Pensione minima, integrazione al minimo e assegno sociale
Cosa vuol dire pensione minima e cosa invece integrazione al minimo e quali sono le regole vigenti. Pensione minima e assegno sociale sono la stessa cosa?
La pensione minima è un valore che cambia di anno in anno grazie alla rivalutazione annuale in base all’andamento del costo della vita e costituisce il limite pensionistico minimo. Per il 2024 l’importo che funziona quale parametro di sopravvivenza è di 598,60 euro, cui si aggiunge un aumento transitorio del 2,7%, deciso dal Governo per l’anno in corso, che porta la cifra totale a 614,77 euro.
Tutti i trattamenti pensionistici che non raggiungano i 598,60 euro hanno diritto a un’integrazione (integrazione al minimo) che li porti almeno a questo importo che diventa quindi la pensione minima vitale garantita a tutti i cittadini italiani e non, residenti in Italia da almeno 10 anni. A fine 2024 verrà confermata o modificata (verosimilmente al rialzo) la rivalutazione annua che ha portato l’assegno minimo a 598,60 ed eventualmente conguagliato.
Sono soggette a integrazione tutte le prestazioni previdenziali, compresa la pensione di reversibilità, ad eccezione della pensione supplementare e delle pensioni esclusivamente contributive (per lavoratori che hanno iniziato a contribuire dal gennaio 1996) o anticipate con ricalcolo contributivo, salvo Opzione Donna che mantiene il diritto di integrazione al minimo.
Questo significa che salvo eccezioni come Opzione Donna, il nuovo sistema di calcolo contributivo non prevederà in futuro un’integrazione al minimo.
Limiti reddituali per l’integrazione al minimo
L’integrazione fino a 598,60 euro si ha solo entro certi limiti reddituali individuali o coniugali e in base alla data di decorrenza della pensione. In casi di redditi superiori ai limiti ma inferiori comunque a certe soglie si matura il diritto a un’integrazione parziale.
- Pensionato single: se il pensionato non è sposato o è separato, il limite di reddito nel 2024 per avere diritto all’integrazione piena è di 7.781,93 euro. Se il reddito individuale è superiore, ma inferiore a 15.563,86 euro, è prevista l’integrazione parziale. Oltre, non spetta alcuna integrazione.
- Pensionato coniugato: se il pensionato è sposato, per stabilire il diritto all’integrazione al minimo vengono considerati i redditi coniugali – ma solo per le pensioni che abbiano avuto decorrenza successiva al 1994 e in questo caso si devono rispettare due condizioni:
-
- reddito annuo individuale del beneficiario non superiore ai 15.563,86;
- redditi coniugali non superiori a 4 volte il trattamento minimo del 2024, ovvero al massimo 31.127,72 euro
Solo per chi è andato in pensione nel 1994, il limite di reddito coniugale è pari a 5 (anziché 4) volte il trattamento minimo (nel caso specifico quindi al massimo 38.909,65 euro all’anno) e in questo caso l’importo di integrazione al minimo spettante, rispetto al reddito conseguito, è il minore che risulta dal confronto tra il reddito individuale e quello coniugale.
Non entrano nel calcolo dei redditi massimi:
- i redditi esenti da Irpef: pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia, ecc.
- la pensione stessa di cui si chieder integrazione al minimo
- il reddito costituito dalla casa in cui si abita
- TFR e altri arretrati soggetti a tassazione separata.
A questo link trovate un articolo di PMI.it con le cifre esatte di riferimento.
Assegno sociale: cos’è e chi ne ha diritto
Molti confondono la pensione minima con l’assegno sociale, che invece è destinato solo a chi non avrebbe diritto a una pensione pubblica non avendo mai contribuito, come per esempio moltissime donne casalinghe o i caregiver familiari.
L’importo, già rivalutato provvisoriamente come peraltro per la pensione minima, è di 534,40 euro mensili e sostituisce la vecchia pensione sociale, quindi matura dopo il compimento dell’eta di pensione di vecchiaia a 67 anni. L’assegno sociale è esente da trattenute fiscali (IRPEF) e spetta ai cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo.
L’assegno sociale viene corrisposto in forma piena a persone non coniugate senza reddito e a persone coniugate con reddito familiare inferiore a 6.947,20 euro (importo annuo dell’assegno stesso), e in forma ridotta a persone non coniugate con reddito inferiore a 6.947,20 euro e a persone coniugate con reddito familiare compreso tra 6.947,20 e 13.894,40 euro (due volte l’importo annuale dell’assegno). I limiti reddituali vengono anch’essi rivalutati di anno in anno, come si evince dallo schema che segue.
(Fonte: LeggiOggi)
In sintesi
La legge italiana prevede un reddito pensionistico minimo che per il 2024 è pari a 598,60 euro, importo cui il Governo, per l’anno in corso, aggiunge un +2,7% transitorio. Le pensioni che dovessero risultare inferiori vengono integrate dallo Stato italiano al minimo vitale di 598,60 euro.
La legge prevede anche un assegno sociale offerto a tutti i cittadini italiani, comunitari ed extra comunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo che non avrebbero diritto a pensione per non aver mai contribuito. Per il 2024 l’importo dell’assegno sociale è di 534,40 euro.
In entrambi i casi – integrazione al minimo e assegno sociale – si ha diritto alla prestazione piena o parziale a seconda delle condizioni di reddito personale o coniugale.
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