Riforma pensioni 2024: come funziona e cosa cambia
La riforma pensioni del 2024, sancita attraverso l’approvazione della Legge di Bilancio e recepita nella legge n. 213 del 2023, ha apportato modifiche significative al panorama previdenziale italiano. Concentrandosi su requisiti anagrafici, calcolo dell’assegno e decorrenza del trattamento, la “piccola riforma pensioni” del 2024 presenta nuovi dettami che sostanzialmente rendono più stringenti le condizioni per accedere alle prestazioni pensionistiche con alcune forme di flessibilità.
Pensione di vecchiaia e pensione anticipata
Per la pensione di vecchiaia, rimane il requisito anagrafico di 67 anni e quello contributivo di 20 anni di versamenti maturati. Una variazione significativa coinvolge i “contributivi puri”, con il requisito soglia ora basato sul valore dell’assegno anziché sulla precedente 1,5 volte l’assegno sociale.
Per la pensione anticipata ordinaria (con i requisiti Fornero), non ci sono novità peggiorative per i requisiti di uscita, ma la progressione degli scatti alle aspettative di vita è stata sbloccata.
Taglio pensioni dei dipendenti pubblici
Un punto critico della riforma è il taglio delle pensioni degli statali ex INPDAP, coinvolgendo i dipendenti iscritti alle gestioni ex INPDAP come CPDEL, CPS, CPI e CPUG. Coloro con fino a 15 anni di versamenti contributivi anteriori al 1° gennaio 1996 vedranno una pensione anticipata ridotta rispetto alle aspettative.
Il taglio si applica a chi matura il diritto dal 1° gennaio 2024, con una finestra mobile che si estende nel tempo. Le nuove aliquote di rendimento, meno favorevoli del sistema precedente, impattano notevolmente le pensioni, variando in base alla gestione di appartenenza, alla retribuzione e all’anzianità contributiva.
Pensione anticipata contributiva a 64 anni
La pensione anticipata contributiva con 64 anni e 20 di contributi subisce requisiti più rigidi. L’assegno richiede un importo maturato pari a almeno 3 volte il minimo, ridotto per le donne con figli. Ci sono limiti all’importo dell’assegno fino al raggiungimento dei 67 anni, una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti e l’adeguamento del requisito contributivo di 20 anni alla speranza di vita.
Pensione anticipata flessibile – Quota 103
La pensione anticipata flessibile, conosciuta come Quota 103, è prorogata fino al 31 dicembre 2024. L’importante cambiamento riguarda l’assegno della pensione, calcolato interamente con il sistema contributivo e con un tetto massimo ridotto a quattro volte il minimo fino alla pensione di vecchiaia. La finestra mobile si allunga, passando a sette mesi per i dipendenti privati e nove per quelli pubblici. Rimane l’incentivo al posticipo al pensionamento.
Ape sociale con 5 mesi in più
L’Ape Sociale, nel 2024, richiede un requisito anagrafico più rigido: 63 anni e cinque mesi. Si richiedono 30 anni di contribuzione o 36 per coloro che svolgono lavori gravosi. Per le donne, è possibile ridurre i requisiti contributivi di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. L’esclusione dall’accesso all’Ape Sociale per le 23 categorie di lavoratori gravosi individuate nel 2022 torna alle originarie 11 categorie dal 2024. Si introduce anche la regola dell’incumulabilità totale della prestazione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo.
Pensione anticipata “Opzione Donna” a 61 anni
La pensione anticipata “Opzione Donna” è rinnovata anche per il 2024 con requisiti anagrafici diversi. Al 31 dicembre 2023, sono richiesti 35 anni di contribuzione effettiva e il raggiungimento di 61 anni (ora 60 anni). Le riduzioni del requisito contributivo per ogni figlio e le finestre mobili per le lavoratrici dipendenti e autonome sono confermate. L’accesso è riservato a categorie specifiche come caregiver familiari, invalide civili e lavoratrici in esubero da aziende in crisi.
In sintesi, sebbene la riforma pensioni 2024 miri a garantire la sostenibilità del sistema, le restrizioni e i tagli sollevano preoccupazioni significative e richiedono un’analisi attenta degli impatti su varie categorie di lavoratori. La comprensione approfondita di questi cambiamenti è essenziale per orientare le decisioni future dei lavoratori e garantire la stabilità del sistema pensionistico nel lungo termine.
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