Mantieni il cervello giovane con lo studio delle lingue straniere
Mantenersi giovani non vuol dire soltanto tenersi in forma da un punto di vista fisico ma anche e soprattutto mentale. Avevamo già parlato di quello che viene definito il brain fitness ma non avevamo approfondito uno dei possibili ed efficaci esercizi per mantenere giovane il cervello: lo studio delle lingue straniere.
Si dice che lo studio delle lingue straniere andrebbe fatto da giovani perché il cervello è più plastico e ha maggior facilità ad apprendere. Vero. Non si parla però mai abbastanza del contrario, ovvero di come lo studio di una lingua straniera possa avere effetti benefici sul cervello andando a favorire la creazione di nuove connessioni neuronali.
La ricerca: studiare più lingue contrasta demenza e Alzheimer
In particolare è stata condotta una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Neurology, che dimostra in modo preciso come lo studio di una lingua straniera serva a mantenere in salute il cervello.
Nello specifico, sono stati presi in esame soggetti monolingue e persone che sanno parlare più lingue in relazione all’insorgere della demenza e dell’Alzheimer. In base a quanto riferiscono i dati raccolti sembrerebbe che i parlanti bilingue manifestino questi tipi di disturbi con almeno quattro anni di ritardo.
Secondo una delle dottoresse responsabili dello studio, la conoscenza di più lingue svilupperebbe alcune aree del cervello che frenerebbero l’insorgere della demenza. Andando ad analizzare le risonanze magnetiche delle persone che stavano studiando una nuova lingua si visualizzava una crescita dell’ippocampo e di altre tre aree della corteccia cerebrale.
Migliora la working memory e l’attenzione
Altro aspetto importantissimo legato allo studio delle lingue straniere è che migliora la memoria rendendo i soggetti più performanti. In pratica si tratta di una memoria che viene definita working memory, ovvero che si attiva quando si svolgono attività cognitive complesse, che serve a manipolare gli stimoli esterni alla luce delle informazioni che abbiamo immagazzinato nella memoria a lungo termine.
La comunità scientifica inoltre conferma che chi conosce più lingue riesce ad avere una maggiore capacità di attenzione. Nello specifico, una ricerca dell’Università di Birmingham ha messo a confronto due gruppi per valutarne la risposta a differenti stimoli. Del primo gruppo facevano parte persone monolingue, del secondo soggetti che parlavano due o più lingue. I risultati hanno mostrato come il secondo gruppo avesse, a parità di condizioni, tempi di risposta più brevi. Secondo gli scienziati lo studio di più lingue implementa la capacità di mantenere per tempi più lunghi la concentrazione e quindi velocizza la risposta agli stimoli.
L’esperta: l’anti ageing activity forma la riserva cognitiva
Per definire la capacità che le lingue esercitano sulle persone over 60 di mantenersi giovani gli scienziati hanno scelto di definire questa attività come anti ageing activity. Nello specifico, l’apprendimento delle lingue contribuirebbe a formare quella che viene chiamata riserva cognitiva permettendo di mantenere quell’attività cerebrale che impedisce il decadimento neurologico.
“Alcuni studi hanno rilevato un rapporto positivo tra l’apprendimento delle lingue o bilinguismo e la riduzione dell’insorgenza della demenza senile – afferma Maria Cecilia Luise docente di Didattica delle lingue moderne all’Università di Udine esperta in materia di apprendimento delle lingue in età più avanzata e dei benefici cognitivi che questo comporta -. Gli over 65 oggi sono caratterizzati dall’essere persone attive, indipendenti, coinvolte in relazioni sociali positive. Oggi gli anziani utilizzano gli strumenti informatici e si spostano più di un tempo. Questo li mette in diretto contatto con altre lingue e culture”.
Spesso l’età viene vista come un ostacolo all’apprendimento delle lingue straniere ma si tratta in buona parte di un pregiudizio perché “il naturale declino di alcune facoltà legate all’età può essere compensato da un’evoluzione di una serie di strategie, dalla modalità di relazione con il mondo e della percezione di sé e dei propri bisogni – prosegue la docente Luise -. Pensiamo solo al concetto di ‘saggezza’ che è sempre stato collegato agli anziani. Questo può diventare un punto di forza perché un anziano non abbia più problemi di un giovane ad imparare una lingua”.
Lo “scaffolding cognitivo-emozionale”
Maria Cecilia Luise, insieme al collega Mario Cordone dell’Università di Bari, ha elaborato un modello che sfrutta tutti quegli elementi neurologici, emotivi e psicologici che la ricerca attribuisce alla mente e alla personalità dell’anziano per sostenerlo nell’apprendimento di una lingua straniera. Il termine chiave è scafollding che significa, appunto, impalcatura, sostegno.
Nello specifico i due studiosi hanno realizzato un libro di testo d’inglese per studenti della terza e quarta età stampato in caratteri più grandi del normale con consegne (esercizi) mai in contemporanea per andare incontro alla difficoltà degli anziani di mantenere l’attenzione su più compiti allo stesso momento. Inoltre, il libro propone riferimenti al passato e all’esperienza degli “studenti”, aspetto fondamentale perché il ricordo di un’emozione positiva favorisce la memorizzazione di un contenuto.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.