Mind the gap: la diversità della mente junior e senior
Le differenze di pensiero tra giovani e anziani parlano di intelligenze diverse ma complementari
Non so voi, ma a me capita sempre più spesso di percepire la tensione che si forma nell’aria intorno a una persona non più giovane che “impiega” del tempo nel fare una cosa, e mi metto per prima dalla parte dei piedini che trattengono a stento un ritmo d’incalzo. Una volta impiegare del tempo era segno di perizia artigiana, di dedizione, di impegno, di sapienza. Oggi che viviamo nell’ambizione costante di bruciare i tempi, il tempo non bruciato è sprecato.
Mi capita anche di ascoltare, utente radiofonica incallita, un’intervista a un intellettuale di una certa età, magari un letterato, uno scrittore, ed ecco che tra la domanda e la risposta si apre un minuscolo varco di silenzio, di vuoto, che mette tutti in ansia. Mind the gap: intervistatore, regia, ascoltatori stiamo tutti con il fiato sospeso. La radio non perdona i vuoti, ma la radio è spesso in diretta e un intellettuale prima di rispondere, di solito, pensa, impiega quella manciata di secondi per formulare un pensiero e una risposta soddisfacente. Tanto più se non è cresciuto al ritmo delle chat. Ma non è sempre stato così? Nel confronto giovani vecchi è sempre stato un po’ così: per i giovani il tempo è una variabile verticale, tangenziale, perpendicolare, espressa nell’attimo, mentre per gli anziani il tempo è orizzontale, molto passato poco futuro. Ma la velocità impressa ai cambiamenti e alle nostre vite dalle nuove tecnologie esaspera ulteriormente il confronto tra questi due modi di guardare al tempo.
La velocità governa i nostri pensieri, quelli lenti e quelli lampo
David Kahneman, Premio Nobel per l’Economia, ha scritto un libro “Pensieri lenti e veloci” distinguendo le due forme di pensiero sulle quali si basa il nostro cervello: il pensiero lento, quello analitico, ragionato, estremamente costoso, attraverso il quale prendiamo (si spera) le decisioni importanti. Per il resto si va di pilota automatico con il pensiero veloce, quello che ci fa muovere tutti i giorni e che prende decisioni velocissime basate su memoria, casistica e approssimazioni, tante, che nella maggior parte dei casi funzionano e quando non funzionano ci portano decisamente fuori strada: i bias, oggi si chiamano così, all’inglese. Pregiudizi, scorciatoie, generalizzazioni che hanno lo scopo di sgombrare la strada per l’azione che va fatta, di là o di qua, un tanto al chilo che non c’è tempo. Sempre esistito il pensiero veloce eh, non è invenzione di oggi, e meno male perché se per attraversare la strada, fare la spesa, guidare la macchina dovessimo ogni volta tirare in ballo il pensiero lento, quello ragionato, beh andremmo in bolletta sparata con le energie e rischieremmo l’immobilità.
Prova a scappare da un pericolo usando il pensiero lento. Ognuno ha il suo ruolo. Ma proprio per questo servono tutti e due.
Gli eserciti immunitari sono una bella metafora
Un po’ come le due aree del sistema immunitario di cui si è parlato qualche settimana fa proprio dalle pagine di Cocooners, ricordate? Le facoltà immunitarie innate e le facoltà acquisite (o adattive). Le prime sono le difese innate, genetiche, quelle che partono in quarta all’arrivo di un virus o di un agente patogeno: forti, schierate, muscolari. Se però la minaccia riesce a superarle allora entrano in campo le facoltà immuni acquisite, cioè quelle che ci siamo costruiti nel corso della vita e che conservano memoria dei virus e degli agenti patogeni già incontrati. La loro difesa è mirata; non lo so, ma scommetto che è anche più costosa per l’organismo. Sono i veterani del sistema immunitario.
Anche in questo caso servono entrambe, le difese di prodi guerrieri ma anche quelle di vecchi strateghi, così come servono pensieri veloci che ci permettono di svolgere le nostre vite ma anche pensieri lenti che risolvono i dubbi, ci fanno ragionare, esprimono valutazioni critiche.
Due tipi di intelligenze nel corso di una stessa vita
Avete mai sentito parlare di intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata? Lo psicologo Raymond Cattel ha sviluppato un modello di intelligenza che prevede due fattori: quella fluida e quella cristallizzata. Non si riferisce a una caratterizzazione individuale, non ci sono caratteri fluidi e caratteri cristallizzati, ma un’evoluzione dell’intelligenza di tutti noi attraverso gli anni.
Nasciamo intelligenti fluidi: vuol dire che la nostra intelligenza da bambini è profondamente ragionata, induttiva e deduttiva insieme, prescinde da apprendimento alcuno ed è perfetta per affrontare nuove situazioni in modo flessibile: crescere per esempio. Un po’ il contrario del “si è sempre fatto così”. Naturalmente l’intelligenza fluida è fortemente genetica, perché di fatto non si basa su altro all’inizio che il corredo genico con il quale veniamo al mondo. Poi comincia ad accumulare sensazioni, collegamenti, cause ed effetti, statistica della vita quotidiana.
Questa intelligenza comincia a decrescere con l’adolescenza anche se può resistere fino ai 40 anni.
Man mano che gli anni passano, acquistiamo però un altro tipo di intelligenza, cosiddetta cristallizzata, che si costruisce sulla base di quanto abbiamo appreso: abilità, strategie, conoscenze. Un’intelligenza deduttiva, per nulla genetica, che rappresenta il livello cognitivo raggiunto dall’uomo adulto. Questa intelligenza continua a crescere e il suo apice è intorno ai 60/70 anni. Indipendente dal nostro patrimonio genetico, l’intelligenza cristallizzata deriva dalla precedente esperienza sviluppata nel nostro ambiente culturale e potrebbe essere intesa come il frutto dell’investimento dell’intelligenza fluida in processi di apprendimento.
Possiamo pensare che ce ne serva solo una per volta? E’ chiaro che se si deve affrontare una situazione inedita ed esprimere quindi un pensiero laterale, creativo, l’intelligenza fluida è una risorsa. Se si deve ottimizzare un processo e renderne costante la qualità forse sarà più utile un’intelligenza cristallizzata che fa tesoro dell’esperienza e delle competenze acquisite. Poiché è difficile abbondare in entrambi i tipi di intelligenza a qualsiasi età, la soluzione non può essere che far convivere i due approcci attraverso gruppi di lavoro multigenerazionali, dove ognuno possa dare il meglio di sé, con i propri tempi.
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