Nuove abitudini di R.C. Sherriff
Cosa si prova quando arriva il momento di andare in pensione? Prova a raccontarlo il nuovo romanzo di uno scrittore inglese amatissimo
“Ho un cervello sano e lucido; una salute salda e costante, e non coltivo illusioni. So benissimo di non essere un genio, ma è meglio così. Se il genio fosse destinato a divampare a cinquantotto anni, probabilmente riceverei un attestato. La via da seguire è chiarissima: invece di dilettarmi di hobby asfittici, con il deprimente scopo di ammazzare il tempo, sceglierò una meta, un fine potente, gli dedicherò tutta la mia intelligenza e ogni grammo di entusiasmo e mi farò strada verso la fama”.
Il signor Baldwin non ha molti dubbi: arrivato il momento di andare in pensione dopo 40 anni di onorato servizio in una compagnia di assicurazioni nella City, è fermamente deciso a non arrendersi passivamente alle ombre del viale del tramonto ma a piegare il tempo che gli si spalanca davanti a nuove, eccitantissime avventure. È per questo che i suoi colleghi gli hanno regalato un orologio, per segnare ore finalmente libere dalla routine lavorativa e pronte a essere godute fino in fondo, no? Sul treno che lo riporta a casa dalla sua amata moglie Edith e da tutte le luminose opportunità che sembrano schiudersi sotto i suoi occhi, il signor Baldwin sorride tra sé e diventa l’immagine esatta di chiunque si trovi, o si sia trovato, al suo posto, pronto a mordere il terzo tempo della sua vita senza lasciarsi sopraffare da noiosi luoghi comuni. Perché il suo destino, come quello di tutti, non aspetta altro che di essere costruito.
Il signor Baldwin è il protagonista scelto da un romanziere sagace per tratteggiare, ancora una volta, la sua idea di quotidianità con una mano delicata e suggestiva, talmente lieve da renderla simile a un acquerello. Lo firma Robert Cedric Sherriff a cui si deve l’ennesimo, meraviglioso tributo alla normalità e alla sua forza rivoluzionaria racchiuso nel suo “Nuove Abitudini”, un vero e proprio gioiello pubblicato nel 1936 e proposto oggi da Fazi Editore.
“Era molto piacevole avvertire attorno a sé il lieve alito del tempo libero, ma non si sentiva del tutto a suo agio. La sera prima aveva chiuso la porta sul passato e rivolto il viso verso il futuro, ma quella mattina stava cominciando a scoprire che la porta si incurvava in malo modo, e le cose che aveva avuto intenzione di chiudere fuori si stavano insinuando attraverso le fessure.”
Che non sia sempre facile, però, è evidente. Il giardino al quale, come ogni buon inglese che si rispetti, il signor Baldwin vuole badare è un quadrato di terreno poco fertile e quasi mai baciato dal sole. La sua ambizione di diventare uno storico regalando alla comunità locale nuove, affascinanti scoperte – fossero anche un modo più semplice di raccontare gli eventi del passato– si scontra con il disinteresse comune che lo relega in un angolo insieme ai suoi sogni di gloria. Le diatribe con la fida domestica Ada e il malcelato fastidio con cui la moglie tollera la sua invadente presenza contribuiscono a spostare pericolosamente gli equilibri raggiunti nel tempo e a travolgere ogni cosa. Perché anche gli incastri più collaudati possono, in un attimo, rivelarsi fallimentari. E allora la soluzione è una sola, quella cioè di trovare altre sane, nuove abitudini e reinventare, giorno dopo giorno, un inizio diverso e ricco di stimoli.
È la vita messa a nudo con eleganza e ironia a brillare in pagine godibilissime che spiano, senza troppo ritegno, la bellezza di saper maneggiare la quotidianità e di non smettere mai di ritrovarne il piacere. La penna di R.C.Sherriff diventa così strumento per invitare il lettore -di qualsiasi epoca, dal momento che, vi assicuro, non si avverte la distanza temporale tra il presente e la vicenda narrata – a godere del suo tempo, qualunque esso sia. Perché non è mai tardi per approfittare di tutte le sfumature della propria esistenza.
“I momenti migliori ci travolgono così all’improvviso che l’aspettativa non ha la possibilità di annacquare il piacere della realtà e passano così in fretta che nemmeno la realtà ha la possibilità di scavare i suoi buchi sgradevoli nei ricordi che restano”.
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