“La regina Carlotta: una storia di Bridgerton”
SU NETFLIX LO SPIN-OFF DELLA FORTUNATA SERIE
La miniserie dedicata alla figura della carismatica sovrana in sei effervescenti episodi. Da guardare tutta d’un fiato!
Inclusione e diversità in salsa romantica, con il giusto corredo di pizzi e merletti, per tornare a immergersi nell’alta società londinese dei secoli scorsi entrando direttamente dalla porta regale. È questo il… cuore de “La regina Carlotta: una storia di Bridgerton”, presentato come lo spi- off della fortunata serie in costume, ma che racchiude molto altro nei suoi sei, accattivanti episodi targati Netflix.
La magia è made in Shondaland, quella che si connota sempre più come una factory nata intorno alla mente geniale di Shonda Rimes che, pare, abbia fortemente voluto approfondire la storia di un personaggio carismatico ma poco indagato dalla serie ammiraglia, ricco di potenzialità da esplorare, naturalmente, alla sua maniera. E alla maniera di Bridgerton. Perché, se quest’ultima è stata la serie dei record, capace di segnare numeri da capogiro e scatenare il fanatismo dei suoi adepti, la ragione è da ricercare esclusivamente in quel suo giusto mix di sesso e femminismo, razzismo ed emancipazione, fake news e gossip che ha reso l’ Ottocento – e, in questo caso, il tardo Settecento- super moderno, seppur in bilico tra realtà e finzione.
Il trend de “La regina Carlotta”
Del resto, l’hype scatenato intorno alla prima regina di origini miste della storia – questo secondo la teoria sposata da alcuni storici inglesi – si è rivelato il pretesto perfetto per reinventare Carlotta come una monarca dalla pelle ambrata che usa il suo potere per cambiare la rigida società inglese e la sua polverosa etichetta elevando al suo interno persone di colore per mezzo di titoli e di terre. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? In aiuto, come di consueto, interviene la voce fuoricampo di Lady Whistledown, la narratrice della serie, che nel primo episodio de “La Regina Carlotta”, avverte che chi racconta si è preso qualche libertà con la Storia. Ma ci torneremo più avanti, fermo restando che l’intimità di una coppia, quella formata dalla sovrana e da re Giorgio, indagata in tutti e sei gli episodi, rimarrà sempre, squisitamente un affare privato, con buona pace di tutti.
La trama de “La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton”.
Cinquant’anni prima che i riflettori illuminino la corte di Bridgerton, la giovane principessa Carlotta di Meclemburgo -Strelitz, strizzata in lacci e stecche di balene, si prepara a essere data in sposa a re Giorgio III d’Inghilterra, in un matrimonio misto che, a tutti gli effetti, appare come una mossa politica per fare da collante alla società inglese in cui sono presenti minoranze di colore ancora guardate con sospetto. A un inizio non proprio idilliaco, fa seguito un colpo di fulmine tra i due promessi sposi guastato, però, subito dopo le nozze, dalla solitudine a cui viene costretta la novella regina a cui il re non concede nemmeno la prima notte d’amore. Da qui è il crescendo di una trama che si concentra non solo sul coraggio di una donna capace di prendere in mano la sua propria vita e la stessa corona inglese ma anche sulla sua capacità di trasformarsi in una moglie accudente e rispettosa delle fragilità del marito. Il tutto seguendo un doppio filone cronologico che alterna passato e presente, e giustifica, a posteriori, le trasformazioni sociali e la cornice inconsueta che poi faranno da sfondo a Bridgerton.
Una serie moderna
“La Regina Carlotta” porta in dono un boost di modernità del tutto in linea con lo Shonda-pensiero dando vita a una serie in costume sui generis nobilitata dall’attenzione a tematiche profondamente attuali. Quali? Uguaglianza e discriminazione, certo, ma anche le relazioni sentimentali in tutte le loro sfumature, comprese quelle tra persone dello stesso sesso in un’epoca non proprio illuminata; e ancora il tema della salute mentale e della malattia, senza prescindere naturalmente dall’amore romantico che tutto può e tutto vince. Pregiudizi compresi.
Verità o finzione?
Nella realtà, la vera Sophie Charlotte di Meclemburgo – Strelitz aveva sposato, nel 1761, a soli diciassette anni, il re Giorgio III, con il quale ebbe un matrimonio coronato da quindici figli e con cui divise il trono di Gran Bretagna e Irlanda per ben cinquantasette anni. Grande appassionata di arti e di botanica, penfriend, pare, della regina di Francia Maria Antonietta, si prese cura del marito colpito dalla porfiria, una malattia nervosa che, a causa della sua progressiva gravità, lo costrinse a lasciare la reggenza al figlio primogenito. Tutto un altro discorso è quello sulla vera etnia della regina, il cui tema fu risollevato all’indomani del fidanzamento tra Meghan Markle ed Harry d’Inghilterra, per rinverdire la tesi che voleva che la principessa del Sussex non fosse la prima persona di colore a entrare nella famiglia reale inglese. Ma su Carlotta non c’è nessuna certezza se non ipotesi che fanno risalire la tinta della sua pelle a una discendenza con un ramo afroamericano della famiglia reale portoghese, in un percorso a ritroso di oltre quindici generazioni, affascinante ma sicuramente ricco di dubbi.
Quello che rimane certo, invece, è il fascino di una serie che brilla di luce propria e che è un vero piacere guardare.
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