Ex docente di lettere italiane, latine e greche al liceo ed ex opinionista dell' Avvenire, attualmente mi occupo sia di problemi sociali, scrivendo libri ed articoli sulla parità di genere, sia coltivo la mia passione umanistica, pubblicando articoli e saggi di critica letteraria e di critica d’arte.
Quarant’anni fa, il 28 marzo 1985, moriva Marc Chagall, uno tra i più famosi pittori del Novecento. Era nato il 7 luglio 1887 nella città di Vitebskin Bielorussia. Fu sempre legato alla sua patria, che, però, fu costretto a lasciare per la sua religione ebraica e per la sua insofferenza nei confronti del regime sovietico.
La sua vita fu, così, quella di un fuggitivo: dalla Russia a Berlino, a Parigi, a New York e poi ancora in Francia.
Marc Chagall: un’identità poliedrica
Nei primi anni del novecento Parigi era diventata il centro culturale più importante di Europa ed il polo di attrazione per tutti quegli artisti stranieri che cercavano le condizioni favorevoli, per sviluppare la propria passione artistica.
Il loro punto di incontro fu l’ École de Paris, che divenne la fucina delle nuove idee artistiche e culturali. Non era formata da un gruppo omogeneo, ma da artisti che non aderivano a nessuna delle avanguardie. Tra gli stranieri c’erano Marc Chagall, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Moïse Kisling, Ossip Zadkine, per citare solo alcuni tra i più famosi.
Nel corso degli anni Chagall ha sviluppato un linguaggio artistico del tutto personale, dai tratti singolari ed originali. Per i suoi lavori si è ispirato alle vicende personali, alla tradizione folkloristica russa ed alla Bibbia, che dagli anni ’30 ha studiato con sempre maggior impegno. Le questioni personali si fondevano, così, con i temi di portata universale, quali l’amore, la morte, la spiritualità, le difficoltà della vita.
Ilperiodo trascorso in America, per sfuggire alle persecuzioni razziali, fu molto fecondo: Chagall si dedicò anche alle sceneggiature teatrali e realizzò le famose illustrazioni per il volume Notti arabe. Tornato in Provenza nel 1950, oltre alla pittura, si dedicò alla scultura, alla ceramica, alla lavorazione di arazzi e di vetrate ( come quelle della Cattedrale di Reims, un vero gioiello dell’arte gotica).
Lo stile dell’artista
Chagall è diventato famoso soprattutto per le sue tele, con cui, anche nei momenti più bui della sua esistenza, ha trasmesso una sensazione di serenità e di magia.
Ha dipinto scene d’amore, figure volanti, animali strani, personaggi sognanti ed atmosfere oniriche e fiabesche. E l’ha fatto con colori accesi, con linee semplici, con raffigurazioni quasi bambinesche, con le immagini di un mondo diverso, surreale. Forse era per lui un modo per rivivere la gioia e la spensieratezza della fanciullezza, al di là dei dolori della vita.
L’artista ha seguito l’immaginazione, la fantasia e la spontaneità fanciullesche. E’ riuscito a far emergere quel “fanciullino” pascoliano che si cela in ciascuno di noi e che ci dà la capacità di guardare con stupore quanto ci circonda. Le emozioni ed i ricordi, infatti, sono stati trasmessi, spesso, da Chagall attraverso la leggerezza e l’occhio incantato del bambino. “Solo chi resta bambino può capire fino in fondo il mistero del mondo. Solo i puri di cuore vedranno Dio. E tutta la produzione di Chagall, allora, si rivela nella sua straordinaria dialettica tra sogno e realtà, passato e presente, leggerezza e profondità”, come ha scritto Roberta Scorranese, in un articolo apparso sul Corriere della Sera il 14 marzo scorso.
Le opere di Marc Chagall
Per una migliore comprensione della personalità e dello stile di questo artista eccezionale abbiamo selezionato alcune tra le sue numerose opere.
“Gli amanti in blu”
Gli amanti in blu è un dipinto a tempera, realizzato da Chagall nel 1914 ed è conservato al Museo di Stato di San Pietroburgo.
Vi sono raffigurati Marc e Bella, la donna che l’artista amò profondamente e che sposò l’anno successivo. I loro volti sono appoggiati l’uno all’altro, in una posa tenerissima. immersi in una atmosfera fantastica, da sogno.
La donna è dipinta in posizione frontale, mentre con la mano sembra avvicinare il viso dell’amato al suo, per dargli un bacio. Marc è di profilo, con i riccioli che gli incorniciano il volto. Ha gli occhi chiusi, perché è intento ad assaporare con tutto se stesso la percezione tattile del bacio ed a vivere pienamente quel momento di estasi.
“La passeggiata”
La passeggiata è un dipinto ad olio su tela, realizzato da Marc Chagall tra il 1917 ed il 1918 ed anch’esso è conservato al Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.
I soggetti sono, anche qui, l’artista e la moglie Bella, raffigurati in un’atmosfera serena ed onirica, resa sapientemente da colori saturi, vivaci e contrastanti.
Chagall appare frontalmente, mentre guarda sorridente e felice l’osservatore. Con la mano tesa sorregge la moglie che, altrettanto felice, si vibra nell’aria, appoggiando fiduciosa la sua mano su quella del marito.
Il volo della donna è il simbolo dell’amore, la cui forza è così potente, da trascendere i limiti della realtà e da far spiccare il volo. Sono presenti nel quadro altri elementi simbolici, come l’unione delle mani dei personaggi che, congiungendosi quasi al centro del quadro, evoca l’unità ed il forte legame della coppia oppure l’uccellino nella mano destra dell’artista che rimanda alla leggerezza, alla felicità ed alla libertà nel prendere il volo.
I personaggi sono collocati in primo piano, su di un prato, delimitato da una linea curva. L’inserimento, in basso sulla sinistra, di un panno rosso, su cui sono dipinti dei bicchieri e del cibo, fa pensare che i due sposi abbiano fatto uno spensierato pic nic sull’erba.
All’orizzonte appaiono delle architetture dello stesso colore verde del prato, ma con diverse tonalità. In questo modo viene resa la tridimensionalità in un dipinto in cui è assente la prospettiva. Dello stesso colore del cielo invece è dipinta una chiesa che risalta tra le costruzioni e che raffigura la Sinagoga.
Il villaggio ed il paesaggio occupano solo una minima parte del dipinto, mentre tutto il resto è stato utilizzato per il cielo. La sua tonalità chiara, così, fa da sfondo e fa risaltare la figura della donna in volo. E’ su di lei infatti che si concentra l’attenzione di chi guarda il quadro!
“Sopra la città”
Sopra la città è un dipinto realizzato da Chagall nel 1918 ed attualmente si trova nella galleria Tretyakov di Mosca.
L’artista e la moglie sono raffigurati abbracciati, mentre sorvolano la città di Vitebsk, sfidando la legge di gravità. Il marito stringe amorevolmente la donna all’altezza del petto, quasi per sorreggerla e proteggerla.
La città sottostante sembra un mosaico di case, dai colori tenui. I colori dei personaggi, che sono, invece, forti e vivaci, attirano l’attenzione, suscitando quella stessa emozione di gioia che provano i due amanti, i cui corpi, contorti in un abbraccio amoroso, sembrano diventati un solo corpo aereo e leggero.
Sul piano simbolico questo volo della coppia potrebbe rappresentare una fuga liberatoria, per “sorvolare” sui dolori della vita.
Chagall può sembrare un giocoso, in realtà èun artista molto più profondo. Il fantastico ed anche la sottile ironia sono diventati un meccanismo di difesa dagli eventi negativi della sua vita, segnata dal dramma delle fughe, dalla nostalgia per la patria, dalle difficoltà dell’esilio, dal dolore per la morte prematura di Bella, la sua adorata moglie.
“La Crocifissione bianca”
Crocifissione bianca è un famosissimo dipinto (conservato presso l’Istitut for Art di Chicago) che Marc Chagall ha dipinto nel 1938 subito dopo la Notte dei cristalli. Quella terribile notte, tra il 9 ed il 10 di novembre, fu solo l’inizio delle persecuzioni degli ebrei da parte dei nazisti.
Il quadro, insieme a Guernica, che Picasso dipinse l’anno precedente, nel 1937, in seguito al bombardamento della cittadina basca, è diventato una denuncia contro le violenze.
Anche per questo motivo La Crocifissione bianca è stata scelta da Papa Francesco per essere esposta (per la prima volta in Italia), dal novembre 2024 al gennaio 2025, presso il Museo del Corso di Roma, nell’ambito degli eventi per il Giubileo 2025.
Al centro del dipinto si staglia una grande Croce con Gesù crocifisso, simbolo dell’innocenza e di una condannata ingiusta.
Gesù crocifisso, simbolo cristiano, diventa nella Crocifissione di Chagall l’archetipo dei martiri ebrei. Sono presenti elementi tipici dell’ebraismo, come il tallit (lo scialle di preghiera degli ebrei), che Gesù indossa in vita, o come il Menorah, il candelabro a sette braccia della religione ebraica, che nel dipinto è posto alla base della croce, per illuminarla.
Intorno alla testa di Gesù non c’è la corona di spine, come nell’iconografia cristiana, ma un panno bianco. Sulla destra è dipinta una piccola scala, che può essere intesa come il punto di contatto tra l’uomo e Dio, tra il terreno ed il trascendente.
Tutto intorno alla Croce ci sono scene di dolore, devastanti e caotiche(la cui tragica dinamicità è accentuata anche dalle linee diagonali), simboli dell’oppressione subita dal popolo ebraico.
Tutto il quadro è animato da gente in fuga, da case incendiate, da soldati che innalzano delle bandiere rosse, mentre, verso il basso, è dipinta una barca di profughi ebrei che stanno cercando di salvarsi. In alto quattro figure, tre uomini e una donna, sembrano drammaticamente sospesi nel grigiore dello sfondo, mentre pregano disperati.
Un fascio di luce bianca illumina la Croce: è una luce piena, simbolo di purezza e di trascendenza. Come suggerisce il titolo, il bianco è il colore dominante e ci sono poche altre tonalità intense, come il rosso delle fiamme o il verde ed il blu degli abiti.
La Crocifissione bianca di Chagall è una delle opere più significative del XX secolo che stimola profonde riflessioni. Non è solo un grido di denuncia contro la violenza e l’odio, ma, come abbiamo potuto constatare dalla nostra analisi, è anche un forte messaggio di speranza. La luce bianca che fa risplendere Gesù, pur al centro della distruzione, rappresenta, infatti, la possibilità di redenzione e di rinascita.
Chagall con la sua sensibilità e con le sue capacità artistiche ha creato un capolavoro, che, benché ispirato dal momento storico, ha un valore universale, in quanto la sopraffazione ed il dolore non si limitano ad un solo periodo storico. La concentrazione su Gesù di due culture, quella ebraica e quella cristiana, diventa, poi, un invito al dialogo ed alla comprensione tra i popoli.
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