Le sorelle Katia e Marielle Labèque festeggiano 50 anni di vita e musica insieme
Cinquant’anni di onorata carriera. Cinquant’anni di musica a quattro mani. Due donne, due pianoforti gran coda che sui palcoscenici di tutto il mondo si guardano, si parlano, complici, intimi – diversi ma uguali – attraversando generi musicali, esperienze artistiche, e incontri. Settant’anni e non dimostrarli.
Un anniversario speciale per le sorelle del piano
Questo 2021 è un anno speciale per la premiata ditta Labèque, in attività da quando Katia e Marielle – le due sorelle titolari – avevano rispettivamente otto e sei anni. Era la fine degli anni ’50, le Labèque abitavano a Bayonne, al confine tra Francia e Spagna, e a condurle verso il pianoforte era stata la madre, Ada Cecchi, originaria di Torre del Lago. Loro raccontano che il nonno, antifascista, lasciò l’Italia con i sette figli nel giro di una notte. Ada (la madre con cui mai le bambine parlarono italiano), era la più piccola, sette anni appena. Divenne pianista, allieva di Marguerite Long, l’interprete favorita di Ravel.
Eppure Madame Labèque pare avesse poca fiducia nella riuscita professionale, se non nel talento innato, di Katia e Marielle. Pare le piccine – cui già allora non difettava la personalità – non riuscissero a condividere la tastiera in modo pacifico: si accusavano a vicenda di invadere gli spazi reciproci. Eppure: «Evidentemente alla fine abbiamo trovato l’equilibrio, se ancora lavoriamo e abitiamo insieme».
Oggi, dopo quasi 30 anni che vivono in Italia, dopo Firenze, casa loro è Roma. Un palazzo forse appartenuto ai Borgia con soffitti a cassettoni, e affreschi. Una dimora aristocratica fastosa a cui però le due sorelle sempre “fuori dagli schemi” hanno affiancato anni fa l’acquisto dal Comune di una scuola abbandonata tra i fabbricati popolari del quartiere Ostiense.
Lì hanno collocato sala prove e studio di registrazione, e nel 2005 hanno dato vita alla Fondazione KML, che all’insegna del claim «Cercando l’eco piuttosto che il ritornello e preferendo la scoperta alla ripetizione» vanta tra i membri del comitato d’onore attori, stilisti, tutti fascinosi celeberrimi e massimamente “trasversali” come Madonna, Daniel Day-Lewis, Isabelle Huppert, Riccardo Tisci. E musicisti del pari di John Mc Laughlin (ex di Katia), Philip Glass Sir Simon Rattle…
Sorelle in musica, “live” e in disco. Cinque anni fa anni fa con Sisters, le Labèque aveva pubblicato un autoritratto in note della loro sorellanza travolgente e inossidabile attraverso le composizioni per due pianoforti o quattro mani cui erano particolarmente affezionate (Ravel, Gershwin, Stravinskij, Debussy, Satie, Schubert / Mozart).
Per questi 50 di musica insieme si sono regalate un nuovo disco di musica del nostro tempo dal titolo emblematico anch’esso: Les Enfants Terribles (Deutsche Grammophon), una Suite per due pianoforti che il re Mida del minimalismo Philip Glass ha composto apposta per loro ispirandosi al romanzo ispirandosi omonimo di Jean Cocteau.
Da sempre K&M si dedicano all’interpretazione di musica contemporanea, commissionando o brani in prima assoluta e diventandone le dedicatarie.
Come è successo ieri dal vivo alla Philharmonie di Parigi al festival Days Off con la prima esecuzione mondiale di In certain circles per due pianoforti e orchestra del compositore statunitense Nico Muhly (classe 1981) accanto a musiche di John Adams e Rachmaninov
Simili e diverse allo stesso tempo
Ma quanto sono simili, quanto diverse le sorelle Labèque? Katia ha provato a spiegarlo così: «Non ci abitueremo mai al miracolo della nostra unione. Abbiamo sempre desiderato suonare insieme e da una vita lo facciamo. E’ come una relazione gemellare: i nostri caratteri differenti, anziché dividerci, cementano di più il rapporto. Quando scopro qualcosa che mi interessa, mi ci butto dentro a capofitto e Marielle decide se seguirmi o no».
Se il 23 luglio siete in Toscana, Versilia e dintorni, non perdete l’occasione . Le troverete suonare Debussy, Glass e Schubert a Pietrasanta nel Chiostro di Sant’Agostino, in una serata che hanno intitolato “Reflessione”.
Un piccolo festival, due grandi donne.
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