Perchè si perde forza con l'età?
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La riduzione di forza e massa muscolare è comune in età “anziana”, ma non per questo un destino ineluttabile
Dopo i 60 anni si avverte un progressivo calo di massa e forza muscolare, sempre più accompagnato da una diminuzione della funzionalità e da una crescente fragilità – tanto più nelle donne spesso già colpite, nella fase post-menopausa, dall’osteoporosi, ma anche negli uomini con il calo del testosterone – interferendo con il passare del tempo con la qualità generale di vita.
E’ una cosa che succede a moltissimi anziani e che corrisponde a un cambiamento della composizione della materia muscolare – da magra a grassa o fibrosa – e a una concomitante degradazione proteica che negli anziani è più alta che nei giovani, ma, mentre nel passato la si è creduta un ineluttabile effetto dell’invecchiamento, la scienza oggi identifica diversi livelli di perdita di massa e funzionalità muscolare, da quelli comuni nell’invecchiamento fino alla conclamazione di una vera e propria patologia che ha nome sarcopenia.
In questo articolo parleremo di:
- Definizione di sarcopenia: tra sindrome comune dell’invecchiamento e patologia clinica
- Misurazione forza e massa muscolare
- Come si cura
- Come si previene
Secondo alcune statistiche la sarcopenia aumenterebbe il rischio fratture di 4 volte, tanto che il 44% dei pazienti anziani che incorrono in interventi di chirurgia ortopedica hanno sviluppato una condizione di sarcopenia. Il che spiega la grande attenzione che si è concentrata sulla prevenzione della patologia. Le fratture negli anziani infatti favoriscono complicanze che a lungo andare aumentano la morbilità e riducono gli anni di sopravvivenza. Nei casi più gravi, la degenza può portare alla formazione di piaghe da decubito che non guariscono facilmente anche a causa dello scarso apporto di proteine, dato in parte dall’alimentazione e in parte da una ridotta sintesi delle stesse negli organismi anziani.
Ma facciamo un po’ di chiarezza sulla fragilità tipica dell’età anziana e la condizione clinica di sarcopenia.
La fragilità in età anziana è comune ma diversa tra uomo e donna
Per comprendere cosa si intende con fragilità riferita agli anziani, e come questa si manifesta in modo diverso nei due generi, riprendiamo le parole della Professoressa Francesca Baglio, neurologa e tra gli autori dello studio “Differential Roles of Neural Integrity, Physical Activity and Depression in Frailty: Sex Related DIfferences” pubblicato su Brain Science
“Nelle donne la fragilità si associa spesso ad alterazioni del tono dell’umore, soprattutto alla depressione, che colpisce una donna over 70 su due e che, però, a sua volta è anche un fattore di rischio di altre condizioni neurologiche, come disturbi del sonno, deterioramento cognitivo e rallentamento neuropsichico.
Negli uomini, invece, osserviamo più spesso un indebolimento fisico: riduzione dell’attività fisica, sedentarietà e perdita sia dell’agilità, sia della resistenza allo sforzo, sia della forza muscolare. Insomma, possiamo parlare di un’affaticabilità crescente, che può essere valutata con scale specifiche. La riduzione dei livelli di attività fisica potrebbe poi spiegare un aumento di tutti i fattori di rischio cardiovascolari nella popolazione maschile. Negli uomini quindi gli interventi dovrebbero essere mirati soprattutto a stimolare l’esercizio fisico per recuperare livelli di attività persi o prevenirne l’ulteriore perdita. Tra l’altro, nel maschio stimolare l’attività fisica ha un impatto positivo anche sugli indici di integrità neurale. In generale, comunque, l’attività fisica aerobica e il ri-allenamento all’esercizio funzionano come un buon ‘fertilizzante’ per il cervello”.
Nella donna, come è noto, subentra una fragilità ossea con il crollo degli estrogeni in menopausa che spesso conclama in osteoporosi. Ma le donne non sono immuni dalla perdita di forza e massa muscolare che pure caratterizza soprattutto gli uomini e che, superati certi livelli, degenera in sarcopenia.
Cos’è la sarcopenia e come si identifica
La sarcopenia è dunque una perdita di massa muscolare associata alla perdita di forza, normalmente in età anziana e/o in condizioni di dismetabolismi o infiammazione, come stress ossidativo o inflammaging. In realtà questo progressivo calo inizia già a 30-40 anni e gradualmente continua fino alla vecchiaia. Dai 30 ai 60 anni, secondo le stime, questo processo porta a perdere circa 0,25 kg di muscolo all’anno e a mettere su 0,5 kg di grasso nello stesso periodo. Mediamente, quindi, in tre decadi si perderebbero 7,5 kg di massa magra, guadagnando invece 15 kg di massa grassa.
Esistono però persone per le quali questo processo assume un’accelerazione patologica incorrendo in una vera e propria condizione clinica, la sarcopenia, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2016. La letteratura medico scientifica su questa patologia però è troppo recente per essere universalmente condivisa e così i parametri per la misurazione dei fattori che ne determinano la fase clinica. Di fatto si tratta di misurare la quantità di massa muscolare e la sua qualità (funzionalità o forza); ma, mentre per valutare quest’ultima è sufficiente un dinamometro, per misurare la massa servono sistemi più complessi, come risonanza magnetica o TAC, oppure altre metodiche, come l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA) o la bioimpedenziometria (BIA).
Come si previene la sarcopenia?
Di fatto quello che succede con l’invecchiamento è una graduale sostituzione della massa magra (muscolo) con massa grassa e fibrosa. Molti fattori sono alla base della perdita di muscolo, ormonali, per esempio, ma anche infiammatori e persino alcune malattie, come molti tumori specie nell’area dello stomaco e del collo, o dismetabolismi che riducono la capacità di inibire la scissione delle proteine dopo i pasti e aumentano il consumo di aminoacidi da parte del fegato e del tubo digerente, riducendo la quantità destinata alla muscolatura che pure ne avrebbe bisogno.
La prevenzione, ancora una volta, passa dalla consapevolezza della necessità di costruirsi negli anni di vita adulta un consistente capitale biologico, curando appunto gli stili di vita che hanno un più stretto rapporto con la quantità e la qualità dei muscoli. Ma anche rifiutando l’automatismo, in età più avanzata, mi muovo male, quindi sto fermo. La sarcopenia può addirittura intervenire in seguito a patologie gravi che impongono lunghi periodi di immobilità, quindi di nuovo – in caso di percezione di maggiore debolezza muscolare – non evitare l’esercizio ma combinarlo in modo corretto: parzialmente aerobico o di endurance (come per esempio camminare all’aria aperta) e parzialmente di resistenza, con piccoli pesi che aiutino a ricostruire massa muscolare. Alcuni studi proverebbero che allenamenti di forza in anziani sarcopenici della durata di 8-12 settimane aumentano la forza massima degli arti inferiori, aumentano la massa magra e riducono il grasso intramuscolare della coscia (Gabriel DA, Kamen G., Frost G.). Ma la combinazione di endurance e forza è il modo migliore di prendersi cura della propria massa muscolare.
Gli individui più esposti sono pertanto anziani sedentari, con scarso apporto proteico e di vitamina D, affetti da malattie croniche e/o fumatori.
I sintomi della sarcopenia
Al di là di un percepibile degrado muscolare, con perdita di massa, si possono verificare:
- difficoltà di deambulazione;
- fatica muscolare, tanto più che la perdita di una specifica funzionalità muscolare tende a distribuire lo sforzo su altre parti della muscolatura del corpo;
- perdita di forza dovuta alla sostituzione della massa magra con massa grassa (fibrosi) il che implica un enorme cambiamento nel metabolismo muscolare.
Come si cura?
Non esistono farmaci per la sarcopenia. Ma, come ci siamo ormai abituati ad osservare in questa rubrica sulla medicina della longevità, gli stili di vita possono fare molto, in attesa che gli studi confermino ipotesi di correzione di eventuali squilibri ormonali, come un deficit di testosterone negli uomini, o di intervento su particolari meccanismi che regolano la muscolatura, come gli inibitori della miostatina.
Ancora una volta l’esercizio fisico è la migliore medicina, meglio se all’aria aperta così che la luce solare inneschi la produzione di vitamina D, un ormone apparentemente coinvolto nel mantenimento del benessere muscolare. Ma anche anche l’alimentazione che deve assicurare sufficiente apporto di proteine spalmato durante i pasti della giornata e un’eventuale integrazione di amminoacidi essenziali, vitamina D e creatina.
Gli studi futuri potrebbero anche confermare l’efficacia dell’urolitina A, assunta sotto controllo medico, contro l’indebolimento muscolare legato all’invecchiamento o all’insorgenza di patologie croniche.
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