L'inflazione spiegata semplice: cos'è, perché aumenta e cosa comporta
Nel corso del tempo, i prezzi dei beni e dei servizi subiscono delle oscillazioni, salendo e scendendo. Se abitualmente, sui singoli prodotti si verificano variazioni determinate da motivazioni contingenti, quando i prezzi aumentano in modo generalizzato e continuativo le cose cambiano. Ed è proprio qui che entra in gioco l’inflazione in seguito alla quale con la stessa quantità di denaro si possono comprare meno beni e servizi rispetto al passato.
Quindi, nel momento in cui l’inflazione sale aumentano i prezzi di beni come energia elettrica, carburante, abbigliamento e cibo e anche dei servizi, quali per esempio i biglietti per i trasporti, le riparazioni dell’auto e il taglio dal parrucchiere. Bisogna sottolineare anche come l’inflazione venga calcolata su un paniere di prodotti, non su un bene o un servizio nello specifico, che è aggiornato dall’Istat annualmente. Il paniere è composto da tutti i beni e i servizi che rappresentano i consumi annuali delle famiglie.
L’istat pubblica periodicamente l’indice dei prezzi: la sua variazione in un anno è riportata in una percentuale, detta anche tasso di inflazione, che indica quindi l’aumento dei prezzi. Se si registra un livello di inflazione elevato, l’economia ne risente in modo significativo e di riflesso anche i cittadini nella vita di tutti i giorni. Di fatto con l’inflazione il valore della moneta si riduce: per esempio con 100 euro oggi si compra una quantità minore di beni e servizi rispetto all’anno scorso. Il valore del reddito percepito diminuisce portando con sé una riduzione delle possibilità dei consumatori di comprare beni e servizi. Tenendo conto che il livello di inflazione accettabile all’anno si aggira intorno al 2%, quando questo cresce in misura maggiore le banche centrali si muovono per ripristinare la situazione non facendo altro che incrementare il costo del denaro, portando a un aumento dei tassi d’interesse. Questo ha l’obiettivo di contrarre i consumi per frenare la spinta inflazionistica: in questo caso a pagarne le conseguenze sono soprattutto coloro che hanno contratto un mutuo o un prestito a tasso variabile e che si ritroveranno a pagare una rata più elevata. In questo contesto si riducono gli investimenti per acquistare beni non di prima necessità.
Quando i livelli di inflazione diminuiscono i prezzi possono ancora crescere ma con una velocità minore. Se i prezzi scendono in modo persistente si parla, invece, di deflazione.
Perché l’inflazione aumenta?
Sono molteplici i fattori che contribuiscono all’insorgere dell’inflazione. Questo fenomeno è fortemente influenzato dagli avvenimenti di un determinato periodo storico e può presentarsi per via di fattori esogeni, ovvero esterni, come per esempio una pandemia oppure una guerra, oppure endogeni, ovvero interni, quali l’aumento della domanda di un bene oppure la sua scarsità.
Tra le cause che determinano l’inflazione, spicca l’aumento del prezzo di un bene in conseguenza di un incremento della sua richiesta, visto che più un prodotto non si trova sul mercato più le persone sono disposte a spendere per acquistarlo. In questo caso si parla di inflazione da domanda. Diversa è l’inflazione da offerta, che si verifica quando, invece, la domanda di un bene resta la medesima, ma la quantità offerta sul mercato diminuisce, a fronte di una riduzione della capacità produttiva delle imprese. Anche in questo caso i consumatori sono disposti a spendere di più se un bene si trova in quantità ridotte sul mercato.
Nel corso della storia sono comuni i casi in cui si è verificato un aumento dell’inflazione per via di una commistione di fattori esterni e interni. Un esempio lampante è il 2022, anno in cui si è assistito a un aumento significativo dell’inflazione, che ha superato le due cifre, caso indicato con il termine di inflazione galoppante: questo scenario è stato delineato dagli effetti post pandemia, vedendo bloccati determinati beni provenienti dalla Cina per via del lockdown, uniti alla guerra tra Ucraina e Russia e la conseguente riduzione dell’approvvigionamento di alcune materie prime.
Inoltre, un altro fattore responsabile del fenomeno sono le politiche monetarie che se sono espansive da parte delle banche centrali comportano un aumento della moneta in circolo, determinando così una diminuzione del valore del denaro e quindi l’inflazione.
Gli effetti dell’inflazione: le conseguenze
Le conseguenze dell’inflazione si fanno sentire nella vita di tutti i giorni. Le sue ripercussioni si riversano principalmente sulle fasce meno abbienti che si ritrovano a fare i conti con l’aumento dei prezzi dei beni primari e, a parità di reddito, rispetto al passato vedono calare la loro capacità d’acquisto. Quindi, se il reddito percepito dai lavoratori resta inalterato, si riduce il potere d’acquisto del loro stipendio. Inoltre, anche i risparmi sentono il peso dell’inflazione: il loro valore diminuisce visto che con la stessa somma si possono acquistare meno cose a fronte dell’aumento dei prezzi.
A risentire fortemente dell’inflazione sono tutti coloro che si sono indebitati con un tasso variabile: se, per esempio, si sta pagando un mutuo si dovrà sostenere una tassa mensile molto più alta, visto che le banche centrali, per contrastare l’inflazione, aumentano i tassi di interesse. Anche i creditori sono impattati negativamente dovendo fare i conti con il fatto che il valore del credito diminuisce in seguito all’inflazione mentre, viceversa, i debitori ne traggono guadagno in quanto assistono a una diminuzione del valore del loro debito. Dal lato delle imprese, quando si registra un aumento dell’inflazione si devono fronteggiare acquirenti meno portati a spendere e maggiori costi delle materie prime.
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