Minimalismo come stile di vita
Oggi il minimalismo è tornato di tendenza, complice anche l’amara esperienza del Covid 19 che ci ha spinto a ripensare al valore dell’esistenza ed a ricercare modalità di vita che ci facciano ritrovare un po’ di serenità.
L’ odierna società occidentale è incentrata sull’apparire e fa veicolare il messaggio che l’apparenza sia uguale alla sostanza.
Nell’attuale contesto storico, in cui ciascuno di noi deve continuamente essere al meglio ed avere sempre di più, il minimalismo si pone contro corrente, guardando in modo critico a tutto ciò che può diventare un appesantimento sul piano emotivo e su quello pratico. Spesso siamo così impegnati anche nel soddisfare le aspettative degli altri, che alla fine ci dimentichiamo l’essenziale: piacere a noi stessi.
In una società dell’eccesso si avverte sempre di più il bisogno di puntare all’essenziale contro l’apparenza ed alla serenità contro l’esuberanza e di impegnarci solo per ciò che è veramente importante.
Origine del minimalismo
Il minimalismo o minimal art è un movimento che negli anni sessanta ha apportato un radicale cambiamento nel mondo artistico: nell’arte si ricercava l’essenza, la purezza, eliminando tutto ciò che veniva percepito come non essenziale
La Minimal Art (termine coniato nel 1965 dal critico Richard Wollheim), nata negli Stati Uniti, si proponeva infatti di ridurre al minimo la forma con l’introduzione di elementi geometrici dalle linee pure ed essenziali.
Siamo nel periodo del boom economico, ma anche dei conflitti bellici, delle tensioni sociali e della contestazione studentesca. Non c’era più spazio quindi per la narrazione e per le espressioni tradizionali.
Oggi il minimalismo, il cui motto è less is more, cioè meno è di più, si traduce nella ricerca di ciò che possa essere utile o che ci procuri piacere.
Minimalismo come stile di vita
Quando si parla di minimalismo il nostro pensiero corre subito alla modalità di vivere con poco e di liberarsi dei troppi vestiti, delle troppe scarpe, dei troppi oggetti casalinghi, comprese le troppe app sullo smartphone.
E’ opportuno però chiarire subito un concetto fondamentale.
Innanzitutto il minimalismo non va inteso come un invito a togliere, secondo quanto erroneamente si crede , ma è una corrente di pensiero, che ha un significato molto più profondo, in quanto punta alla ricerca in modo consapevole di ciò che ci rende veramente felici.
Chi abbraccia questa filosofia di vita parte infatti dal principio che nella propria scala di valori la priorità deve essere data a ciò che è essenziale ed a ciò che veramente conta per sé.
Il minimalismo infatti è innanzitutto uno stile di vita, mentre il liberarsi delle cose superflue ne è solo una conseguenza.
Liberarsi del superfluo significa in primis svuotare la mente da tutti i pensieri inutili e nocivi.
Il disordine mentale, i dispiaceri, i rimpianti, i sensi di colpa non solo sono dispendiosi in termini di risorse cognitive e di tempo, ma anche prolungano la sofferenza emotiva, impedendoci di godere del presente e di aprirci al futuro.
Minimalismo esistenziale significa quindi liberarsi delle “zavorre” ed anche degli impegni eccessivi, per riflettere serenamente su noi stessi, sui nostri valori, per farci delle domande su cosa vogliamo dalla nostra vita, in modo da ponderare con cura le nostre scelte.
Il coraggio di lasciar andare
La vita è fatta di scelte ed ogni scelta comporta inevitabilmente una rinuncia a qualcosa: è una realtà che volenti o nolenti dobbiamo imparare ad accettare. Una volta deciso, il resto va lasciato andare: è proprio questa una delle grandi lezioni del minimalismo! Spesso invece siamo prigionieri delle nostre stesse idee, e allora un pensiero, un pregiudizio ci intrappolano senza via di uscita.
E’ importante invece lasciar andare tutto ciò che ci “ distrae”, impedendoci di portare la nostra attenzione altrove.
Da qui deriva la necessità di fissare delle priorità nella vita come nell’ organizzazione del lavoro e dei vari impegni. Solo così si possono ottimizzare energie e denaro! Soprattutto possiamo riappropriarci della risorsa più importante che abbiamo, il tempo. Possiamo riprenderci quello sprecato in attività inutili, per dedicarlo a noi stessi, agli affetti, agli hobby e per costruirci quella vita che desideriamo.
La ricaduta dello stile minimal sull’architettura
Lo stile minimal modifica il nostro modus vivendi, influenzando naturalmente anche la forma degli ambienti in cui viviamo.
L’architettura minimal si fonda su due principi essenziali:
- la forma si deve coniugare con la funzione. Di conseguenza tutto ciò che non è necessario al funzionamento, viene considerato un qualcosa che non aggiunge niente alla bellezza di una costruzione,
- gli ambienti devono rispondere ai nostri bisogni. Grande importanza assume perciò soprattutto lo studio della luce naturale ed artificiale.
La parola d’ordine è quindi semplicità, cioè praticità, funzionalità ed eleganza, ma non ostentazione. Si valorizzano i singoli ambienti, mettendo in risalto le forme, gli spazi e la luce. E’ proprio la luce che con i suoi giochi di ombre e luminosità riempie lo spazio e trasmette un’atmosfera di serenità e di armonia.
In architettura la costruzione prende forma dal vuoto e si struttura mettendo in relazione i pieni con i vuoti, le luci con le ombre. Lucrezio nel De Rerum natura scriveva: ci sono i corpi e il vuoto, dove essi sono posti e nel quale in ogni parte si muovono. E l’uomo deve perciò impossessarsi dei suoi spazi e perché no, anche del vuoto!
Il minimalismo e l’arredamento
L’horror vacui, la paura del vuoto, ci ha spinto non solo a riempire il nostro tempo di varie attività, ma anche a riempire, spesso in modo esagerato, ogni angolo delle nostre case.
Eppure, quel vuoto che tanto ci fa paura è fondamentale. Il vuoto non è mancanza, ma nel vuoto torniamo alla nostra essenza a livello interiore: il vuoto ci mette in contatto con il nostro sé, ci rigenera, ci fa trovare potenzialità inesplorate.
I principi minimalisti nell’interior design favoriscono perciò stanze spaziose con pochi mobili e pochi dettagli (anche perché lo stesso vuoto arreda), privilegiando il colore, la qualità dei materiali e le forme semplici e naturali.
Contro il consumismo che danneggia il singolo e l’intero pianeta, contro l’inquinamento ambientale e contro lo spreco delle risorse naturali, complice anche la crisi economica ed energetica, oggi più che mai si sente il bisogno di un consumo consapevole e di vivere con meno oggetti.
In questi ultimi anni la filosofia minimalista si è diffusa moltissimo grazie anche ad un proliferare di libri, tra cui il più famoso è Il magico potere del riordino della giapponese Marie Kondo. Lo scopo principale è appunto quello di educare a scegliere e conservare solo quegli oggetti speciali, che danno tokimeku, cioè che suscitano gioia e che ci fanno star bene. Non a caso oggi si parla molto sulla stampa e sui siti web di decluttering, che significa liberarsi di tutto ciò che è superfluo, che non dà gioia, anzi è solo fonte di stress.
Il minimalismo nella moda
Come nell’architettura e nel design, così anche nella moda il minimalismo punta
- alla semplicità, con un ritorno alla forma pura, libera da abbellimenti inutili,
- alla ricerca della praticità e della funzionalità senza però rinunciare all’eleganza, ma bandendo l’eccesso e l’eccentricità.
Ispiratosi alle donne moderne ed alle lavoratrici con una vita frenetica, il mondo della moda a noi contemporaneo cerca infatti di rispondere alle esigenze di comodità e di semplicità, arrivando a sovvertire qualche stereotipo. Oggi per esempio vengono proposte alle donne le sneakers, in tutte le loro varianti, da indossare anche con un look elegante, proprio perché risultano più pratiche e comode rispetto ad un altro tipo di scarpe.
Il minimalismo riscrive anche la definizione di lusso, ritrovandosi nel nuovo trend del Quiet Luxury , che è lontano da ogni tipo di eccesso, compreso quello cromatico, e più in sintonia con i tagli puliti, con i materiali di pregio e con una manifattura di alta qualità.
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