticipare l’uscita dal lavoro, deve rinunciare alla possibilità che il calcolo del suo assegno pensionistico sia basato su un mix dei due sistemi in favore del solo contributivo, cioè quanto si è davvero contribuito durante tutta la vita lavorativa.
Per capire meglio, se con il sistema puramente retributivo l’assegno pensionistico era intorno all’80% dell’ultimo stipendio, con il sistema contributivo un ex dipendente a tempo indeterminato porterà a casa il 60% circa del suo ultimo stipendio e un autonomo tra il 40% e il 50%. Una bella differenza!
Da una parte scenderà, quindi, l’importo lordo della pensione a causa del sistema di calcolo contributivo, dall’altra non è previsto che diminuiscano le tasse. L’importo netto della pensione, quello che un pensionato si mette davvero in tasca, è infatti costituito dall’applicazione di una tassazione sul valore, allineata alle aliquote Irpef più le addizionali regionali e comunali. Da noi infatti la pensione è equiparata a un reddito da lavoro. Il risultato finale è che in Italia le tasse sulla pensione tendono ad essere più alte che nella maggior parte degli altri paesi europei.
Ecco uno schema delle aliquote progressive di tassazione della pensione
da 0 a 8.125 euro: esenzione totale
da 8.126 a 15.000 euro: 23%
da 15.001 a 28.000 euro, 27% sulla parte eccedente i 15.000 euro (23% sulla parte non eccedente)
da 28.001 a 55.000 euro: 38% sulla parte eccedente i 28.000 (+ il resto come già indicato)
da 55.001 a 75.000 euro: 41% sulla parte eccedente i 55.000 euro (+ il resto come già indicato)
oltre i 75.000 euro: 43% sulla la parte eccedente i 75.000 euro (+ il resto come già indicato)
Ma ci sono pensionati che in Italia sarebbero indigenti e che, trasferitisi alle Canarie e in Thailandia, spendono e spandono. Come funziona?
Scegliere di trasferirsi all’estero, stando bene attenti a scegliere il paese giusto, può essere una soluzione per godere di una tassazione inferiore o, in alcuni casi, addirittura inesistente, vivendo quindi con l’importo lordo della pensione. Innanzitutto devono essere paesi con i quali l’Italia abbia stretto una convenzione, come la maggior parte dei paesi europei, con la quale il Paese di origine del contribuente rinuncia alla doppia tassazione.
I Paesi migliori in cui trasferirsi
E’ molto importante prestare attenzione a trattenute, aliquote e agevolazioni per avere un quadro totale del evoluzione del lordo in netto reale. Ci si può trasferire in un Paese vicino, come Francia o Germania, risparmiando qualcosa. O in Portogallo, risparmiando decisamente di più: ai pensionati esteri cui sia riconosciuto lo status di residenti non abituali in Portogallo viene offerta una tassazione sulla pensione estera del 10% per 10 anni. O ancora in Turchia, che ai propri residenti esteri non abituali pensionati consente una riduzione dell’imponibile pari all’80%: vuol dire che solo il 20% dell’importo lordo della pensione verrà tassato. O Cipro che promette una tassazione proporzionale del 5% sui redditi da pensione estera superiori a 3.420 euro. Al di sotto di questa cifra la tassazione è pari a zero. O le Canarie, dove la tassazione esclude le imposte regionali, comunali e l’Irpef, lasciando in tasca ai pensionati italiani un 15% in più. O il Canada, la cui convenzione con l’Italia contro le doppie imposizioni fiscali prevede una soglia di esenzione pari all’equivalente di 12.000 dollari canadesi, oltre la quale la tassazione dell’eccedenza non supera il 15%. Oppure ancora Thailandia, Sud America, Ungheria o Bulgaria, paesi dove, oltre godere della pensione lorda o quasi, il costo della vita è decisamente più conveniente.
Ma le cose da prendere in considerazione prima di acquisire la residenza fiscale all’estero sono molte. Primo: ci sono regole precise, come un minimo di residenza effettiva nello stato estero di 184 giorni l’anno, essere iscritto al registro degli Italiani all’Estero (AIRE) e non essere domiciliati in Italia per più di metà anno. Inoltre occorre seguire una procedura INPS per la richiesta di ammissione alle convenzioni che vietano la doppia tassazione, ricordando che vale solo per chi ha lavorato nel settore privato (gli ex dipendenti pubblici, anche se sembra impossibile, non ne possono godere).
Secondo: è bene valutare la stabilità politico-monetaria del Paese estero, per non rischiare di mettere a repentaglio i propri averi. Ma anche la disponibilità di buone strutture medico-ospedaliere. Una scelta per il pensionamento guarda parecchio in là nel tempo. Anche se si può sempre tornare indietro.
Terzo: il costo della vita nel Paese estero. Il Portogallo per anni ha consentito a molti pensionati italiani di vivere con la pensione lorda (allora non tassata nemmeno al 10%, come avviene adesso) garantendosi un tenore di vita molto piacevole anche grazie ai bassi livelli di costo di ristoranti e affitti. Non è necessariamente lo stesso, anche se con una tassazione pur sempre vantaggiosa, in Costa Azzurra.
Quarto: informarsi bene, magari leggendosi questo articolo che sembra abbastanza esaustivo sulla materia.
Quinto: affidarsi a un buon consulente fiscale e legale per evitare di fare passi falsi. Se ben consigliati, il suo costo può essere ripagato nel giro di pochi mesi.
Dove vorresti vivere una pensione più ricca?
Photo by Louis Reed on Unsplash
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