Sposarsi a quota "anta"
Qual è il momento giusto per sposarsi? Sfidando i cliché e i tempi avversi, molte spose scelgono di farlo in età matura, anche in questi mesi difficili. Una di loro, Marina, 54 anni, ci racconta perché è proprio questa l’età giusta per un vero matrimonio romantico.
Una nuova chance di felicità
Fresche, nel fiore degli anni, debitamente ingenue e alle prese con il primo vero grande amore. Con qualche interessante eccezione, letteratura, cinema e mass media continuano a rappresentare così la categoria delle spose. Una lettura intrigante, anche se leggermente anacronistica, se teniamo conto che secondo l’Istat l’età media delle donne al primo matrimonio si aggira ormai intorno ai 31 anni e mezzo, un dato in netta crescita rispetto a quello di dieci anni prima, che ancora non comprende le seconde nozze. Avvincenti e drammatici quasi quanto un film, a saperli leggere, i dati inseguono l’evoluzione collettiva delle storie di queste spose, l’instabilità coniugale tra separazioni, divorzi, e ci dicono che i matrimoni finiti tra 1991 e il 2018 sono più che quadruplicati, un fenomeno che si registra in maniera più vistosa tra gli ultracinquantenni. Questo vuol dire, naturalmente, che l’aspettativa di vita si è alzata, e con essa il desiderio di non accontentarsi, che lo slancio verso una nuova chance di felicità o di appagamento personale non è, o non è più, un’attitudine subordinata all’età.
Pregiudizi difficili da sradicare
È ciò che è successo a Marina e a migliaia di altre donne, così sideralmente diverse da quelle sposine ingenue, e tuttavia una quota importante (ormai si aggira intorno al 10 per cento) e in continua ascesa.
I tempi cambiano, ma i pregiudizi sono difficili da sradicare. Si può ssere una donna risolta e realizzata come Marina, in forma e attraente, la madre più soccorrevole, la compagna più innamorata e leale, «ma troverai sempre qualcuno», confessa, «che, tra battute innocue e consigli non richiesti, proverà a farti sentire sbagliata, imbarazzanti, fuori fuoco. Non permettete a nessuno di guastare il vostro sogno, perché state facendo la cosa giusta: il momento migliore per (tornare a) progettare in coppia è quando hai davvero capito chi sei e che cosa vuoi. Una volta esaurita l’epoca dell’accudimento dei figli, per chi ha affrontato l’esperienza della maternità. Quando, in definitiva non hai più bisogno dell’approvazione e delle conferme di nessuno, perché da sola hai già scalato montagne e attraversato mari burrascosi. Insomma questa è, a dispetto di ogni cliché, l’età giusta. Giusta per te».
Il diritto a un sogno romantico
«Quando ho comunicato al mio ex marito», confessa Marina, «il padre dei miei due figli, che mi sarei risposata col compagno con cui convivo da un po’ di anni, lui mi ha risposto: “Ottimo. Alla nostra età è bene sistemare le cose”. Per delicatezza, e per non incrinare i buoni rapporti che abbiamo faticosamente riconquistato, gliel’ho lasciato credere. Ma la verità è che non ci siamo sposati per tutelarci da un punto di vista economico, legale o sanitario: per questo sarebbe bastata un’unione civile; né per “regolare” la nostra situazione, visto che siamo a tutti gli effetti e agli occhi di chiunque, soprattutto dei nostri quattro figli, nati dai matrimoni precedenti, una coppia collaudata. Ci siamo decisi», ricorda Marina, «quando non avevamo più bisogno di obbedire a convenzioni sociali o di suggellare un progetto familiare. Certo, abbiamo una grande, vivacissima famiglia allargata, ma questo matrimonio ora riguarda solo noi due. Ci siamo trovati tardi e sentivamo la necessità di celebrarci nel modo più solenne e romantico. Di regalare alla nostra storia tutta la sacralità e la dignità che merita».
Sposa bianca, zona rossa
Nel caso di Marina si è rivelata anche un’impresa piuttosto audace. «È stato un anno difficile per tutti, lo è stato anche per noi, tra Covid, quarantene infinite e un brutto incidente in autostrada in cui abbiamo rischiato le penne. Anziché scoraggiarci, questo ci ha resi più determinati: lo abbiamo voluto tanto da sfidare la pandemia». Proprio mentre l’Italia si asserragliava in un’enorme zona rossa, quando nozze e banchetti venivano rimandati sine die, con l’industria dei matrimoni ferma in uno stallo letale, Marina e il suo compagno hanno deciso che a loro non serviva nient’altro che una sede comunale aperta, un pubblico ufficiale che celebrasse le nozze e due testimoni: «e pazienza per la festa, che organizzeremo quando si potrà, in una notte d’estate in cui di sicuro balleremo fino all’alba. Pazienza per gli amici e i parenti che, non potendo partecipare per le misure di sicurezza, ci hanno seguito in un’esilarante diretta via Zoom animata dai nostri figli più piccoli, mentre i due maggiorenni ci facevano da testimoni. Questa serie di rinunce, che sulle prime ci avviliva un po’, ha reso invece tutta l’impresa molto più light e divertente».
La regola è che non ci sono regole
Vi diranno che c’è un galateo speciale per le donne che si sposano a quota “anta”, la rete ribolle di pruderie a questo riguardo: vi diranno niente velo, bouquet o acconciature bizzarre. Soprattutto niente abito bianco, bando agli strascichi e agli orli fino ai piedi, se non volete farvi ridere dietro. Meglio un tailleur, magari a colori pastello, vi vorrebbero insomma tutte sobrie e timorate come Angela Merkel. Vi diranno: ma quali feste di addio, ché il nubilato lo avete salutato il secolo scorso. Non ascoltateli. Come tutti i progetti di felicità che si dispiegano in età matura, anche questo prende vita in un territorio inesplorato. La regola, ce lo conferma la storia di Marina, è che non ci sono regole. O meglio: qui, come in altri campi, vi siete conquistate il diritto di dettare le vostre. È il vostro sogno, disegnatelo da voi: avete raggiunto un’età in cui sapete cosa vi dona, cosa vi fa sentire belle e desiderate: pizzi impalpabili, intimi scandalosamente audaci, virginali bouquet.
Un sogno d’amore in tasca
E poi celebrate la vostra felicità condividando sospiri e confessioni con le amiche, le sorelle, le madri: «Io ho dovuto delegare tutto a whatsapp», racconta ancora Marina. «Ma grazie ai consigli e al conforto delle amiche, all’amore incondizionato del mio compagno, all’affetto ironico dei miei figli, grazie soprattutto all’equilibrio e all’autostima conquistati combattendo come una tigre per fare le cose giuste in questi tanti o pochi anni, sono riuscita a essere, anche in un momento così tetro, la sposa che volevo: lieve, romantica e (come sempre) un po’ guerriera. Una specie di principessa spaziale, naturalmente in bianco, con tanti anni di esperienza e scorribande alle spalle. E con un sogno d’amore in tasca».
Pronte a indossare l’abito bianco a qualsiasi età?
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