Nino Manfredi: l'altro volto della commedia all'italiana
La commedia all’italiana ha avuto molti esponenti a partire dagli anni 60: Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, per un po’ anche Marcello Mastroianni e infine lui, Saturnino Manfredi, detto Nino.
Un attore al di sopra dei cliché
Rispetto ai suoi colleghi, è sempre rimasto un po’ defilato, forse un po’ per motivi legati alle sue origini umili (la famiglia aveva radici contadine) riscattate orgogliosamente con una laurea in giurisprudenza, anche se non esercitò mai nessuna professione legata a questi studi, forse per timidezza che qualcuno ha anche scambiato, talvolta, per arroganza. Se Sordi è sempre stato perseguitato dalle voci sulla sua tirchiaggine (smentita numerose volte da altri attori), se Ugo Tognazzi conviveva con le voci sulla sua voracità, sia in campo culinario che in quella sentimentale, se Gassman veniva considerato carismatico, ma snob e persino misogino, Manfredi è riuscito nell’intento di attirare simpatie da parte di tutti. Ecco, qualcuno lo ha definito troppo prudente, soprattutto nei riguardi della chiesa cattolica, cosa che forse negli anni 70, all’inizio della rivoluzione sessuale, ma anche degli stravolgimenti drammatici che in seguito ebbero luogo, poteva rappresentare una macchia per un attore, ma di fatto, non si hanno notizie di nomee o soprannomi particolari.
In compenso è stato un attore prolifico che avrebbe potuto vivere tutta la sua vita sul palscoscenico o davanti alla cinepresa. Da che iniziò a recitare negli spettacoli della parrocchia di origine, Nino Manfredi non si è mai fermato, dopo la laurea.
Gli anni 60 e gli anni 70
Se gli anni 60 la carriera di Manfredi è caratterizzata dalla partecipazioni a commedie che, per l’appunto, gli valsero l’inserimento nel dream team della commedia all’italiana, gli anni 70 corrispondono a una virata verso film melodrammatici e malinconici. E’ il 1972, quando interpreta il film diretto da Damiano Damiani Girolimoni, il mostro di Roma, nel ruolo di un uomo ingiustamente accusato di pedofilia e violenza sessuale.
Subito dopo, nel ’73 interpreta un emigrante italiano in Svizzera nel film amaro Pane e cioccolata, dove incarna il ruolo dell’intruso in un paese che non lo accetta e lo denigra. In C’eravamo tanto amati recita nei panni di un portantino idealista e ne In nome del Papa Re, interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che, in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta.
La pubblicità
Nino Manfredi è ricordato per moltissimi film e per trasmissioni televisive. un attore completo che si è misurato, dando un valore aggiunto, anche con la pubblicità. Per moltissimi anni è stato il testimonial nella pubblicità del caffé Lavazza (dal 1977 al 1993: uno degli endorser più longevi nella storia della pubblicità italiana) passata letteralmente alla storia del costume, oltre che della pubblicità, non solo perché creata dal mago dell’advertising Armando Testa, ma anche perché come con il suo “fusse che fusse la volta buona”, modo di dire inventato da uno dei personaggi dell’attore che entrò nella lingua italiana, anche il pay off ” Più lo mandi giù, più ti tira su” per anni ha costituito un tormentone linguistico che rendeva l’attore e il brand riconoscibilissimi.
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