La vitamina D riduce il rischio di frattura delle ossa dopo i 60 anni
La vitamina D è una di quelle sostanze che viene prodotta dal nostro corpo mediante l’esposizione al sole e l’assunzione di alcuni alimenti come alcune tipologie di pesce (tra cui il salmone, lo sgombro, le aringhe e le sardine), di carne (pollo, tacchino e anatra), di frutta secca e verdura a foglia larga, cereali, legumi e uova. La carenza di vitamina D può portare nell’arco della vita a contrarre patologie serie da non sottovalutare, ad esempio l’ipetersione e il diabete, ma non sono da sottovalutare nemmeno la stanchezza cronica e l’obesità.
Quando gli anni passano, però, la carenza di vitamina D può diventare ancora più pericolosa, soprattutto per le persone che hanno superato i 60 anni.
Il rischio osteoporosi dopo i 60 anni
Secondo l’OMS il problema delle fratture da caduta riguarda circa 37 milioni di persone nel mondo; 5 milioni di italiani, invece, sono affetti da osteoporosi (il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% gli uomini over 60) che rappresenta una delle principali cause di frattura ossea dopo i 60 anni. Un basso apporto di vitamina D contribuisce a esacerbare questa situazione portando, peraltro, i pazienti a infragilire ulteriormente il sistema osseo.
L’allarme sulla carenza di vitamina D e sui relativi danni in età matura è stato lanciato anche dall’associazione Integratori Italia, da sempre impegnata a contribuire alla crescita della conoscenza, del corretto utilizzo e della qualità dell’integratore alimentare, facendo il punto proprio sull’importanza della supplementazione della vitamina D per ridurre il rischio di fratture da caduta.
Integratori Italia, riprendendo uno studio statunitense pubblicato da Frost & Sullivan che ha preso in considerazione il periodo 2016 al 2020 ha sottolineato, che sarebbe stato possibile ottenere un importante risparmio economico dall’uso di alcune sostanze nutritive presenti negli integratori, in una popolazione over 55 affetta da patologie croniche con gravi impatti sociali e a rischio di complicanze. Tra i vari integratori considerati, quelli con calcio e vitamina D potrebbero far risparmiare circa 4 miliardi di euro per anno in Europa in termini di costi sanitari evitabili, riducendo il rischio di fratture del femore e del bacino e di fratture in generale.
Sempre l’OMS, in un rapporto sulla prevenzione delle cadute tra gli anziani, ha sottolineato che: “Prove in aumento sostengono [che] l’assunzione di calcio e vitamina D migliora la massa ossea tra le persone con bassa densità ossea, riduce il rischio di osteoporosi e di caduta. Le persone anziane con un basso apporto di calcio e vitamina D possono essere a rischio di cadute, e quindi di fratture che ne derivano“.
Come ridurre, dunque, il rischio di fratture ossee dopo i 60 anni? La risposta è integrare questa vitamina ad esempio con degli integratori alimentari prescritti dal medico curante che forniscano almeno 15μg di vitamina D per dose giornaliera.
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