Chi sono i migliori pianisti jazz italiani?
C’erano una volta Giorgio Gaslini ed Enrico Intra, grandi maestri italiani del pianoforte jazz. Hanno fatto scuola sia la raffinatezza di Gaslini, scomparso nel 2014 a 85 anni, compositore e arrangiatore che non disdegnava affatto di frequentare la musica “classica” sia lo stile e l’ecletticità di Intra, classe 1935 che è stato ed è pianista, compositore e direttore d’orchestra (storico e insolitamente popolare per il panorama del jazz italiano il suo felice sodalizio con il chitarrista Franco Cerri).
Dopo di loro, nel mondo dei grandi pianisti jazz è arrivato Franco D’Andrea, classe 1941, veterano dell’improvvisazione e artista sempre teso alla sperimentazione e alla ricerca dell’essenza più profonda del suono. Poi è stato il momento di Enrico Pieranunzi, Danilo Rea, Stefano Bollani che sono i nomi italiani celebri e celebrati nel mondo del pianismo jazz. Star, umanissime star. Diversi per stile, caratteristiche, tecnica, personalità eppure interpreti simbolo di una prolifica frequentazione dei tasti bianchi e neri che parte dal jazz per incontrare spesso altri mondi, che siano il repertorio classico, la canzone d’autore oppure le musiche del mondo.
Pieranunzi, romano, una passione per l’insegnamento, è pianista di sensibilità e raffinatezza inconfondibili, capace di conquistare un tempio del jazz come il Vanguard Village di New York (memorabili le sessioni discografiche “live” di quei concerti) e allo stesso tempo di incidere uno splendido disco dedicato alle Sonate di Domenico Scarlatti, monumento della musica barocca; di collaborare e aver collaborato con musicisti come Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron e di dedicare dischi alla musica di Duke Ellington come a quella di Claude Debussy. E a 70 anni compiuti, Pieranunzi, nel 2020 è stato nuovamente incoronato “musicista italiano dell’anno” dalla rivista Musica Jazz nella sua classifica Top Jazz.
Danilo Rea, classe 1957, è romano nel cuore, diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Santa Cecilia, dove ha insegnato jazz fino al 2017. Maestro dell’improvvisazione solista, è un jazzista con la melodia nell’anima e straordinari e assidui sono i suoi rapporti con la canzone. Dalla raffinata rilettura per piano solo o in trio dei Beatles, Mina o di Fabrizio De André, alla fortunata collaborazione con Gino Paoli.
Last but not least, l’istrione, poliedrico, funambolico e inarrestabile
Stefano Bollani che passa dal palco di Umbria Jazz o dell’Accademia di Santa Cecilia agli studi televisivi di Rai3. Da ragazzo studiò proprio con Franco D’Andrea e il suo padre musicale, il suo mentore è stato il mitico trombettista Enrico Rava. Compirà cinquant’anni il prossimo 5 dicembre eppure con i suoi ricci indomabili è il simbolo stesso della curiosità che un interprete può esprimere con le sette note e prova della forza trascinante che dieci dita possono avere sulla tastiera. Che suoni il jazz più puro, la bossanova brasiliana o la Rapsodia in blu di George Gershwin con la Filarmonica della Scala e Riccardo Chailly, oltre che un interprete di razza, è un divulgatore abilissimo e un intrattenitore brillante.
Meno noto al grande pubblico ma interprete che unisce tecnica impeccabile a forte carica emotiva è poi il pianista Antonio Faraò. E ci sono altre voci, altre mani: quella “neoclassica” di Roberta Di Mario e quella emozionale di Cesare Picco, vero narratore della tastiera, che ha appena pubblicato con Universal il suo ultimo disco The Last Gate.
Il fiuto di Paolo Fresu
Ma negli anni è emersa una generazione di interpreti del pianoforte, sempre più interessante. Il fiuto (anche) di talent scout di Paolo Fresu e della sua Tǔk Records ha favorito per esempio l’emergere di due gran talenti made in Sicilia, quello di Dino Rubino, nato nel 1980, pianista sì ma anche specialista di tromba e flicorno, che ha un nuovo progetto discografico in uscita proprio nel mese di marzo 2022 e di Sade Mangiaracina con i suoi echi sonori mediterranei e inconsueti. Sade la sua musica la suona, la compone e la arrangia. Dopo Le mie donne disco del 2018 tributo a figure femminili iconiche come Rosa Parks, Coco Chanel, Anna Frank, Malala Yousafzai, Frida Kahlo, ha dedicato il suo ultimo cd a un simbolo della lotta per i diritti umani: Nelson Mandela. Approfittiamo della “quota rosa” per ricordare l’antesignana del pianoforte jazz al femminile in Italia Rita Marcotulli che nella sua lunga fortunata carriera ha sempre coltivato una relazione speciale con il mondo del cinema.
Ovviamente non finisce qui, tra i migliori pianisti jazz emergenti del nostro paese vogliamo citare ancora Enrico Zanisi o Thomas Umbaca. L’elenco sarebbe lungo. Per fortuna giovani pianisti crescono…
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