Chi vuole vivere per sempre?
Ve li ricordate i Queen, quando cantavano Who wants to live forever? Era l’epoca di Highlander e ne sarebbe rimasto solo uno. Oggi, la medicina che basa il proprio funzionamento sul potenziamento della longevità ci dice che, anche se non vivremo per sempre, possiamo provare ad alzare il livello dell’asticella, non solo vivendo più a lungo, ma vivendo meglio.
Curare prima di ammalarsi
Questo tipo di medicina che alcuni chiamano antiaging, creando una sorta di misunderstanding non voluto che catapulta l’attenzione più sul lato estetico dell’effetto antinvecchiamento (ovvero pelle bella senza rughe) che sul lato del benessere psicofisico (se si vive più a lungo e meglio, si ha una vita tendenzialmente più bella) in realtà è una forma di medicina preventiva a cui, purtroppo, non tutti possono ancora accedere, non solo per i costi, ma anche perché il paradigma culturale su cui si basa ancora oggi la medicina è di tipo, prevalentemente, curativo, ovvero ci si cura, quando la malattia è già presente. Un altro malinteso, sempre legato sempre al concetto di medicina preventiva, spesso alimentato dal linguaggio dei media in occasione delle campagne per test ed esami gratuiti di controllo da fare con cadenza annuale, è quello che la prevenzione sia esclusivamente legata agli esami e ai controlli, quando invece, ormai, questa branchia può dimostrare come certe malattie possano essere scongiurate con screening che ci dicono prima a cosa possiamo andare incontro nella vita, in termini di patologie.
In fondo è meglio prendersi cura di se da sani, che da malati. In questo modo si possono evitare o prendere per tempo malattie molto serie e, tra l’altro, si risparmia sulle cure costose.
Ma da dove partono le malattie e come si possono intercettare prima che si palesino?
A Milano esiste un centro nato nell’ultimo anno e mezzo, AbFab, The Quick recovery club. Una clinica dove però non si viene ricoverati per lunge degenze, ma dove si interviene in giornata, a volte anche in pochi minuti. Un centro “zen” ipercontemporaneo nel centro della capitale meneghina dove si viene accolti in maniera molto friendly per cancellare quell’aurea di ansia che, immancabilmente, i centri medici possono trasferire. Il fondatore Gianluca Winkler, proviene da una famiglia di medici, ma è l’unico ad aver preferito la Bocconi alle sale operatorie. Tuttavia nella fase più matura della sua vita ha sentito il “richiamo del sangue” e ha fondato questo centro frequentato anche da personaggi famosi.
Come dice il nome stesso, non si tratta di un centro antiaging, anche se questa medicina viene ivi praticata, e non è nemmeno un “gabinetto” medico tradizionale. E’ più un’oasi dove molti pazienti si ritagliano del tempo durante la giornata per praticare crioterapia, intravenous e ozono terapia, floating pod ed esami molto all’avanguardia che consentono di individuare lo stato del dna, tramite, ad esempio, il test epigenetico. Quello da cui parte, di fatto, la scelta delle cure da somministrare. “Qui affrontiamo la vecchiaia come se fosse una malattia e risolviamo i problemi che essa comporta” ha raccontato a Cocooners, Winkler. ” Chi viene da noi vuole avere dei risultati misurabili, quindi veri. Noi propniamo terapie conosciute e altre meno note, ma l’obiettivo è quello di avere un impatto immediato. Ad esempio, già dopo una seduta di ozono terapia, che tra l’altro, viene praticata anche negli ospedali tra le terapie che supportano i malati di Covid, si ottengono dei benefici, come se si ricevesse un effetto booster. Oppure con la crioterapia che qui si può effettuare su tutto il corpo con una macchina ultra all’avanguardia oppure anche sulle singole parti del corpo, quando ci sono problemi localizzati”. Ma non è tutto, la medicina è ancora più efficace, quando è personalizzata e in questa clinica può esserlo grazie al test epigenetico che viene effettuato tramite l’esame del capello ( ndr i dati vengono inviati attraverso un macchinario in tempo reale in un centro tedesco che rimanda in pochi minuti, l’esito sulla base della quale è possibile calibrare la cura specifica e personalizzata per il paziente). Il test epigenetico, infatti, consente di conoscere e prevenire le malattie attraverso l’analisi del bulbo dei capelli. I geni, a differenza del dna che non muta, vengono influenzati dall’ambiente e dallo stile di vita, incluso quello alimentare e con questo test è possibile individuare ciò che potrebbe cambiare in peggio proprio in presenza di uno stile di vita (anche le emozioni concorrono a dare qualità o a toglierla alla nostra quotidianità) sbagliato.
La dieta genetica
Sempre dai geni parte anche il dottor Damiano Galimberti che ha addirittura dedicato un libro alla Dieta Genetica (“La dieta del Dna”, Harper Collins). Dopo anni di diete sfiancanti, apprese, ahinoi, spesso dai giornali, in particolare dai femminili, si è scoperto che la dieta non è sinonimo di dieta dimagrante, ovvero di periodo di tempo in cui mangiare poco e in maniera insoddisfacente, come momento in cui pentirsi dei propri peccati culinari, ma un vero e proprio stile di vita alimentare da seguire per sempre. Il dottor Galimberti ha ideato uno stile di vita che si rifà al dna delle persone, dando, tra l’altro, la possibilità di fare il test (con uno sconto) alle persone che acquistano il libro. Alla fine la dieta non è una dieta adatta a tutti perché il dna cambia di persona in persona. Quindi la dieta è confezionata a immagine e sommiglianza del paziente e la corretta nutrizione parte così proprio dal Dna.
La meditazione e la gentilezza aiutano a vivere a lungo… lo dice la scienza
Chi è abituato a praticare la meditazione con costanza lo sa: la pratica meditativa aiuta a stare meglio. Rende più resilienti e supporta nei momenti di crisi. Quello che forse non tutti sanno è che la meditazione non è solo una attività praticata dalle persone particolarmente spirituali, ma anche da quelle che consapevolmente desiderano vivere a lungo. E oggi la scienza supporta questa visione. Immaculata De Vivo, docente di medicina alla Harvard Medical School e professoressa di epidemiologia alla Harvard School of Public Health è conosciuta proprio per essere una delle più brave ricercatrici nell’ambito della genetica applicata al cancro. Esperta di telomeri, ovvero di quella parte del nostro corpo che si trovano all’estremità dei cromosomi, De Vivo ha pubblicato insieme a Daniel Lumera per Mondadori due libri, Biologia della gentilezza e La lezione della farfalla. In entrambi i volumi gli autori raccontano quanto sia importante vivere in maniera “gentile” come antidoto vero e proprio all’infiammazione partendo da dati concreti. Non a caso De Vivo ha studiato la correlazione tra i fattori ambientali e gli stili di vita nella propensione da parte di alcune persone ai tumori. In un intervista di qualche tempo fa a Io Donna, De Vivo ha spiegato: “I telomeri sono come cappucci all’estremità dei nostri cromosomi e permettono al nostro materiale genetico di replicarsi intatti. Si riducono con l’età, ma in condizioni di stress il loro accorciamento si accelera. Sono dei marcatori biologici che ci fanno capire a che punto è la nostra vita. In laboratorio adesso possiamo comprendere con esattezza il tipo di esistenza che ha avuto una persona, se difficile o agiata. Sono il nostro book of life, diario della vita. E ci indicano il nostro stato di salute”.
Per concludere, quindi, OM.
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