Pronte a uscire dalla comfort zone?
Più si va avanti negli anni più è facile adagiarsi su un letto di abitudini fatto di confortanti routine, ritmi collaudati e contesti protetti. Potremmo definire così la comfort zone. Quello spazio metafisico in cui ci sentiamo al sicuro, all’interno del quale sappiamo bene come muoverci e cosa aspettarci. Uno spazio privo di rischi nel quale ogni ingranaggio gira alla perfezione concedendoci il grande privilegio di rilassarci.
Ma a ben vedere, forse un rischio c’è ed è quello della noia, nella migliore delle ipotesi o dell’insoddisfazione nei casi peggiori.
Sì perché la comfort zone può essere il porto sicuro nel quale finalmente approdare per godersi un traguardo o la trappola mortale nella quale seppellire sogni e ambizioni.
E’ obbligatorio uscire dalla comfort zone?
Sempre più spesso veniamo stimolati ad abbandonare questa allettante, ma insidiosa area dell’esistenza, ma è davvero necessario?!
No. Nel senso che non credo che uscire dalla propria comfort zone sia un dictat universale, una sorta di metro per misurare la nostra vitalità.
Credo piuttosto che la spinta, ad uscire da una situazione confortevole e sicura, vada colta solo ed esclusivamente se si percepisce, rispetto ad essa, una sorta di claustrofobia
Se la propria comfort zone collima perfettamente con quelle che erano le nostre aspettative e sentiamo che quel contesto ci calza come un abito su misura, non dobbiamo scardinare la nostra realtà per dimostrare, a chi poi, di essere vitali e intraprendenti.
Il problema si pone invece quando la nostra comfort zone diventa per noi S-comfort zone.
Come quando, agli occhi del mondo, abbiamo tutto ciò che si può desiderare, ma magari non è esattamente ciò che noi desideravamo.
Come quando raggiungiamo tanti obbiettivi, socialmente riconosciuti, una famiglia, una casa di proprietà, una posizione lavorativa di tutto rispetto, ma lo abbiamo fatto sotto la spinta, più o meno cosciente, di corrispondere aspettative altrui.
Come quando abbiamo costruito una piccola fortezza di sicurezze rispondendo a spinte esterne di occasioni che non potevamo non cogliere o necessità alle quali dovevamo dare risposta.
Come uscire dalla comfort zone?
Ecco, questi sono tutti casi in cui un contesto, che magari ai più appare dorato ed invidiabile, diventa per noi un angusto spazio in cui le nostre aspirazioni più intime soffocano. Sono tutti casi in cui può davvero essere salutare uscire dalla comfort zone e rischiare di essere felici.
Va anche detto che siamo spinti a pensare: o dentro o fuori, bianco o nero, quando in realtà la vita è fatta di meravigliose sfumature di grigio, parlo con cognizione di causa fidatevi.
Ciò che intendo è che ci sono molti modi di uscire da una confort zone che avvertiamo castrante, molti modi e molti livelli.
Quando ho rivoluzionato la mia vita non ho necessariamente buttato via tutto ciò che le apparteneva, ho piuttosto trovato un modo nuovo di interpretare vecchi ruoli.
Ad esempio sono sempre una mamma, ma lo sono in modo diverso.
A volte ci spaventa uscire dalla comfort zone perché pensiamo a uno stravolgimento totale, possiamo anche solo affacciarci, fare un giro fuori e pianificare le uscite in modo funzionale al proprio benessere tenendo conto di resistenze e spinte in eguale misura.
Esistono vantaggi con il passare del tempo
Sicuramente azzardare un simile passo risulta più difficile con l’avanzare dell’età.
La tendenza a osare di solito è inversamente proporzionale all’età anagrafica.
Superati i 50 anni cala drasticamente e si fa via via più flebile con i 60 o i 70
A rigor di logica più anni hai, più in teoria hai costruito, più ovviamente risulta difficile demolire e ricostruire.
Ma se è vero che da un lato possono essere minori le energie e il tempo a disposizione è anche vero che i numerosi vantaggi di un’età avanzata giocano a favore del tentativo di osare.
I vantaggi dell’età? Ebbene sì!
Io li sto scoprendo ogni giorno e ve li voglio elencare ed illustrare, ma siccome sono davvero tanti e affatto banali, ne parliamo la prossima volta
Vi aspetto!
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