Le donne possono chiedere la pensione sociale a 60 anni?
La pensione sociale (che dal 1996 ha preso il nome di ‘assegno sociale’), rappresenta il principale strumento assistenziale erogato dallo Stato ai cittadini che versano in condizioni economiche disagiate.
Per accedere al beneficio non sono richiesti requisiti assicurativi o contributivi, ma è necessario dichiarare e provare che eventuali redditi percepiti non siano di entità superiore ai limiti fissati dalla Legge.
Come funziona e a chi è rivolto l’assegno sociale
Per le donne, come anche per gli uomini, ottenere la pensione a 60 anni è un’impresa difficile che può, a tratti, apparire impossibile alla luce delle attuali disposizioni in materia.
Queste ultime, infatti, sono ancora basate sulla “Riforma delle pensioni Fornero”, varata su proposta del ministro Elsa Fornero che, nel 2011, ha modificato il sistema previdenziale italiano.
Sostanzialmente, in seguito a tale riforma, il nostro ordinamento considera che ritirarsi dal lavoro a 60 anni sia un atteggiamento prematuro, anche per una donna; accanto all’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione, la norma prevede alcune misure di carattere assistenziale per le fasce di cittadini a reddito basso, ma lo fa rivolgendosi sempre ai soggetti che hanno compiuto almeno 67 anni.
La più importante e diffusa di queste misure è la pensione sociale che, dal 1996, è stata sostituita dall’assegno sociale, una prestazione previdenziale di carattere economico, erogata dall’INPS a domanda di chi si trovi in condizioni di grave disagio economico, senza redditi e senza un’attività lavorativa che produca guadagni.
Non solo i cittadini italiani, ma anche gli stranieri residenti nel nostro Paese possono richiedere l’assegno sociale e, per avere diritto alla percezione delle relative somme, bisogna possedere alcuni requisiti richiesti dall’INPS, compresi in un elenco ufficiale:
- cittadinanza italiana o situazione equiparata;
- per i cittadini stranieri comunitari, iscrizione all’anagrafe di residenza;
- per i cittadini stranieri extracomunitari, titolarità del permesso CE di soggiorno;
- residenza stabile, effettiva e continuativa per almeno 10 anni in territorio italiano;
- stato di necessità economica comprovata;
- età anagrafica di almeno 67 anni compiuti.
Come anticipato, il diritto a percepire l’assegno sociale è subordinato alla verifica del reddito annuale del richiedente, requisito che serve anche a determinare la misura della prestazione.
Le soglie di reddito variano a seconda dello stato civile del potenziale beneficiario e sono fissate in € 5.9977,79 per i soggetti non coniugati e in € 11.955,58 per i soggetti coniugati.
L’assegno viene erogato in misura intera solo se l’avente diritto non possiede redditi personali, né li possiede l’eventuale coniuge, mentre la prestazione assistenziale avviene in misura ridotta se i redditi percepiti dal richiedente e dal coniuge hanno un ammontare comunque inferiore al limite di legge.
In via del tutto intuitiva, se il cumulo dei redditi dell’avente diritto e del coniuge supera la soglia massima stabilita per accedere al sostegno sociale, la richiesta di erogazione dell’assegno verrà negata.
Le misure pensionistiche alternative
Allo stato attuale, l’assegno pensionistico può essere percepito anche dalle donne (nubili o coniugate), che abbiano compiuto 67 anni di età, alle stesse condizioni stabilite in linea generale per tutti i cittadini di sesso maschile.
Ma l’età minima richiesta dalle norme in materia non si può considerare fissa e immutabile: al contrario, cambia quasi ogni anno sulla base degli aggiornamenti Istat, registrando variazioni giustificate dallo spostamento delle aspettative di vita, condizionate da fattori socio-economici altrettanto variabili nel tempo.
Sulla base di queste circostanze oggettive, il D.L. 4/2019 e la successiva Legge di Bilancio del 2020, hanno prorogato la cd. “Opzione donna”, varata nel 2004.
La disposizione, che consentiva di andare in pensione a 57 anni, era una possibilità specificamente indirizzata alle sole donne, alternativa a qualsiasi altra forma di pensionamento.
Con gli attuali aggiornamenti Istat, servendosi di “Opzione donna”, una lavoratrice può avere accesso anticipato all’assegno sociale già a 58 anni, dimostrando di aver versato contributi per almeno 35 anni di lavoro dipendente, mentre l’età richiesta sale a 59 anni per le donne che abbiano svolto un’attività autonoma.
Quando si parla, invece, di “Pensione sociale anticipata”, si fa riferimento a una diversa tipologia di prestazione assistenziale, alla quale è possibile accedere indipendentemente dall’aver raggiunto l’età anagrafica minima di 67 anni.
Nella fattispecie, il diritto a percepire anticipatamente l’assegno pensionistico è subordinato a un requisito di natura esclusivamente contributiva: mentre per gli uomini si richiede il versamento di contributi per almeno 42 anni e 10 mesi, alle lavoratrici donne la pensione anticipata può essere erogata qualora dimostrino di aver versato i contributi per 41 anni e 10 mesi.
Tutto ciò significa che anche per le donne è possibile anche andare in pensione a 60 anni, quindi prima dei tempi di uscita imposti dalla riforma Fornero, ma la misura applicabile fa riferimento a un modello basato esclusivamente sugli avvenuti accrediti contributivi richiesti dal sistema.
La legge 104 e il prepensionamento riservato ai caregiver
La lavoratrice o il lavoratore dipendente (del settore pubblico o privato) che assiste, da almeno 6 mesi, un familiare anziano non autosufficiente, oppure un componente della famiglia affetto da disabilità o da handicap grave, può accedere al trattamento pensionistico anticipato.
Da un punto di vista strettamente legislativo, bisogna chiarire che non esiste una apposita disposizione che disciplina il prepensionamento dei cosiddetti ‘caregiver’: per individuare le modalità nelle quali si articola questa speciale posizione previdenziale bisogna, infatti, fare riferimento all’art. 3 della Legge quadro 104/92, una normativa specifica che si occupa dei principi in tema di diritti, integrazione e assistenza delle persone disabili.
In presenza di determinati requisiti, chi svolge la funzione di assistenza può richiedere l’accesso alla pensione anticipata con le modalità previste da due diverse misure: la “Quota 41” per i lavoratori precoci e il sussidio economico dell’ “APE social”.
Di fatto, con questi sistemi previdenziali “agevolati” si è voluto riconoscere al caregiver un ruolo di supporto sociale che sana lo scompenso dell’assistenza sanitaria pubblica, premiandone l’impegno materiale e morale e concedendogli maggiore spazio personale, con l’opportunità di ritirarsi dal lavoro per accudire il disabile o l’anziano.
Secondo la misura denominata “Quota 41”, possono andare in pensione con la 104 i caregiver che:
- hanno iniziato l’attività lavorativa in età molto giovane (cd. “lavoratori precoci”);
- hanno versato 42 anni e 10 mesi di contributi (ridotti a 41 anni e 10 mesi per le donne).
La misura denominata “Ape social” rappresenta, invece, una sorta di “reddito ponte” che ha lo scopo di supportare economicamente il lavoratore che svolge la funzione di caregiver fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ovvero 67 anni.
Per richiedere il relativo sussidio è necessario possedere determinati requisiti:
- essere residente in Italia;
- avere un’età anagrafica non inferiore a 63 anni di età;
- aver maturato almeno 31 anni di anzianità contributiva (con uno sconto massimo di 2 anni per le donne);
- non percepire una pensione diretta, né in Italia né all’estero;
- svolgere l’attività di assistenza materiale e morale da almeno 6 mesi, in condizione di convivenza con la persona assistita.
Per accedere al prepensionamento agevolato, previsto da entrambe le misure, la persona accudita dal caregiver deve essere il coniuge, un genitore o un altro suo familiare, parente o affine fino al 2° grado, affetto da patologia grave che impedisca o limiti seriamente l’autosufficienza.
Come richiedere l’assegno sociale o il prepensionamento
Nel nostro Paese, il referente in tutte le situazioni riguardanti attività previdenziali e assistenziali è l’INPS: allo scopo, l’Istituto ha predisposto un servizio dedicato, al quale si può avere accesso anche on line, scaricando il manuale che contiene tutte le istruzioni per la compilazione di diverse domande, quindi anche della richiesta di assegnazione dell’assegno sociale.
In alternativa ci si può rivolgere al Contact Center, chiamando gratuitamente da rete fissa il numero 803 164, oppure lo 06 164 164 da dispositivo mobile.
Per avere ulteriore assistenza, si può fare riferimento agli Enti di patronato che svolgono attività di intermediazione con l’INPS, anche usufruendo dei servizi telematici offerti.
Di norma, il provvedimento di accettazione o rifiuto della richiesta viene definito entro il termine di 45 giorni, fissato nel Regolamento interno dell’Istituto.
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