La vendetta delle muse di Serena Dandini
Da Marianne Faithfull a Colette fino alle ragazze iraniane: l’album di ritratti al femminile in cui la scrittrice e conduttrice racconta le donne che l’hanno ispirata
“Agli uomini viene chiesto di avere un perché, alle donne un per chi”. Si apre con un esergo potente, firmato da Michela Murgia, “La vendetta delle Muse” (HarperCollins) un libro con il quale Serena Dandini rende il suo personale (ed estremamente intimo) omaggio a un catalogo di donne straordinarie che, attraverso i secoli, hanno fatto della loro vita un faro luminoso a cui guardare per lasciarsi ispirare senza moderazione. Con un obiettivo, niente affatto semplice. Liberarle.
Ma chi sono le muse?
Nella mitologia classica e seguendo il filo delle reminiscenze scolastiche, le muse erano figlie di Zeus e, a loro volta, avevano un rapporto strettissimo con gli esseri umani ai quali donavano ispirazione nel campo delle arti. Erano comunque delle divinità, bizzose e altamente permalose (forse perché rappresentate con fattezze femminili?), al punto che era buona cosa cercare di ingraziarsele per mezzo di voti e sacrifici. Nel corso del tempo questo loro carattere si è ammorbidito fino a scomparire come la loro natura divina, per arrivare a designare, nel senso più ampio del termine musa, quelle donne che fungono da tramite tra l’artista e la sua ispirazione, capaci di sacrificare loro stesse per mettersi al servizio dell’altrui creatività e finire, in qualche modo, a diventarne un semplice (e sfruttato) corollario. Dimenticata l’indipendenza, sotterrata ogni qualsivoglia forma di autonomia, questa loro dolce schiavitù ha brillato sotto gli occhi di Serena Dandini che, invece, ha deciso di vendicarle. Nel vero senso della parola. È sempre il mondo antico a venire in aiuto per scoprire l’etimologia di un verbo, vindicare, con cui, giuridicamente, si indicava l’emancipazione degli schiavi. E quindi, a tutti gli effetti, la poliedrica autrice ha ridato spazio e giustizia a una categoria, quella delle muse, troppo spesso satellite di qualcun altro, regalandole nuova vita e, a noi, lettori un concentrato di scoppiettanti biografie. Tutte, squisitamente, al femminile. E con una prospettiva totalmente ribaltata. Muse non più come oggetti da idolatrare o da dipingere ma donne vere, con le loro storie, le loro pulsioni. La loro vita.
È tempo di riscoprire le muse
Perché, scrive Serena Dandini, “le muse sono lì per questo, pronte a suggerirci infiniti modi di comportarci, di sentire, di vivere e anche di sopravvivere al dolore. È stato quasi necessario per me andare a scavare nelle loro vite e impossessarmi delle ricette che hanno permesso a queste donne di percorrere sentieri impervi a beneficio delle generazioni venute dopo”.
Quello che ne è nato è una serie di ritratti in movimento di donne straordinarie, un pantheon non più divino ma umano di personaggi che, grazie al loro talento e in tempi più difficili di quelli attuali, hanno contribuito a fare la storia diventando un luminoso esempio di empowerment al femminile. Perché, anche nei momenti più duri, sono state in grado di rialzarsi e di trovare il coraggio per rimettersi in gioco, contando solo ed esclusivamente sulle loro capacità. Virginia Woolf docet, ma poi ci hanno messo del loro!
Le muse di Serena Dandini
E c’è spazio per tutte, esattamente come tradizione vuole. A partire da Marianne Faithfull, passata dall’essere invidiatissima fidanzata di Mick Jagger a oggetto di maldicenze e scandali, capace di sopravvivere a scandali e agli abissi più neri per risorgere riprendendosi onori e una gloria più che dovuta. E continuare con altre sopravvissute di lusso che, andando contro le regole- e pagandone uno scotto non indifferente- si sono emancipate da un amore tossico seguendo la loro ambizione: Camille Claudel, a lungo nell’orbita di Auguste Rodin, e la fotografa Dora Maar pupilla di Picasso; Alma Mahler e Gala, compagna di Salvador Dalì, spregiudicate e ambiziose al netto dell’inferiorità della loro condizione. Per non parlare di Artemisia Gentileschi, capace di rispondere alla violenza con il coraggio del suo pennello e, in tempi più recenti, Eve Babitz paladina del body conscious e maestra nell’arte di maneggiare gli eccessi per trasformarli in opportunità. E ancora Colette e il suo straordinario talento letterario ingiustamente carpito dal marito e di cui lei si è rimpossessata con successo e un pizzico di anticonformismo. E che dire di quelle muse che hanno lottato contro i pregiudizi, occupandosi di campi a lungo considerati di appannaggio maschile come la scienza e la matematica, a cui i postumi hanno attribuito il giusto onore (Sophie Germain, Nettie Stevens ma anche Hedi Lamarr, che oltre che una bellissima attrice era stata una geniale inventrice) ? E le muse della libertà, le giovani epigoni di Anita Garibaldi e della Marianne di Francia che, nel dipinto di Eugène Delacroix, galoppa con i seni al vento per difendere la patria esattamente come le ragazze iraniane di oggi brandiscono il velo come arma per riprendersi, finalmente, i loro diritti.
E sono tante, tantissime donne di cui, mai come oggi, sentiamo il bisogno di conoscere le loro vicende affinché possano indicarci la strada e siano davvero la scintilla che faccia vedere, una volta di più, l’inconsistenza di fondo di una cultura patriarcale che appare sempre più anacronistica e soprattutto priva di fondamenti.
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