Psa, quando a 60 anni i valori sono normali
Gli uomini sono spesso restii a occuparsi della propria salute, soprattutto quando riguarda i loro organi genitali, tanto che secondo le statistiche 8 uomini su 10 non sono mai andati dall’urologo. Rimanendo in tema di malattie dell’apparato riproduttivo maschile, sappiamo che quelle che colpiscono la prostata, se individuate in tempo, sono altamente guaribili. Per questo motivo è consigliabile, a partire dai 40-50 anni, effettuare il test del PSA, valore importante per la diagnosi del cancro alla prostata, la neoplasia più diagnosticata nella popolazione maschile. Conoscere i valori del PSA è utile per valutare l’eventuale presenza di patologie prostatiche e correre ai ripari, ma a che età è giusto iniziare a controllarlo? E quali sono i psa valori normali 60 anni?
Che cos’è il PSA?
L’antigene prostatico specifico, meglio noto con l’acronimo inglese PSA (Prostatic Specific Antigen), è una glicoproteina secreta dalle cellule epiteliali della prostata che ha il compito di mantenere fluido il liquido seminale, così da permettere agli spermatozoi di attraversare agevolmente la cervice uterina. Una minima quota di PSA è presente nel circolo sanguigno e può quindi essere misurata attraverso un semplice prelievo di sangue.
Livelli elevati di PSA suggeriscono la presenza di potenziali problemi alla prostata in quanto, in caso di danneggiamento delle cellule prostatiche, la “perdita” di questo antigene nel circolo ematico tende ad aumentare.
È importante sottolineare che il Psa non è un marcatore specifico per il cancro alla prostata, ma piuttosto per l’organo. Non sempre infatti una variazione evidente dei suoi valori rivela la presenza di un tumore prostatico maligno: potrebbe invece trattarsi di un’infiammazione (prostatite), di un aumento di volume della ghiandola (ipertrofia prostatica benigna o adenoma prostatico) o di un tumore.
Come si svolge il test?
Il dosaggio del PSA consiste in un semplice prelievo di sangue – quindi non è né invasivo né doloroso – eseguito preferibilmente al mattino dopo un digiuno di 3 ore.
È consigliato non avere rapporti sessuali e limitare l’attività fisica nelle 48 ore precedenti al test in quanto entrambe queste condizioni possono influenzarne gli esiti. Per lo stesso motivo, è importante evitare di effettuare il prelievo in presenza di un’infezione delle vie urinarie.
A che età iniziare a controllare il PSA
Secondo le linee guida internazionali, gli uomini dovrebbero effettuare il test del PSA ogni anno dai 50 anni in poi, anche in assenza di sintomi, sottoponendosi altresì a una visita urologica di controllo. In caso di familiarità per il tumore alla prostata è però consigliabile anticipare il primo dosaggio a 40 anni: il rischio di ammalarsi è infatti maggiore per chi ha parenti di primo grado come padri e fratelli che hanno avuto questa malattia.
Prima dei 40 anni, invece, l’urologo potrebbe proporre di eseguire il PSA in presenza di sintomi prostatici quali, ad esempio, dolore pelvico, bruciore alla minzione, necessità di urinare spesso (soprattutto di notte), tracce ematiche nell’urina o nello sperma, prostata ingrossata e problemi sessuali. Infine, negli individui di età superiore a 70 anni che non avvertono sintomi prostatici il test è considerato inutile in quanto i danni prevarrebbero sui benefici.
Uno degli aspetti più preoccupanti del cancro alla prostata è che, nella maggior parte dei casi, non dà alcuna sintomatologia. L’unico modo per diagnosticarlo per tempo è quindi quello di sottoporsi a visite specialistiche regolari.
PSA: quali sono i valori normali a 60 anni
In condizioni normali, i livelli ematici di Psa sono compresi tra 0 e 4 ng/ml (nanogrammi per millilitro). Tale intervallo non va tuttavia considerato in termini assoluti. Per stabilire se un valore di PSA sia da considerarsi preoccupante o meno, gli urologi tengono innanzitutto conto dell’età del soggetto: se un Psa di 2,6 desta sospetti in un quarantenne, in un sessantenne può invece essere accettabile.
Detto questo, in generale si può affermare che i psa valori normali 60 anni sono inferiori a 4,5 ng/ml.
Il superamento di questi valori deve far scattare l’approfondimento diagnostico, ma senza troppi allarmismi perché, come poc’anzi citato, un aumento dei livelli del PSA nel sangue non è per forza la spia di un tumore.
Quanto è utile il PSA per la diagnosi del tumore prostatico?
L’utilità del PSA come test di screening è da tempo messa in dubbio. Le perplessità derivano dal fatto che ogni malattia della prostata è correlata all’aumento di questa proteina nel sangue. Ne consegue che valori superiori al normale potrebbero anche indicare la presenza di una semplice infiammazione, di un’infezione o di un ingrossamento benigno della ghiandola.
A ciò si aggiunge il fatto che l’antigene prostatico specifico ha una sensibilità limitata specialmente per le persone in età avanzata, nelle quali il valore del PSA può risultare alterato a causa di una serie di fattori di cui parleremo nel prossimo paragrafo.
La maggior parte dei ricercatori è d’accordo sul fatto che il dosaggio del PSA sia utile per monitorare nel tempo i casi già trattati, mentre ne sconsiglia l’uso per la diagnosi precoce in uomini sani poiché la probabilità di ottenere dei falsi positivi (PSA alto in assenza di tumore) è molto elevata. Inoltre – spiegano i ricercatori – è molto alta anche la probabilità di sovradiagnosi: per ogni paziente salvato dalla morte per tumore prostatico grazie al test del PSA, ce ne sono 23 a cui viene diagnosticato un tumore che non avrebbe mai dato segno di sé nel corso della vita perché a crescita lenta. Il rischio è quello di sottoporsi a trattamenti invasivi che non danno alcun beneficio (sovratrattamento) ma comportano effetti collaterali.
In sostanza, avere il PSA alto indica che qualcosa non va a carico della prostata, ma non rivela quale patologia ne determina l’innalzamento. Per arrivare a una diagnosi più precisa è necessario sottoporsi ad ulteriori accertamenti. L’esame maggiormente indicativo della presenza di un carcinoma prostatico è la biopsia, che viene effettuata inserendo una sonda nel retto e prelevando un campione di cellule sospette.
Fattori che determinano l’aumento del PSA
Il PSA non aumenta solo in presenza di un tumore, ma anche per effetto di una varietà di condizioni quali: età del soggetto, eiaculazione, uso di farmaci anche molto comuni, infezioni delle vie urinarie, esplorazione rettale, biopsia prostatica. Persino l’uso prolungato della bicicletta può alterare i livelli di PSA nel sangue in quanto sottopone la ghiandola prostatica a piccoli traumi, con conseguente aumento dell’antigene.
In considerazione della scarsa affidabilità diagnostica del test del PSA, qualora gli esiti non risultassero nei limiti della normalità, sarà possibile raffinare la valutazione del rischio oncologico considerando la velocità con cui l’antigene prostatico specifico cresce nel tempo e il rapporto tra PSA libero e PSA totale.
Conclusioni
Il PSA è un importante marcatore di attività prostatica che può rivelare la presenza di un disturbo, tuttavia è bene precisare che livelli elevati di questo antigene non indicano una specifica malattia e soprattutto non sempre sono la spia di un problema oncologico. Di solito il test del PSA viene consigliato a tutti gli uomini a partire dai 50 anni e ai soggetti a rischio, ma è ormai accertato che impiegarlo come strumento per lo screening di massa sulla popolazione sana non è di alcuna utilità: per avere informazioni più precise è necessario affiancarlo ad altri marcatori.
Infine, è fondamentale specificare che la prevenzione del tumore alla prostata non si limita esclusivamente al controllo del PSA, ma contempla l’abbandono delle abitudini che inevitabilmente aumentano il rischio di ammalarsi, come una dieta poco sana, la sedentarietà e il fumo.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.