Per vestirsi con stile, bisogna fotografarsi

Di Matteo Osso

Matteo Osso

Matteo Osso, studioso di moda, stylist, presentatore radiofonico e televisivo. Nei suoi articoli taglienti morde i costumi e nella sua rubrica insegnerà in maniera ironica, come gli si conviene, a vestirsi in maniera personale rispettando il proprio corpo e la propria visione del mondo

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Per vestirsi con stile, bisogna fotografarsi

Care Cocooners, il titolo di questa rubrica vuole essere spunto di onesta auto analisi e non semplice sagace gioco di parole.

Essere “sciura” in milanese implica una serie di caratteristiche d’animo oltre che estetiche, che si riassumono sostanzialmente nell’aver abdicato al trono dell’autostima in favore di una più comoda ma meno emozionante vita da auto di lusso parcheggiata in garage. Ebbene, se per le nostre mamme questo poteva essere un punto d’arrivo, per la nostra generazione deve essere uno spauracchio, a meno che essere sciura non sia una scelta consapevole, e allora siete fritte. Attenzione però: fuggire dal cliché da sciura non vuol dire incaponirsi a voler fare l’eterna trentenne fatalona; men che meno vuole essere un incoraggiamento a diventare una baraccona che reitera i look della passata gioventù in una sorta di infinito “giorno della marmotta” nell’armadio. Dunque, andiamo per ordine: innanzitutto il confronto con le generazioni giovani deve essere onesto e orgoglioso. Se avete figlie o nipoti studiatele ma non copiatele. Essere moderne significa soprattutto essere coerenti: alcuni trend possono essere d’ispirazione come i giochi di volumi, i colori o gli accessori, ma tutto deve essere poi tradotto in una chiave adulta, consapevole delle circostanze e delle opportunità. Non vogliamo, tanto per parlare chiaro, fare la fine di una delle più grandi pop star della scena musicale che, incapace di convivere con l’idea che la sua stessa figlia potesse fiorire di una fioritura più brillante della sua, si è lentamente trasformata in una creatura che anziché suscitare formicolio alle gonadi maschili, sveglia l’interesse degli antropologhi… Quindi, mossa n. 1: foto in intimo davanti allo specchio. Attenzione: dico e sottolineo foto, perchè guardarsi allo specchio e basta, non basta. L’occhio tende per natura a focalizzarsi su ciò che trova gradevole, indulgendo bonariamente sui difetti. La fotografia, invece, è onesta. E guardando quella possiamo trovare verosimilmente il punto di vista che il mondo ha di noi.

Pancia, fianchi, seno o braccia, non ci sono caratteristiche che non possano essere gestite e valorizzate. Non c’è un corpo giusto e uno sbagliato, ci sono vestiti giusti oppure sbagliati e soprattutto pregiudizi e preconcetti che determinano scelte giuste o sbagliate.

La nostra missione, da qui alla prova costume, sarà scardinare pregiudizi e preconcetti per capire come tirare fuori il meglio, senza scivolare sul drammatico territorio del “com’era verde la mia valle”. Non è sempre primavera, ma anche l’autunno ha i suoi estimatori. Alla prossima.

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