Raul Bova è il nuovo protagonista di Don Matteo (INTERVISTA)
La storia è nota (o quasi). Dopo 12 stagioni di Don Matteo (ndr la prima puntata fu trasmessa il 7 gennaio del 2000), il protagonista Terence Hill lascia a metà della 13a stagione il ruolo che lo ha consacrato come il prete più famoso di Italia e non solo, visto che la serie è stata esportata e adattata anche in altri Paesi (ma la porta è sempre aperta per un eventuale ritorno a casa, anzi in canonica) e gli subentra un attore molto distante per fisico e ruoli interpretati finora: Raul Bova.
I social all’inizio insorgono, anche se la direzione della Rai, durante l’ultima conferenza stampa ha spiegato la scelta di optare per Bova come new entry come forma di rispetto per i pubblico. Adesso la serie è pronta a partire giovedì 31 marzo alle 21,30 su Raiuno. In questa stagione rivedremo volti vecchi (Nino Frassica, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico, Nathalie Guetta), assisteremo a grandi ritorni come quello di Flavio Insinna e avremo, per l’appunto, un volto nuovo, quello di Raul Bova che interpreterà Don Massimo.
Durante la conferenza stampa di lancio che si è tenuta la scorsa settimana, Cocooners ha posto qualche domanda a Raul Bova:
Come è nato il personaggio di Don Massimo e quali sono le differenze tra lui e Don Matteo?
Don Massimo ha indubbiamente un passato importante. Da giovane è uno che ha lottato per la giustizia e che nutriva molti ideali. Poi ha intrapreso la strada del sacerdozio grazie all’incontro con Don Matteo. Il personaggio è molto ricco e mi ha affascintao dal momento che ho letto la sceneggiatura. E’ stato bellissimo entrare nel personaggio. Quando Luca Bernabei (ndr fondatore della Luxvide, casa di produzione storica di Don Matteo) me lo ha chiesto, io ho specificato subito che non avrebbe dovuto essere una sostituzione. Don Matteo/ Terence rimarranno sempre e sono insostituibili. Diciamo che preferisco pensare che la mia partecipazione aiuti a fare evolvere la serie.
Che caratteristiche ha il tuo personaggio?
Non posso anticipare molto per non togliere la suspence. E’ un personaggio che ha un carattere forte con la voglia di non girarsi dall’altra parte. Si vuole sporcare le mani e stare tra la gente. Vuole convincere se stesso. E’ un prete in evoluzione che vuole capire cosa significa perdono. Lo impara di volta in volta, cercando di dare una seconda possibilità. E’ un personaggio non scontato. Accogliere e perdonare non è scontato.
Come è avvenuto l’incontro tra te e Terence Hill?
Ci siamo incontrati e ci siamo passati il testimone. Io forse volevo sentire un consenso e guardarlo in faccia per poter prendere il testimone. Me lo ha dato con consapevolezza e mi ha anche consigliato di fare mio il personaggio.
Quale è stata la tua prima reazione, quando ti è stato chiesto di entrare nel cast come protagonista?
Per me è stato un grosso complimento. Dopodiché sono partito a pensare a Don Massimo anche nei confronti della scrittura del personaggio. Mi sono focalizzato su quello che volevamo raccontare su questo nuovo prete. La vita cambia come cambiano le serie, cambiano i preti, cambiano le persone. Quindi subentra un personaggio nuovo che è molto attivo ha voglia di imparare è fragile e forte allo stesso tempo.
Che rapporto hai con la spiritualità?
La spiritualità mi ha sempre affascinato e l’ho cercata in tante occasioni: da San Francesco ad altri preti che ho interpretato. La figura del parroco, poi, è particolarmente importante perché è una persona a cui ti affidi. E’ come nelle realtà delle istituzioni la Chiesa rappresenta un posto in cui confidarsi. I parroci, poi, ricoprono un ruolo importante nell’ambito della solidarietà che puoi fare con persone lontane dalla tua cultura, ma che puoi indirizzare anche ai quartieri delle diverse città come anche nei paesini. Credo che come non mai in questo momento ci sia davvero bisogno di spiritualità.
Photo Credit Fabio Lovino
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.