Prospettive di crescita per le imprese italiane nel 2023
Quali sono le caratteristiche di un’impresa di successo? La risposta a questa domanda non è mai la stessa, a seconda del momento storico in cui si vive. L’Italia è la terza economia europea, la seconda del manifatturiero, eppure ci sono ancora criticità che non le consentono di primeggiare, nonostante l’export imponente e un PIL in forte crescita negli ultimi anni post-pandemici. Vediamo quindi quali sono le caratteristiche di un’impresa che può generare fatturati interessanti e quali sono le prospettive per crescere ulteriormente nel 2023, al netto delle incognite più difficili da gestire: la guerra e l’inflazione.
Leader della crescita
Da cinque anni, Il Sole 24 Ore e Statista stilano una classifica di 500 aziende che sono cresciute di più per fatturato, nel corso dell’ultimo triennio. Prima della registrazione, viene effettuata una ricerca delle realtà dal potenziale interessante e redatta una lista di circa 8000 ragioni sociali, estratte da data base, liste e registri di impresa accessibili pubblicamente. A queste imprese selezionate viene inviata una richiesta di adesione, ovviamente non obbligatoria, e da quel momento possono concorrere alla classifica. “Leader della crescita 2023” ha come obiettivo quello di rilevare le caratteristiche fondamentali delle imprese che riescono a migliorarsi a tal punto, da avere risultati ragguardevoli, anche in periodi complessi come quello attuale, per meglio comprendere quali siano i settori più redditizi e quali strategie impiegare per crescere, affinché si possano avere esempi virtuosi da poter riprodurre e creare così ricchezza.
Per quest’anno, i requisiti erano basati sul fatturato 2018-2021, con una partenza nel 2018 di almeno 100mila euro e un risultato di 1,5 milioni, come minimo, nel 2021. Oltre al fatturato, è stato preso in considerazione anche il numero di dipendenti, mentre le aziende sono state selezionate tra private e quotate in borsa. Per avere i risultati delle imprese Leader della crescita, gli analisti hanno utilizzato il calcolo Cagr (Compounded Average Growth Rate), ovvero il Tasso composto di crescita annuale, che consente di avere una media delle performance in un certo lasso di tempo.
L’esito è stato sorprendente: le prime classificate non sono affatto multinazionali, ma piccole realtà che sono diventate competitive in Europa. La prima classificata è la Weco Batteries che produce batterie al litio per sistemi di accumulo (sia domestico sia industriale), la seconda è China Investment, una società italo-cinese di sviluppo immobiliare innovativo, e la terza è illimity Bank, una banca specializzata in servizi finanziari. Cosa accomuna questi campioni della crescita? L’innovazione tecnica e un’analisi obiettiva della realtà che stiamo vivendo. Si tratta di imprese che hanno saputo cogliere il sentiment del momento che va nella direzione del mercato green, nei primi due casi, e nel sostegno economico alle PMI con alto potenziale, nel terzo. Consultando il sito www.aziende.it è possibile prendere visione dei fatturati di tutte le imprese italiane e avere un’idea più precisa di coloro che sono in continua evoluzione. È significativo il fatto che, non necessariamente, tra le migliori prestazioni abbiamo anche aziende più piccole.
Il fatturato delle aziende italiane
L’Italia è il Paese in cui nascono più imprese in Europa: a fronte di altre realtà in cui il PIL è più elevato, la creatività e la voglia di mettersi in gioco dei nostri abitanti non ha eguali e sono le piccole imprese le più numerose, da tutti considerate la spina dorsale dell’economia italiana. Questo aspetto è certamente positivo se consideriamo che l’Italia dimostra una grande vitalità, tuttavia le grandi aziende non sono molte e sono altrettanto poche quelle responsabili dell’intero fatturato. Quelle che vanno meglio sono le medie imprese (che fatturano tra i 50 e i 250 milioni di euro), poiché da sole contribuiscono a più del 50% dei ricavi.
Complessivamente le aziende italiane fatturano circa 3.600 miliardi e 32 milioni: un numero di tutto rispetto, tuttavia è la sua distribuzione che fa pensare. Le cifra è concentrata sulle aziende medie e grandi che, da sole, arrivano al 56% di tutta la produzione italiana. Percentualmente, l’intero fatturato viene prodotto soltanto dallo 0,21% dell’intero panorama italiano e questo significa che qualcosa non sta funzionando: sono molte infatti le imprese che denunciano ricavi esigui, con pochissimi dipendenti e che a volte dichiarano zero utili. Le motivazioni possono essere diverse: evasione fiscale, perché purtroppo si tratta di un problema tutto italiano non abbastanza considerato, oppure, nei casi più virtuosi, poco accesso al credito e innovazione inesistente. Le medie imprese infatti, come evidenziato precedentemente dalla classifica Leader della crescita, sono caratterizzate da tecnologia avanzata e risultano essere le più resilienti alle crisi, riuscendo a mantenere livelli di occupazione buoni. Sono loro quindi le più ricche del Paese e i settori principali sono: moda e abbigliamento, food and beverage, chimico, meccanico e calzaturiero.
Un’altro segnale che dovrebbe essere valutato consiste nella concentrazione geografica delle aziende medie e grandi. Si trovano quasi tutte nel centro-nord, con Lazio e Lombardia in testa alla classifica: il sud è quindi più caratterizzato da piccole imprese che non risultano sufficientemente competitive per generare fatturati rilevanti e occupazione. Quest’ultima nel nostro Paese è inoltre penalizzata dal fatto che le grandi imprese siano molto poche, rispetto ad altre nazioni europee, e questo si traduce in salari più modesti (siamo il fanalino di coda in Europa) e in una precarietà molto diffusa. Semplificando, i posti di lavoro di qualità disponibili sono troppo pochi per soddisfare la richiesta di impiego e la disoccupazione è concentrata soprattutto al sud, dove appunto non ci sono opportunità come altrove.
Le sfide da affrontare
Se davvero le piccole imprese costituiscono una percentuale molto elevata nell’imprenditoria italiana, allora il loro stato di salute non è così florido. La narrazione secondo cui l’impegno del singolo sia l’unica strada per il successo, fallisce di fronte ai muri di burocrazia, spese e tasse nascoste, costo del lavoro troppo elevato e così via che il piccolo imprenditore si trova ad affrontare. L’edilizia ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni grazie ai bonus edilizi, oggi cancellati dal Governo con motivazioni riguardanti i conti dello Stato, ma ha dimostrato come alcuni incentivi abbiano favorito una crescita notevole di un settore che stava languendo e abbia consentito anche alle piccole imprese di diventare più solide, con un risvolto positivo nell’occupazione. Senza calcolare l’effetto sul PIL, così messo a rischio nel biennio 2020-2021 da far intravedere una recessione (per fortuna, al momento, scongiurata). Oggi i dati rilevano che la misura, così come concepita inizialmente, non è più sostenibile, ma quando si penserà a interventi strutturali che aiutino gli imprenditori a diventare grandi? Abbiamo degli obiettivi stringenti, con la transizione ecologica, imposti anche dall’Europa: è fondamentale che le aziende siano agevolate nel migliorare la propria struttura, favorendo la digitalizzazione, il cloud e una migliore gestione, più snella e sincronica di tutte le parti.
Il PNRR dovrebbe intervenire in tal senso, ma le incognite restano il conflitto russo-ucraino e l’inflazione conseguente. Mentre scriviamo, si registra una lieve flessione della spinta inflattiva e si spera che sia decrescente per il 2023, perché le aziende possono reagire aumentando i prezzi (e questa è stata una delle cause dell’aumento dei fatturati recentemente), ma poi c’è la necessità che qualcuno acquisti e, se i salari continuano a rimanere così bassi, il nostro Paese rischia la stagnazione in molti settori.
Il consiglio che si può dare alle nuove attività è quello di investire le proprie risorse in imprese innovative, che guardino al futuro in chiave sostenibile, perché abbiamo visto come possano velocemente diventare leader della crescita e generare fatturati notevoli, indipendentemente dalle risorse iniziali. Dall’altra parte però c’è la necessità di strutture finanziarie che credano in queste nuove realtà e che finanzino, senza troppi intoppi burocratici, le idee più interessanti. Abbiamo scritto anche questo: credere in prodotti finanziari destinati a business plan meritevoli aiuta lo stesso istituto di credito a diventare leader del settore.
Infine, la ricerca di mercati inesplorati ed emergenti può essere un ulteriore mezzo per crescere nel mondo: economie come quelle asiatiche o sudamericane possono avere ancora uno spazio in cui inserirsi in modo fruttuoso, specialmente se parliamo di aziende che apportano innovazione e tecnologie utili per il futuro.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.