Sedentarietà: rischi per la salute e soluzioni efficaci
Purtroppo, è un male comune a moltissime persone: che cosa? Lo stile di vita sedentario, più comunemente chiamato sedentarietà. Lavorare in ufficio otto ore, stare seduti a una scrivania, davanti a un computer, per poi passare al divano o alla poltrona e, infine, al letto per coricarsi. A volte ci dimentichiamo che il nostro corpo è nato per muoversi, ma a volte non è neanche direttamente “colpa nostra”. Ci sono lavori che limitano molto, ma è una volta finito il lavoro, che dovremmo abituarci a dare una scarica al corpo, lasciandolo libero di muoversi nel modo che più gli piace. Non è necessario diventare atleti provetti, basterebbe muoversi almeno un’ora al giorno. I rischi legati alla sedentarietà ci sono, ma ci sono soluzioni efficaci per non andarvi incontro.

Sedentarietà: perché ci muoviamo sempre meno
Ci muoviamo sempre meno. E non è solo una sensazione, ma un dato di fatto. A certificarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che in un recente studio globale ha evidenziato come la sedentarietà sia ormai un problema diffuso, conseguenza diretta dei cambiamenti nel nostro stile di vita.
Il lavoro è tra i principali responsabili: con la digitalizzazione e l’automatizzazione, le professioni manuali si sono drasticamente ridotte, mentre aumentano quelle d’ufficio. Il risultato? Sempre più persone trascorrono la giornata sedute davanti a uno schermo. Inoltre, l’avvento dello smart working ha eliminato anche quei piccoli spostamenti quotidiani – andare alla stampante, raggiungere la mensa – che prima spezzavano l’immobilità. I vantaggi e gli svantaggi, come in tutti gli aspetti della vita.
Se bene ci pensiamo, però, non è solo il lavoro a rendere più statiche le nostre vite. Anche il tempo libero è sempre più dominato dalla tecnologia. L’intrattenimento si consuma davanti a uno schermo: il boom delle piattaforme di streaming come Netflix ha trasformato il divano nel fulcro delle serate e internet, con i social e lo scrolling su Facebook ci tengono incollati allo smartphone per ore, se non ci diamo limiti.
Tutto questo ha messo in piedi una società sempre più sedentaria, con tutte le conseguenze che ne derivano per la salute. Un cambiamento silenzioso, ma profondo, che impone una riflessione: come possiamo tornare a muoverci di più? Costruendo priorità, ritagliandoci del tempo per dare al corpo il movimento che merita, ma soprattutto di cui ha bisogno per stare in salute. Perché i rischi di una vita sedentaria arrivano, silenziosi e spesso asintomatici, ma arrivano.
Quali sono i rischi della sedentarietà
Trascorrere lunghe ore in posizione seduta non è solo una questione di comfort, ma può trasformarsi in una trappola pericolosa per il nostro organismo. Le ricerche evidenziano che la sedentarietà aumenta del 35% il rischio di sviluppare patologie croniche, tra cui alcune forme di cancro. Stare seduti fino a 15 ore al giorno può compromettere l’apparato cardiocircolatorio, favorire il sovrappeso e indebolire le articolazioni. Il cuore, privato della sua ginnastica quotidiana, può soffrire di ipertensione e aumentare la probabilità di infarti e ictus. Il metabolismo rallenta, aprendo le porte al diabete di tipo 2 e all’obesità. Le ossa, non sollecitate adeguatamente, diventano fragili, aumentando il rischio di osteoporosi. Anche la mente non è immune: ansia e depressione trovano terreno fertile nella mancanza di movimento. Quindi, sì, se ve lo stavate chiedendo: la sedentarietà agisce, negativamente, sul metabolismo.
Insomma, non un quadro particolarmente roseo, ma dal quale si può “scappare”, con le giuste soluzioni.

Combattere la sedentarietà: consigli pratici per stare in salute
Come possiamo liberarci da queste catene invisibili? La risposta risiede nell’abbracciare un cambiamento consapevole del nostro stile di vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di dedicare almeno 150-300 minuti a settimana ad attività fisica di intensità moderata.
Non è necessario trasformarsi in atleti olimpionici dall’oggi al domani. Iniziare con una semplice passeggiata quotidiana di 30-40 minuti può fare la differenza. Scegliere le scale anziché l’ascensore, fare pause attive durante il lavoro, magari alzandosi ogni 30 minuti dalla sedia, sono piccoli gesti che, sommati, costruiscono un argine contro gli effetti deleteri della sedentarietà. Per chi desidera un impegno maggiore, attività come il nuoto, il ciclismo o la semplice palestra (sia corsi, sia sala pesi, a seconda dei gusti) possono offrire benefici sia fisici che mentali. L’importante è trovare un’attività che piaccia, trasformando l’esercizio fisico da obbligo a piacere. Inoltre, e non è un aspetto da poco, si potranno anche alleviare i dolori articolari, che con l’avanzare dell’età purtroppo (è il ciclo fisiologico della vita e dei cambiamenti del corpo) arriveranno un po’ per tutti.
Nutrire il corpo: l’importanza di una dieta equilibrata
Il movimento, però, da solo non basta. Accompagnare l’attività fisica con un’alimentazione sana ed equilibrata è fondamentale. Prediligere cibi ricchi di nutrienti, come frutta, verdura e cereali integrali, limitando il consumo di alimenti processati e ricchi di zuccheri, aiuta a mantenere il peso forma e a fornire al corpo l’energia necessaria per affrontare le sfide quotidiane. Questo non significa che si debba vivere una vita di privazioni, anzi. La chiave, come sempre, è l’equilibrio: la vera svolta è provare a seguire l’alimentazione 80-20: 80% di cibi puliti, il 20% di cibi altri, come può essere gelato, cioccolato, pizza, panini, patatine fritte e bevande gassose e/o bicchiere di vino. Tutto, se vissuto con equilibrio, darà i suoi frutti.
La sedentarietà è una sirena che canta melodie di comodità, ma il prezzo da pagare per ascoltarla è alto. È tempo di alzarsi, letteralmente, e rispondere al richiamo del nostro corpo che desidera muoversi, esplorare, vivere. Ogni passo, ogni movimento, è un inno alla vita, un investimento nella nostra salute futura. Non lasciamo che la pigrizia ci rubi il benessere: danziamo, corriamo, camminiamo verso un domani più sano e luminoso.
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