La forma a clessidra
Care le mie Sciure,
Nel nostro percorso di consapevolezza e astuzia abbiamo scandagliato le diverse forme del corpo cercando per ciascuna di noi una caratteristica vincolante: il fianchetto, la pancetta, la spalla calante, la gamba trionfante.
Rimane però una forma che ancora non abbiamo dichiaratamente affrontato: la clessidra.
Tutte le fortunate che hanno questa silhouette sono praticamente perfette. Sfacciatamente proporzionate, possono ingrassare e dimagrire facendo ballare la bilancia come il tagadà eppure riescono sempre a rimanere piacevolmente proporzionate.
È una questione genetica, clessidra si nasce, raramente si diventa. Tuttavia anche loro, le perfette, hanno bisogno di qualche dritta, in particolare quando il tempo passa.
Nascere in un corpo piacevolmente strutturato rende le cose molto semplici e soprattutto nella fase giovanile regala la gioia della leggerezza: mentre tutte le altre si arrovellano cercando di mitigare le proprie magagne, le clessidre buttano lì uno straccetto, un sacco di juta, la più semplice delle magliette e subito ne escono trionfanti.
Anni felici e spensierati che, se da un lato garantiscono ricordi lontani privi di privazioni, dall’altro sottraggono alla mente -e al cuore- il beneficio dell’esercizio. Eh già, il tempo passa per tutti e anche il più fortunato dei corpi cambia, e la mancanza dell’esercizio mentale necessario in gioventù per trovare il miglior punto di espressione della nostra immagine rischia di rivelarsi fatale per chi, ormai non più giovane, non ha mai dovuto fare lo sforzo di apparire, sapendo di essere.
Il risultato? Delle simpatiche baraccone.
Capelli troppo lunghi, gonne troppo corte, magliette troppo aderenti. Tutte quelle che hanno vissuto sulla cresta dell’onda tendono spesso a cristallizzare la propria immagine in quello che erano da ragazze, inseguendo la chimera di una se stessa che, inevitabilmente, si allontana nel tempo.
E allora, care amiche clessidre, noi vi si vuol bene proprio perché il metronomo della vita segna il tempo in maniera democraticamente ingiusta, e vi si vuole accompagnare verso una nuova voi, non meno bella, ma semplicemente più consapevole.
Tre punti semplici ed efficaci da gestire con nuova fermezza:
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Scollatura: è ora di tirare i remi in barca. Camicette dal tessuto croccante prenderanno il posto dei top con spalline lascive; girocolli a lupetto sostituiranno profondissime V; sapienti velature si succederanno alle antiche trasparenze.
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Vita: lasciamola respirare. Niente più fasciature mozza fiato e pantaloni inguinali. Puntate sul punto vita con scientifica consapevolezza: è il vostro asso di briscola, ma va semplicemente segnato, non strizzato: gonne o pantaloni a vita medio alta con uno stacco di colore che li distinguano dalla camicetta, abiti strutturati con sciancrature posizionate sul retro e linee pulite sul fronte. Jeans a vita normale, con cinture appena appoggiate sulla linea dell’ombelico.
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Gambe: centellinare la presenza. Nulla risulta più sexy di ciò che si lascia all’intuizione. Salutate Mary Quant e le sue minigonne e scoprite come la linea della rotula sia una meravigliosa nuova frontiera. Che non vuol dire indossare tuniche monacali, ma semplicemente alludere alla bellezza della gamba senza doverla necessariamente esibire.
Provate, e mi direte.
Alla prossima
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