Mostre in città a gennaio: ecco quali sono le migliori da visitare a Roma, Milano e TorinoMostre in città a gennaio: ecco quali sono le migliori da visitare a Roma, Milano e TorinoMostre in città a gennaio: ecco quali sono le migliori da visitare a Roma, Milano e Torino
Iniziamo il 2025 augurandovi un buon anno ed offrendovi la nostra selezione delle migliori mostre da visitare a Roma, a Milano ed a Torino.
L’apertura della Porta Santa a San Pietro il 24 dicembre 2024 ha dato l’avvio al Giubileo 2025 che rappresenta un’occasione speciale non solo per la Chiesa, ma anche per tutta la città di Roma.
Gli eventi culturali ed artistici previsti per l’Anno Santo sono iniziati con una mostra importante, Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona, allestita ai Musei Capitolini, che, proprio in occasione del Giubileo, ha portato a Roma, dal 26 novembre 2024 fino al 30 marzo 2025, sei capolavori di artisti di fama mondiale: Tiziano, Crivelli, Lotto, Guercino e Ciccarello. Sono tutte opere di carattere religioso, realizzate tra il XV e il XVII secolo e provenienti dalla Pinacoteca Podesti di Ancona.
Questa esposizione è un’occasione da non perdere, proprio perché dà ampio rilievo alla sacralità ed all’importanza dell’arte adriatica del ‘500, che finora non è stata adeguatamente valorizzata.
Protagonista assoluta della mostra è indubbiamente la maestosa Pala Gozzi di Tiziano Vecellio (1520). Il quadro di ampie dimensioni (alto circa tre metri e largo due) è un vero capolavoro di grande impatto emotivo. I personaggi sembrano emergere dallo sfondo grazie alla luce che li illumina ed alle sfumature abbaglianti che ne modellano i corpi.
La composizione, fortemente teatrale, ha un’impostazione piramidale, sulla cui sommità è dipinta la Madonna con il Bambino, seduta tra le nubi e circondata da una calda luce dorata, i cui riflessi illuminano la parte inferiore del quadro. Qui emergono le gigantesche figure di S. Francesco e di S. Biagio, che indica la Madonna al ricco mercante Alvise Gozzi, colui che aveva commissionato la pala.
“Il tempo del Futurismo”: una grande mostra alla Gnam di Roma
Una grande mostra è ospitata a Roma, alla GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: Il tempo del Futurismo, visitabile fino al 28 febbraio 2025. Quattromila metri quadri, ventisei sale, circa trecentocinquanta tra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, oltre a un centinaio fra libri e manifesti: sono numeri importanti per una mostra che non ha precedenti.
E’ un’occasione imperdibile per conoscere lo spirito innovativo e rivoluzionario del Futurismo, un movimento letterario, culturale, artistico ed anche la principale avanguardia italiana.
Fondato nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo, come si evince dal nome, ha scardinato le certezze, per proiettare il mondo verso il futuro, all’ insegna dell’attivismo, del dinamismo e della velocità. I Futuristi sono stati sbeffeggiati, derisi, eppure hanno sempre sostenuto le loro idee rivoluzionarie.
Quelle idee si sono tradotte in arte nel rifiuto dei modelli artistici tradizionali. Nel Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910 i futuristi, infatti, inneggiarono ad una pittura in grado di rendere i concetti moderni della velocità e del progresso.
In mostra ci sono delle opere preziose come la Lanterna ad arco di Giacomo Balla (proveniente dal Moma di New York), realizzata tra il 1909 ed il 1911.
E’ un dipinto ad olio su tela che rappresenta un lampione che brilla nella notte, emettendo una intensa luminosità che si diffonde a raggiera. Raffigurando un oggetto banale ed una luna in secondo piano, in parte coperta dai raggi della luce elettrica, Balla ha voluto dimostrare che anche la luce elettrica può essere suggestiva come un chiaro di luna.
Altre opere, come la Velocità d’automobile sempre di Balla, in cui il movimento è rappresentato dalla successione dinamica delle sagome della vettura, dialogano con la Fiat Record Chiribiri del 1913, con la Maserati di Tazio Nuvolari o con l’idrovolante Macchi Castoldi Mc 72, con cui il pilota Francesco Agello raggiunse, nel 1934, il record mondiale di velocità per idrocorsa.
Queste macchine, nell’esposizione romana, non sono solo i simboli della potenza e del dinamismo moderno, tanto celebrati dai futuristi, ma sono soprattutto l’espressione di un mondo in cui la velocità era diventata una nuova dimensione esistenziale.
Nella mostra, ovviamente, sono presenti le opere dei fondatori del movimento, Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini, che creano un percorso di continui rimandi tra arte e scienza e tra presente e futuro.
Il tempo del Futurismo è un’esposizione molto coinvolgente, in cui il visitatore può passare dalla contemplazione all’immersione grazie a due installazioni sitespecific di Magister Art e di Lorenzo Marini, che permettono di vivere un’atmosfera simile a quella contemporanea, creata dalle innovazioni tecnologiche, a cominciare dall’Intelligenza artificiale.
Perché allora non prenotare subito il biglietto, per regalarsi nuove e stimolanti esperienze?
Viaggio nella Pop Art a Roma
La Vaccheria, uno spazio espositivo nel cuore dell’EUR, ospita la mostra, a ingresso gratuito, intitolata Viaggio nella Pop Art: un nuovo modo di amare le cose, visitabile fino al 31 marzo 2025.
Con circa 200 opere di 45 artisti italiani e internazionali, l’esposizione vuole raccontare la Pop Art, un movimento artistico anticonformista e popolare.
L’iter espositivo si snoda dai protagonisti della Pop Art americana, come Andy Warhol (con opere iconiche, per esempio, Liza Minnelli e Cow), Roy Lichtenstein (con Sunrise, Shipboard Girl) e Robert Rauschenberg (con Sky Rite), ai fondatori della Pop Art romana della Scuola di piazza del Popolo, come Franco Angeli ( in mostra con Olimpico e Olimpico svastiche), Tano Festa con i suoi dipinti monocromi e Mario Schifano, fino ad arrivare al New Pop.
Del New Pop sono presenti numerose opere di artiste, come le Nana dansant di Niki De Saint Phalle, caratterizzate da una sensuale esplosione di vita e di femminilità, oppure come le opere ironiche di Ludmilla Radchenko, oppure le sculture in metallo di Annalisa Benvenuti.
Sono artisti diversi, ma tutti uniti dalla volontà di trasmettere un’emozione attraverso l’esplosione di colori vivaci, espressione della vitalità e del dinamismo.
Futurismo e Graffitismo in mostra a Milano
Anche a Milano il Futurismo è protagonista di un iter espositivo allestito alla Fabbrica del Vapore fino al 23 marzo 2025.
Questa mostra, Visions in Motion – Graffiti and echoes of Futurism, si distingue per un approccio inedito ed inaspettato che unisce due movimenti, lontani cronologicamente e geograficamente, ma che solo apparentemente sembrano divergenti: il Futurismo italiano di inizio 900 ed il Graffitismo newyorkese della fine degli anni ’70.
Attraverso varie sezioni, la mostra vuole, infatti, dimostrare, le corrispondenze tra due movimenti, che, pur nati in contesti diversi, hanno rotto entrambi con il passato, hanno condividono la stessa concezione del futuro come un’energia continua, hanno rivoluzionato il concetto stesso di arte, ridefinendone i mezzi espressivi, ed hanno trasmesso, attraverso la creatività, la velocità ed il dinamismo dell’epoca, diventando testimoni del proprio tempo.
Nella mostra milanese lo spirito modernista e tecnologico del Futurismo dialoga così con quello ribelle del Graffitismo attraverso più di 150 opere di pittori italiani, tra cui Balla, Depero, Boccioni, Sironi e Prampolini, e di artisti americani, come i “pionieri” Basquiat, Haring, Crash e la prima artista donna del Graffitismo, Lady Pink.
Niki de Saint Phalle al Mudec di Milano
Al Mudec di Milano una mostra racconta, in otto sezioni, la vita artistica di Niki de Saint Phalle (1930 – 2002), un’artista franco-americana conosciuta per le sue grandi e colorate Nanas. Nel nostro Paese, in particolare, è famosa per aver progettato il colorato parco artistico, il Giardino dei Tarocchi, a Capalbio, ispirato al Parco Guell di Gaudí.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation e visitabile fino al 16 febbraio 2025, espone 110 opere, oltre ad una selezione di eleganti vestiti della Maison Dior, che ricordano il passato di modella dell’artista.
Niki de Saint Phalle era una donna sensibile ed inizialmente fragile, con un passato di dolore, da cui ha saputo risollevarsi grazie all’azione terapeutica dell’arte.
A questo proposito sono emblematici i suoi Tiri degli anni ’60, di cui sono presenti numerosi esempi nelle prime sezioni della mostra. L’artista sparava con la carabina su dei rilievi di gesso, dove erano posizionati dei sacchetti di colore che con l’esplosione si spandeva sul bianco del gesso.
Niki de Saint Phalle “sparava” contro il suo passato di dolore, ma anche contro la violenza della guerra fredda, contro le convenzioni sia sociali, che artistiche e “sparava” contro le discriminazioni di genere che ostacolavano la libertà delle donne, confinate nei ruoli e nei modelli imposti dalla società.
Proprio dalla volontà di combattere gli stereotipi di genere sono nate, agli inizi degli Anni Settanta, le famose Nanas, poderose sculture di donne, dai colori vivaci, prosperose e danzanti.
La mostra vuol far risaltare anche l’impegno sociale di de Saint Phalle con opere non solo in difesa dei diritti femminili, ma anche a sostegno dei malati di AIDS.
L’occasione di vedere l’opera di Niki de Saint Phalle al Mudec di Milano diventa ancora più importante, perché nello stesso periodo si può ammirare all’Hangar Bicocca le opere di Jean Tinguely, suo secondo marito. Jean e Niki hanno lavorato individualmente sulle proprie opere, ma sono stati sempre uniti in una comunanza di intenti che rese le opere dell’uno complementari a quelle dell’altra.
L’Art Brut a Milano
Se avete sentito parlare spesso di Art Brut e desiderate conoscerla, la mostra Dubuffet e l‘Art Brut, l‘arte degli outsider, al Mudec di Milano fino al 16-2-2025, fa al caso vostro. Avrete, infatti, l’occasione di scoprire la potenza espressiva di questa arte rivoluzionaria che ha ispirato molti artisti contemporanei.
L’Art Brut, teorizzata dall’artista e teorico francese Jean Dubuffet, è una forma d’arte rivoluzionaria che non si preoccupa delle convenzioni. E’ un’arte “grezza”, “bruta”, esito di un’ espressione artistica incontaminata e spontanea. E’ “l’arte degli outsider”, persone che, senza una formazione artistica accademica, da autodidatti e da individui spesso ai margini della società, esprimono i propri impulsi in modo libero e spontaneo, utilizzando materiali semplici e soprattutto non tradizionali.
Dubuffet iniziò a collezionare opere di artisti non professionisti, lontani sia dall’arte tradizionale, sia dalle avanguardie. Questa raccolta, donata alla Città di Losanna nel 1971, costituisce il nucleo storico della Collection de l’Art Brut di Lausanne, che oggi è arrivata a possedere ben oltre 70.000 opere.
Dal museo svizzero provengono più di 70 opere esposte a Milano, tra cui alcune che appartengono alla raccolta storica, come le magnifiche opere di Aloïse Corbaz e di Adolf Wölfli, i maggiori rappresentanti svizzeri dell’Art Brut, insieme alle sculture di Émile Ratier ed ai dipinti di Carlo Zinelli (l’autore italiano d’Art Brut più celebre).
Un aspetto interessante della mostra è rappresentato dal fatto che ha dato voce alle diverse forme di cultura e di arte nel mondo. In due sezioni, infatti, vengono presentate delle opere provenienti dai cinque continenti, il cui focus è legato alle tematiche delle credenze e del corpo. In queste opere gli autori di Art Brut si sono interrogati sull’essere, sulla vita, sulla morte, sul destino individuale e sul significato del corpo. Ne sono usciti delle interpretazioni veramente interessanti anche sul piano psicologico e filosofico.
Mary Heilmann e Maria Morganti in mostra alla GAM di Torino
Dopo l’esposizione sull’artista impressionista Berthe Morisot, la GAM, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, completa la trilogia di tre artiste internazionali con due mostre, visitabili fino al 16 marzo 2025, dedicate a Maria Morganti (Milano, 1965) ed a Mary Heilmann (California, 1940).
La mostra su Maria Morganti, è un’ampia retrospettiva che raccoglie le opere realizzate dall’artista tra il 1988 e il 2024. Il suo lavoro si traduce in una sorta di diario cromatico: nella mia pratica ho messo al centro l’esperienza del colore inteso come traccia e sostanza dell’esistenza. Le mie opere sono sedimentazioni di tempo che portano in sé il senso di una perenne trasformazione.
Alla GAM viene riprodotto lo studio di Maria Morganti e diventa esso stesso un’opera intitolata luogogesto. Al suo interno troviamo il Sedimentario, la Diarioteca, il Quadro Infinito, una tela che Morganti realizza dal 2006 in un processo senza fine. La pittura è, infatti, per l’artista un insieme di colori e di gesti che testimoniano lo scorrere infinito del tempo.
La mostra dedicata a Mary Heilmann, una delle più influenti pittrici astratte contemporanee, attraverso circa sessanta opere, documenta l’evoluzione del linguaggio pittorico dell’artista, influenzato prima dalle geometrie analitiche del minimalismo degli anni ‘70 e poi dallo spirito di ribellione e di anticonformismo della Beat Generation. Heilmann si distingue, infatti, per il suo approccio alla pittura spesso eterodosso e dissidente.
Le opere esposte offrono un ampio sguardo sul suo modo giocoso di accostarsi all’astrazione e presentano i suoi temi autobiografici, come China Town (1976), dedicato al primo quartiere dove Heilmann ha abitato a New York o come Road Trip del 2011 e Crashing Wave del 2011, ispirati dai lunghi viaggi in auto o dal colore verde-turchese delle onde del mare della California.
William Blake alla Reggia di Venaria
Nella magnifica reggia di Venaria Reale, una delle residenze sabaude, alle porte di Torino, è ospitata la mostra Blake e la sua epoca- Viaggi nel tempo del sogno, che chiude la trilogia dedicata al Romanticismo inglese, iniziata con le mostre su Constable e Turner degli anni scorsi.
La mostra, visitabile fino al 2 febbraio 2025, presenta 112 opere di William Blake (1757-1827), provenienti dalla prestigiosa Tate di Londra. Questi lavori sono esposti accanto a quelli degli artisti che più lo hanno influenzato, come Henry Fuseli, Benjamin West e John Hamilton Mortimer.
William Blake, pittore e poeta, è stato considerato il più grande visionario e mitologo del primo romanticismo. Caduto il mito illuministico della ragione, i romantici si ispirarono al sentimento ed erano attrattati da tutto ciò che appariva irrazionale, ignoto, misterioso. Tra l’altro proprio in Inghilterra furono teorizzate le categorie estetiche del sublime. Se il bello classico suscita un piacere positivo, per i romantici esisteva anche un piacere che derivava da un turbamento. Il sublime era per loro ciò che impressionava e che spaventava, ma che proprio per questo motivo, colpiva ed attraeva.
Ecco perché quello di Blake è un mondo immaginario fatto di demoni, di creature grottesche, spaventose, con corpi contorti che esprimevano l’angoscia ed il tormento. Le sezioni tematiche dell’esposizione come Incantesimi, Creature fantastiche, Orrore e Pericolo, Gotico, Uno sguardo romantico al passato, Satana e gli Inferi, mostrano, infatti, i diversi aspetti dell’immaginazione di Blake e degli artisti del suo tempo che interpretavano il nuovo gusto per ciò che è sconvolgente.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.