Una selezione di mostre imperdibili a novembre
Anche senza il famoso report dell’OMS è ormai risaputo da tutti che andare a vedere una mostra, oltre che implementare l’apprendimento ed essere una fonte di ispirazione, ha ripercussioni positive sul benessere e sulla salute. Allora perché non regalarci del tempo di qualità ed entrare in un museo?
Ecco la nostra selezione delle mostre imperdibili a novembre tra i grandi del passato ed i maestri della contemporaneità.
Botero a Palazzo Bonaparte di Roma
Se cercate una mostra che sia una manifestazione di gioia, quella dedicata a Botero fa per voi.
Già a luglio le piazze più belle di Roma erano state abbellite dalle sue opere, ora dal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025, è Palazzo Bonaparte di Roma ad ospitare la più grande mostra mai allestita nella capitale delle opere dell’artista colombiano, scomparso un anno fa.
Tipica della sua arte è l’esagerazione dei volumi: i personaggi, i paesaggi, gli animali, le architetture, le nature morte sono rotondeggianti e di grandi dimensioni.
E’ lui stesso che ripetutamente nelle varie interviste ha spiegato perché avesse scelto questa caratteristica. Il volume era per Botero un modo per esprimere la sensualità, l’abbondanza, la positività e tutti quegli aspetti che evocano la gioia di vivere.
La mostra romana con oltre 120 opere, oltre a presentare l’ intensa produzione di Botero, è una testimonianza della versatilità dell’artista e delle sue diverse tecniche.
E’ divisa in varie sezioni. Si passa dalla prima, che raccoglie le versioni più importanti ispirate alle opere di artisti italiani ed europei (El Diptico, Il dittico a Piero della Francesca, La Menina. La damigella d’onore a Diego Velázquez o El retrato de los Burgueses a Rubens),
alla seconda, dedicata alla scultura, alla terza riservata al disegno. Dalla quarta alla nona sezione vengono esposte le opere raggruppate per temi: la natura morta, la religione. la violenza. il circo, la corrida, Quest’ultimo era un tema particolarmente caro a Botero per il movimento, per la plasticità e per la possibilità che offriva di giocare con le variazioni di colore.
L’undicesima sezione, infine, è dedicata alla comunione con il suo paese ed allo spirito latino-americano che si riflette in tutte le sue opere.
Parma celebra Correggio
A 500 anni dalla conclusione del ciclo di affreschi della grande cupola della Basilica di San Giovanni a Parma, una delle opere più importanti di Antonio Allegri detto il Correggio (1489 -1534), la città propone, dall’8 settembre 2024 al 31 gennaio 2025, la mostra Correggio500.
Attraverso un percorso tra il Monastero di San Giovanni, il Duomo e l’ex Monastero di San Paolo si celebra l’opera di uno dei più grandi artisti rinascimentali dell’Italia settentrionale.
All’interno del Refettorio del Monastero di San Giovanni un fotopiano dell’intera cupola della Basilica di San Giovanni, animato da un’installazione immersiva, Il Cielo per un istante in terra, curata da Lucio Rossi, consente di ammirare le immagini e la bellezza dei particolari della cupola della Basilica, che non sono visibili da terra.
L’itinerario espositivo, attraverso “500 passi”, dal Monastero di San Giovanni conduce, poi, a quello di San Paolo, dove si trova un altro capolavoro del Correggio, la Camera della Badessa. L’artista rinascimentale, nel 1518 – 1519, ne ha dipinto la volta e la cappa del camino con affreschi che raffigurano la dea Diana.
Tra i due Monasteri si trova la Cattedrale dove è d’obbligo una sosta, per ammirare un altro grandioso lavoro del Correggio, l’affresco della cupola con il tema dell’Assunzione della Vergine (1530).
Entrambe le cupole di S. Giovanni e della Cattedrale sono opere eccezionali ed innovative che vi lasceranno a bocca aperta.
Nella prima cupola di S. Giovanni, con uno straordinario gioco prospettico, con la sapiente gradazione dei colori e l’uso potente del chiaroscuro, l’artista ha realizzato un cielo circondato da una corona di nubi sulla quale si trovano gli apostoli. Al centro, immerso in una luce sfolgorante, si staglia la figura di Cristo, che viene raffigurato con la veste mossa dal vento, per dare il senso del movimento.
Anche nella Cupola della Cattedrale, attraverso il cosiddetto sfondato, il vertice della cupola diventa il cielo, dove la Vergine viene assunta attraverso dei cerchi che si vanno stringendo verso la sommità dove Gesù attende la Madre. Qui la luce chiara e fluorescente fa risaltare la sede divina, evidenziata anche dal contrasto con l’oscurità di fondo.
La prospettiva è resa da un vortice di corpi in volo che conferisce il ritmo ascendente della composizione, dalla disposizione delle figure, rese plastiche dall’uso sapiente del chiaro-scuro e dagli effetti della luce che aumenta il senso della profondità e del movimento.
“Street Art Revolution” a Parma
Sempre a Parma, a Palazzo Tarasconi, dal 28 settembre 2024 al 2 marzo 2025, è in corso la mostra Street Art Revolution. Da Warhol a Banksy: la (vera) storia dell’arte urbana.
Questo allestimento è molto importante, perché ci permette di conoscere i linguaggi della Street Art. Con la Street Art, nata a New York verso la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, i muri degli edifici pubblici, le piazze, le strade erano diventate le tele su cui gli artisti dipingevano. Ciò che prima era considerato un atto di vandalismo, oggi è ritenuta una vera forma d’arte, tra le più contemporanee, più anticonformiste e più discusse.
La mostra prende l’avvio dal padre della Pop Art, Warhol, che, anche se non ha mai prodotto opere per strada, con la sua Factory ha favorito la creatività di chi, come per esempio Keith Haring, ha poi ricevuto riconoscimenti internazionali.
Di Keith Haring, nella mostra di Parma, è esposto Fiorucci Wall, prodotto, tra il 1983 e il 1984, per lo store di Fiorucci di Galleria Passerella a Milano. Fiorucci Wall è stato realizzato su un pannello in legno, dove l’artista, con la pittura spray, ha realizzato i suoi tipici soggetti, usando vari colori. Una parte, dipinta con pittura fluorescente, crea un’atmosfera veramente magica.
Se Keith Haring ha trasformato le strade e le metropolitane di New York in spazi di espressione artistica, Blek Le Rat è stato uno dei pionieri della street art a Parigi. Dagli anni ’80 sui muri della capitale francese apparvero i suoi famosi topi stilizzati. Ripresi da Banksy, questi roditori sono stati utilizzati come simbolo degli emarginati delle grandi città.
Nella mostra uno spazio è riservato agli artisti europei che nelle loro opere sono riusciti a fondere in modo affascinante il passato ed il presente. In questo settore una sezione speciale è dedicata agli artisti italiani che, come Biancoshock (di origini milanesi), hanno contributo all’evoluzione della Street Art.
Julio Le Parc a Siena
A Siena, Palazzo delle Papesse, anche conosciuto come Palazzo Piccolomini ( XV secolo), riapre al pubblico con una grande mostra, Julio Le Parc. The discovery of perception, visitabile fino al 16 marzo 2025.
Julio Le Parc (1928) è stato tra i protagonisti dell’Optical Art, detta anche Op art, una forma di arte visiva astratta, nata verso la fine degli anni ’50 – inizio anni ’60.
I suoi artisti, utilizzando figure geometriche ed accostando colori diversi o incrociando le linee, sono riusciti a creare delle illusioni ottiche che danno l’impressione del movimento e della tridimensionalità.
Con le sue opere Julio Le Parc, infatti, riesce a coinvolgere chi guarda in un’esperienza sensoriale e visiva unica. Per esempio, posto all’ingresso del palazzo, c’è una Sphere verte (2016) una grande sfera sospesa, che, formata da una moltitudine di tessere di plexiglass verde, riflette la luce, creando, con le zone in ombra, suggestivi effetti di chiaroscuro.
Le opere in mostra, caratterizzate da infinite variazioni di colore e di forme e realizzate da Julio Le Parc tra il 1958 e il 2024, sono il risultato della sua continua ricerca sul movimento, sul colore e sulla luce. Per esempio spiccano Continuel lumière mobile (1963-2013), Continuel lumière boite n. 3 (1959-1965) e Continuel lumière avec quatre formes en contorsion (1966-2012), ognuna delle quali indaga in modi differenti proprio la relazione tra luce e movimento.
Ugo Mulas a Palazzo Reale di Milano
Palazzo Reale di Milano, dal 10 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025, celebra Ugo Mulas (1928 – 1973), uno dei più importanti fotografi italiani del Novecento, che sarà permanentemente in mostra nel nuovo percorso del Museo del Novecento.
A 50 anni dalla sua morte, Milano vuole ricordarlo dedicandogli una mostra dal titolo Ugo Mulas. L’operazione fotografica.
Si tratta di un’occasione imperdibile, non solo per riscoprire l’attività di uno dei più grandi fotografi italiani, ma anche per conoscere la società del secondo Novecento ed in particolare la Milano di quel periodo.
Il capoluogo lombardo è, infatti, il protagonista di molte fotografie esposte in mostra e che sono una documentazione preziosa dell’ evoluzione economica, sociale e culturale della città.
Gli scatti di Mulas hanno ritratto una Milano nei suoi anni fondamentali, negli anni del Bar Jamaica, di Piero Manzoni, di Luciano Bianciardi, di Lucio Fontana e dei Funerali del Nouveau Realisme.
La città diventa un racconto polifonico attraverso le fotografie dei momenti quotidiani, della stazione centrale, delle periferie, dei dormitori, dei vicoli solitari ed anche dei luoghi affollati, dove si svolgeva la vita mondana. Non solo, ma dal repertorio fotografico di Mulas emerge una città sempre in fermento, un luogo privilegiato per la sperimentazione artistica, dalla Pop Art alle nuove forme di teatro, di architettura e di moda.
Per la prima volta viene presentata un’intera sezione dedicata ad alcuni dei più importanti protagonisti del design e dell’architettura milanese, come Gae Aulenti, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Vittorio Gregotti e Gio Ponti.
Il percorso espositivo, suddiviso in 14 capitoli tematici (Verifiche, Duchamp, Fontana, Calder, Melotti, Teatro, Milano, Luoghi, Ritratti, Moda, Nudo e Gioielli, New York/Pop, Interno/Esterno, Vitalità del negativo), non si ferma in Lombardia.
Mulas ha attraversato l’oceano per immortalare figure importanti dell’arte contemporanea statunitense, come Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Jasper Johns, con la sensibilità di chi vuole andare oltre la forma esteriore per cogliere l’interiorità e renderla visibile.
Circa 300 immagini, di cui molte mai esposte prima, ripercorrono l’intera produzione del fotografo che, oltre ai ritratti dei protagonisti della Pop art americana, comprende anche quelli di intellettuali e di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, come Dino Buzzati, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Arthur Miller, Eugenio Montale, Louise Nevelson, Gio Ponti, Salvatore Quasimodo, Giorgio Strehler e molti altri.
Helen Frankenthaler a Firenze
Palazzo Strozzi a Firenze ospita, fino al 26/01/2025, un’ ampia retrospettiva dal titolo Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole.
La mostra propone un viaggio tra le grandi opere dell’artista americana, per far conoscere la sua straordinaria originalità, e contemporaneamente mette le sue opere in dialogo con quelle di artisti contemporanei come Jackson Pollock, Robert Motherwell, Mark Rothko, Morris Louis, David Smith, Anthony Caro e Anne Truitt.
Helen Frankenthaler (1928-2011), ha il merito di aver rinnovato l’espressionismo astratto, favorendo il passaggio dalla sua prima corrente, l’Action Painting alla corrente del Color field painting, caratterizzata da grandi campiture di colori monocromi e dall’espressione delle emozioni più controllata rispetto all’Action Painting.
Alla pittrice statunitense si deve anche un’ impensata evoluzione dell’astrattismo grazie alla sua tecnica del soak-stain. Consisteva nel versare sulla tela, non trattata, i colori ad olio, già diluiti con la trementina. In questo modo i toni, assorbiti dal tessuto, assumevano delicate sfumature, simili a quelle prodotte dagli acquerelli. Ne è una testimonianza la sua opera principale, Mountains and Sea, realizzata nel 1952.
Benché all’epoca il dipinto non abbia riscontrato un apprezzamento da parte della critica, è indiscutibile che il quadro ha avviato una nuova e più interessante fase dell’espressionismo astratto.
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