Una perennial che sa rinascere dalle sue ceneri: Irene Vella
Conosco Irene Vella da così tanti anni che non ricordo nemmeno come ci siamo incontrate, anche perché in realtà, non ci siamo mai viste di persona (ndr cosa che mi sembra incredibile, adesso che ci penso), ma grazie alle tecnologie moderne e ai social, siamo amiche da molti anni, perché Irene è così, un uragano che entra nelle case e nelle vite delle persone, con tutta la sua energia e lascia il segno. Intrisa di umanità che sprizza da tutti i pori, Irene è una giornalista e da qualche tempo anche influencer che ha superato i 50 anni che ha vissuto e che continua a vivere tante vite. Una donna che è riemersa da situazioni difficili che avrebbero abbattuto chiunque, ma che, “non essendo una signora con tutte stelle nella vita, ma una per cui la guerra non è mai finita” (Loredana Berté docet), si rialza ogni volta al suono della sua fragorosa risata. Sposata con colui che sui suoi social è conosciuto con il nome di “Mister” (ndr il marito di Irene è un allenatore di calcio), con due figli grandi che lei chiama “bambini”, con 3 cani e una gattina, Irene ogni giorno ispira la sua community e regala le storie degli altri come penna di Di Lei. Oggi, con questa intervista, siamo noi a raccontare la sua storia perché lei la sua vita l’ha cambiata molte volte in quanto, come nella canzone di Patty Pravo, la vita non ce la fa a cambiare (lei).
Partiamo dall’inizio e iniziamo da Follonica (ndr che lei pronuncia, da toscana doc, Folloni(h)a)…
A Follonica ci ho vissuto fino ai 19 anni, poi però, ho iniziato a spostarmi. Come prima cosa mi sono iscritta all’università a Pisa. Sognavo di diventare archeologa e per questo mi sono iscritta a Lettere Classiche, scontrandomi con la realtà proprio delle lettere classiche. Così ho cambiato facoltà e mi sono iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza. Purtroppo in quel periodo sono stata colpita da un lutto terribile perchè mio cugino, che per me era come un fratello, è venuto a mancare. Sempre in quegli anni ho fatto tanti lavori perché ho sempre voluto essere indipendente e lavorare mi faceva sentire libera. Quando ho capito che nemmeno Giurisprudenza faceva per me, mi mancavano 8 esami da sostenere. Ma nel frattempo avevo conosciuto Luigi, il Mister. E non ci hanno presentato una sola volta, bensì tre. Ci siamo innamorati, io sono rimasta incinta di Dona (ndr Donatella, la figlia più grande) e così ho lasciato l’università. Luigi, all’epoca, giocava in serie A2 nel Pisa, quando all’improvviso si è presentata per la prima volta la malattia che lo ha accompagnato fino al trapianto del rene che gli ho donato: la sindrome di Berger. Quando siamo arrivati alla prima diagnosi, Donatella aveva due mesi. Il Mister aveva una insufficienza renale conclamata: c’era solo la possibilità di fare la dialisi e il trapianto subito dopo.
E così, quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare…
Mi sono rimboccata le maniche, anche se il sorriso non ci ha mai abbandonato nei momenti anche bui. Devi reagire, non c’è altro da fare. Ho iniziato a lavorare da Vodafone al call center e mi hanno assunta a tempo indeterminato. Io lavoravo 5 ore e all’epoca avevo anche tanti altri privilegi. Però non era il mio lavoro. L’ho capito quando abbiamo fatto il trapianto e ho donato a Luigi il mio rene. Siamo finiti su tutti i giornali perché nel contratto non era prevista la malattia per me, in quanto sarei stata la donatrice e per questa ragione, per fare gli esami necessari prima dell’intervento, ho dovuto prendermi delle ferie. All’epoca ho contattato un giornalista di Repubblica a cui ho raccontato la mia storia e ha fatto il giro di tutta Italia. Abbiamo fatto il trapianto e neanche una settimana dopo mi cercavano tutte le testate per intervistarmi. Sono stata al Maurizio Costanzo Show, a La vita in diretta. Ed è lì, mentre mi intervistavano, che ho capito che quello della giornalista era il alvoro che volevo fare anche io.
E come sei diventata giornalista, trasformando il tuo sogno in realtà?
Quando ero incinta di Gabriele (ndr il secondo figlio) perché Luigi in quel periodo venne chiamato ad andare ad allenare il Cesena e quindi ci trasferimmo tutti in Emilia Romagna. Un periodo meraviglioso. Il presidente del Cesena ci aveva trovato una casa a 100 metri dal mare. Donatella andava alla scuola materna e io mi prendevo cura di Gabriele, ma non mi bastava, così, avendo conosciuto tanti giornalisti, quando avevo raccontato la storia del trapianto, iniziai a contattarli per chiedere loro come diventare giornalista. A quel punto mi sono letteralmente buttata e mi recai presso una redazione locale per chiedere se avessero bisogno di collaboratori. Al colloquio il caporedattore mi chiese di fare un pezzo sul Superenalotto che veniva lanciato in quel periodo e io presi subito la palla al balzo andando a visitare le tabaccherie della zona. feci il pezzo ed ebbi il lavoro. Il giornale era La voce di Romagna. Ma la verità è che miravo ai giornali nazionali e la zona in cui mi trovavo mi ha supportata poiché era frequentata dai vip, soprattutto nei locali. Ho iniziato ad avere contatti con personaggi, intervistarli, fare pezzi su di loro, a volte diventavo persino amica loro e delle loro famiglie poiché sono molto empatica. Sono stata la prima a intervistare la madre di Pantani dopo la morte del figlio e mi ha fatto vedere delle cose che ad altri giornali non ha mostrato. E così ho iniziato a fare la corrispondente per settimanali di gossip garantendo scoop che gli altri non avevano.
E poi il grande salto in tv…
Sì, tra le giornaliste che mi avevano intervistato ai tempi c’era stata anche Cristina Parodi. A un certo punto mi ha chiesto di diventare la sua inviata nella trasmissione che ha condotto quando è passata per un breve periodo a La 7. Seppur breve è stata una esperienza che mi ha fatto capire davvero, quanto mi piacesse lavorare in televisione e stare davanti alla telecamera.
Irene Tarantelli che è stata caporedattore di Lucignolo su Italia Uno, è stata la prima a intervistarmi dopo il trapianto e siamo rimaste in contatto anche dopo. Mi ha chiamata per lavorare con lei a Notorius dove intervistavo i personaggi del web che stavano iniziando a emergere dai blog e dai social. Era il lavoro perfetto perché lavoravo da casa, non avevo l’obbligo di andare in redazione e mi spostavo solo, quando dovevo andare fuori a fare qualche intervista che, comunque, comprimevo in un giorno per poi tornare a casa dalla mia famiglia. In seguito mi hanno chiamata a XStyle, Verissimo e Mattino 5, ma a quel punto la malattia di Luigi si è aggravata e per questo ho scelto di lasciare il lavoro per seguire la mia famiglia. E’ iniziata così la depressione.
Cosa ti è successo esattamente?
Era il 2019 ed è stato l’anno horribilis. A settembre ero senza lavoro e depressa. Non avevo altri giornali per cui scrivere. Ho incontrato persone che mi volevano sfruttare o che mi proponevano lavori che in realtà non venivano pagati in maniera giusta. Se sei con i piedi per terra e sei circondata da persone che ti vogliono bene non cadi nella depressione da telefono che non suona. Io ho sempre scritto di persone di cui nessuno prima scriveva. Ad esempio nel 2008 volevo mettere in copertina di un giornale Bebe Vio, ma il direttore all’epoca mi disse che i disabili non si mettevano in cover. Quando poi, in seguito, ho potuto ritornare sulla questione, lavoravo già con Cristina Parodi, ne parlai in tv. E questa cosa ha iniziato a girarmi per la testa perché ero interessata alle storie delle persone, quelle che non vengono raccontate mai. Poi c’è stata la pandemia e lì, nel momento profondamente buio e faticoso, ho scritto un giorno una poesia: La primavera non lo sapeva.
Ed è successa una cosa improvvisa e inaspettata: tutti hanno iniziato a condividerla sui social, tanto che la poesia ha fatto letteralmente il giro del mondo. E’ stata tradotta in 22 lingue e mi hanno iniziato a scrivere mail e a contattarmi su Fb da tutto il mondo. La poesia è finita sulla rivista di Oprah Winfrey e persino alcuni attori americani progatonisti di Lost e Stranger Thing l’hanno ripresa sui propri social. Chiara Ferragni mi ha supportata, quando non mi veniva attribuita la maternità della poesia e questo evento inatteso ha coinciso con la mia rinascita. Infatti, a quel punto, alcune redatttrici di Dilei mi hanno contattata chiedendomi di collaborare. Mi hanno dato letteralmente carta bianca e sono veramente grata al fatto di poter fare il lavoro che mi piace come so e desidero farlo.
Mi sono sentita amata e apprezzata. Mi sono sentita in famiglia. Mi sono trovata a fare il mio lavoro con persone che mi piacciono veramente. Io in questi due anni ho avuto altre proposte lavorative, eppure non mi sono mai sentita di andare via perché se ti senti a casa , amata e apprezzata in un ambiente lavorativo come il nostro, te lo tieni stretto e non lo getti al vento.
Ma non è stato l’unico grande cambiamento della tua vita, visto che hai affrontato un intervento chirurgico che ti ha cambiata di nuovo…
Vero, quando Luigi si è stabilizzato, ho iniziato a occuparmi di me stessa. Ero appesantita dai chili che avevo preso durante il periodo della depressione, quando ero a casa e non lavoravo. Ma ho conosciuto delle persone splendide come il chirurgo che mi ha operata e la moglie, Viola Zulian, specializzata in chirurgia bariatrica. A causa del peso, soffrivo di apnee notturne. Era diventata per me una vita invivibile e così mi sono sottoposta a un intervento di sleeve gastrectomy. E’ stata una sfida difficile perché ho dovuto cambiare anche le mie abitudini e stili alimentari. Ma oggi, a distanza di 8 mesi dall’intervento, ho perso 38 chili. Ho mostrato tutto questo mio percorso sui social. Molti dei miei followers lo hanno apprezzato. E hanno assistito alla mia seconda rinascita. Soprattutto psicologica.
Sì, perché Irene è una sfinge che rinasce sempre dalle sue ceneri e ispira anche gli altri.
Ndr Al momento in cui si sta scrivendo questo articolo, qualche giorno dopo l’intervista fatta a Irene, il marito ha avuto l’ennesima crisi legata alla sua malattia. Come documentato da Irene stessa sui suoi social ha subito un intervento a causa di una emorragia. Ma come sempre, ce l’ha fatta. E noi di Cocooners facciamo il tifo per loro tutti.
Photo Credits:
Carlotta Domenici De Luca
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