Weyward di Emilia Hart: femminismo e stregoneria
Resilienza ed empowerment al femminile in un romanzo magico che attraversa il tempo
Femminile plurale. Esattamente come sono le donne e le epoche che popolano un cottage di campagna, sfogliano i segreti di famiglia e imparano a conoscere il potere della natura e, insieme, il coraggio di essere sé stesse. C’è una prospettiva potentemente femminista in un romanzo che segue la fertile scia della poetica di Margaret Atwood e che si inserisce nel fortunato filone della cosiddetta “witch lit”, la letteratura che si ispira alle streghe, da cui un certo femminismo ha sempre saccheggiato, ed è però capace di prenderne le distanze andando oltre. Oltre gli stereotipi, oltre un certo gusto folkloristico fine a sé stesso, oltre i luoghi comuni sterili per abbracciare una prospettiva più ampia e avvolgente in cui spiccano temi forti e, ahimè, sempre attuali.
Femminismo e streghe
Ed è anche questa la ragione per la quale “Weyward”, il romanzo d’esordio di Emilia Hart (Fazi Editore) si legge con una bruciante impellenza, tale da annullare i confini temporali tra le tre protagoniste e rendere vibrante una caccia alle streghe mai finita. Potenza della storia che l’autrice, australiana naturalizzata londinese, ha raccolto facendo sua l’urgenza della pandemia e nutrendola con i paesaggi sconfinati della Cumbria, la contea rurale nel nord ovest dell’Inghilterra che l’ha accolta durante il lockdown, quando si è cimentata nella stesura della sua opera prima.
“Aveva la natura nel cuore, mi disse. Come lei e come sua madre prima di lei. C’era qualcosa in noi – le donne Weyward- che ci teneva fortemente legate al mondo naturale. Lo sentiamo”.
È questo pressante bisogno di natura che accomuna Altha, Violet e Kate insieme a un segreto di famiglia e a una missione, quella di porsi come ideale ispirazione per tutte le donne- di ieri, di oggi, di sempre- semplicemente attraverso la loro vicenda. Non è forse questo il fine ultimo della letteratura? Le loro storie sapientemente intrecciate si fanno luminoso paradigma di quella potenza tutta al femminile a cui ogni donna dovrebbe e deve mirare, prendendo finalmente coscienza di un empowerment da coltivare e da portare avanti in connessione solidale con tutte le altre donne.
La trama di Weyward
Ma torniamo al libro, nel cuore del XVIImo secolo quando Altha, accusata di avere ucciso un allevatore di bestiame, viene processata davanti a una folla di compaesani che considerano da sempre lei – e sua madre, prima di lei – un pericolo per quel suo bizzarro dono di entrare in contatto con piante e animali e piegarle ai suoi scopi. È una ragazza strana, particolare, esattamente come, tre secoli più tardi, sarà considerata eccentrica – e non in senso positivo – la sedicenne Violet, affascinata dal microcosmo di piante e insetti che addomestica in segreto cercando disperatamente di conoscere la verità sulla morte della madre. Non vorrebbe apprendere altro che la sua salvezza, invece, Kate che scappa dalla Londra dei giorni nostri e da un fidanzato violento rifugiandosi nella campagna inglese, più precisamente in quel Weyward Cottage ereditato dalla zia Violet in cui finisce per riportarne alla luce i segreti.
È proprio questa curiosa costruzione, quasi nascosta da piante secolari, a celare nei suoi soffitti bassi e nei suoi interni polverosi la memoria di qualcosa che è stato e a diventare il centro ideale di una vicenda magica e affascinante che lega le tre donne e le aiuta, con il ricordo di quello che custodisce, a trovare il loro potere. Contro un mondo che non capisce il diverso e, soprattutto, contro una violenza endemica e terribilmente al maschile verso la quale c’è un solo rimedio, la resilienza.
È così che la caccia alle streghe, metaforica o letterale indipendentemente da come la si voglia leggere, diventa il pretesto per un racconto di rivalsa e di amore, in cui i legami familiari e genealogici fanno sentire la loro forza anche attraverso il tempo, diventando il collante per donne lontane tra di loro eppure vicinissime. Il tutto immergendo il lettore in un’atmosfera magica e intimista, dove la voce del personaggio è il riflesso esatto del suo stato d’animo e il rifugio per ogni bruttura è la natura selvaggia, che diventa la strada e la compagna da seguire per trovare la libertà. Oggi come ieri.
Perché “i legami tra le donne sono i più temuti, i più complessi, e rappresentano la forza potenzialmente più trasformatrice del pianeta”. Il verso della poetessa Adrienne Rich posto appena prima dei ringraziamenti finali racchiude alla perfezione la tensione che muove il romanzo e ne amplifica, ancora di più, il potente messaggio.
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