Renzo Arbore ovvero l'equilibrista sovversivo
Con quello charme un po’ così, esaltato da una “erre moscia” che ricama possibili origini nobili, ma poi una veronica sarcastica che esalta il sobborgo, le strade popolari, un equilibrio per tutti o quasi instabile, non per un incantatore, uno stregone, un alchimista: dell’intrattenimento, del divertimento, delle tendenze e dei suoi contrari. A due passi dall’84esimo compleanno, continuano le citazioni, i ringraziamenti, i ricordi e le tesi universitarie legate a Renzo Arbore.
Ma chi è Renzo Arbore?
Mica così semplice comprenderne le piroette artistiche, al di là dell’immediata fruibilità. Un rivoluzionario gentile, come ha scritto di recente Vassily Sortino, nel senso che non si ricordano schiamazzi, puntate di piedi, richieste prepotenti. Ma di cambi radicali ce ne sono stati eccome. Il primo, il più importante, anche per le sue ripercussioni culturali (ohibò non c’è nulla di che stupirsi!), legate all’uso dei media, dei linguaggi, non solo mediatici, fu il capovolgimento della radiofonia nazionale. Al punto che, chiunque oggi si dovesse trovare di fronte a un microfono, pronto a vedere brillare la scritta on air, con un foglio di in formazioni da lui stesso vergato (raro, rarissimo, praticamente impossibile) non potrebbe non ringraziare Arbore, e magari inviare un saluto chissà dove anche a quell’altro sovversivo, Gianni Boncompagni. Non ci credete? Può capitare, il tempo passa e pure in fretta e i ricordi tendono a sbiadire, modificati da credenze, simpatie, leggende metropolitane, anche solo qualche voce di corridoio. E così Arbore è per molti, ma non certo per tutti, un professionista burlone, magari anche un po’ kitch, mentre l’altro è stato anche meno fortunato tra i paletti dei giudizi e della storia.
Renzo Arbore, la radio e l’invenzione del talk
Urge un veloce tuffo nel passato, un andare a ritroso per poi risalire la corrente. Informazione e intrattenimento radio tv negli anni 60 tricolori, quelli del boom e del seguente sboom: colore grigio, autorevolezza massima, scandita vocalmente con portamento transilvanico, la Rai. Pensate che, quello che oggi è considerato un errore madornale in chiave radiofonica, che nessuna matita potrebbe evidenziare, ossia il “buco” tra un brano e la ripresa dello speaker, solitamente causata da un problema tecnico, da una distrazione, da un black out, dalle cavallette, all’epoca era la regola. Poi arrivò Arbore, si mise d’accordo con Gianni e insieme cambiarono tutto. Ultratrentenni, erano i più sessantottini di tutti: modificarono le scalette, portarono sotto i riflettori la musica americana, Bandiera Gialla, Per Voi Giovani, inventarono il talk show televisivo, Speciale Per Voi, crearono il confronto tra artisti e pubblico, con pericoli di gogne in ogni angolo, ma sempre risolti con eleganza e comprensione (e con una risata).
Studiare, dimenticare, improvvisare
Poi, cominciarono a improvvisare, senza paracadute, senza reti di protezione, almeno in apparenza, come sapevano fare gli amati jazzisti di Renzo. Ossia, imparare tutte le regole e poi “dimenticarsele”. Altro Gradimento o della pernacchia, della presa per i fondelli della politica e dei suoi protagonisti, della dissacrazione, del grottesco, del non sense, di un’Italia in preda a un incantesimo per almeno un lustro, modi di dire che si diffondono come bimbi esagitati nel cortile di una scuola.
Renzo Arbore e la televisione: il nuovo swing
E pare, si dice, che Arbore in origine fosse un timido, quasi stordito dai timori della diretta, da un microfono da connotati improvvisamente luciferini. E allora eccolo lì, quel portamento dolce, quasi fanciullesco, capace di accompagnare la maggioranza che ha quasi sempre paura. Se ce la faccio io… Un po’ come accavallare le gambe in salotto e farsi una chiacchierata, meglio se in notturna: Quelli della notte, la tv che somiglia a una festa di paese, come le sue luci anni 80, dopo i colletti e i velluti anni 70 de L’altra Domenica, di Isabella Rossellini, dei travestiti che ballano il can can sulla nostra bandiera, di Andy Luotto che fa l’arabo e gli arabi che si arrabbiano. Accendi la tv, c’è Arbore e sembra di essere protagonisti all’interno di un’immensa tavolata. Un gioco pop di altissimo livello, in cui però c’è sempre un conduttore, lo sanno tutti, ma se ne dimenticano, perché circondati dai baffi di Frassica, dal grembiule di Riccardino Marenco, dall’orchestra che rilegge la melodia del sud Italia, da uno strumento immagine dello swing che per poco non sbanca Sanremo. Un affare per veri trapezisti, che convince misteriosamente anche i professionisti della bocca storta, quelli che cercano sempre uno schieramento politico da attaccare, quelli che non si fidano della commedia all’italiana che, in quanto rivolta a tutti, è difficile da portare a termine. A meno che non si abbia lo stile dell’uomo con il clarinetto.
Se avete voglia di ascoltare o riascoltare qualcosa di questo genio dello spettacolo, vi consigliamo Il meglio di quelli della notte.
Ma c’è davvero l’imbarazzo della scelta
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