Invecchiamento attivo, i progetti in Italia e in Europa
Soprattutto in quest’ultimo decennio, si è sentito parlare spesso d’invecchiamento attivo, perché la riduzione della natalità e l’allungamento della vita media hanno appunto consentito di ripensare il concetto d’invecchiamento in modo più strutturato.
Sino a non molti anni fa eravamo abituati a ritenere le persone over 65 come già anziane, senza considerare le distinzioni da operare all’interno di questo macro gruppo e quanto, grazie all’allungamento della vita per la sua qualità decisamente migliorata, esse potessero ancora offrire alla società e a se stesse.
Gli over 65 di oggi sono una risorsa socio-economica
Ecco allora che sono iniziati studi internazionali sul legame stretto e positivo tra l’invecchiare in maniera attiva e i conseguenti benefici sulla salute psico-fisica, compresa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita.
Oggi fanno parte della cosiddetta terza età circa 7 milioni di persone, molte di queste ancora inserite nel mondo del lavoro. In inglese vengono distinte in young old (terza età vera e propria); middle old (quarta età) e very old (anziani senior).
Invecchiare oggi in Italia rispetto a quello che accadeva sino a un ventennio fa significa avere mediamente un reddito più alto, una maggiore occupazione, oltre a una maggiore autonomia e prospettiva di salute. Inoltre, gli italiani over 65 sono tra i più attivi in Europa e generano da soli 1/5 dei consumi.
L’invecchiamento attivo si lega a un concetto inclusivo di salute in età avanzata
Come abbiamo già detto altrove, il concetto d’invecchiamento attivo è stato sviluppato a partire dalla fine degli Anni 90 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una delle risposte possibili per affrontare le richieste sociali, sanitarie ed economiche di una popolazione sempre più longeva.
Ripartiamo quindi dal concetto d’invecchiamento attivo e vediamo di capirne meglio le varie implicazioni.
Per prima cosa è importante dire che l’invecchiamento attivo implica una concezione inclusiva di salute anche in età avanzata perché capace di “riconoscere i fattori che, in aggiunta alle modalità di cura, sono in grado d’influenzare come le popolazioni e gli individui invecchiano” (OMS, 2002).
Da un punto di vista più pratico possiamo dire che mediante l’invecchiamento attivo si intende promuovere uno stile di vita sano, e quindi attivo, come uno strumento innovativo di prevenzione da affiancare alla già nota promozione di stili di vita corretti sia in termini di alimentazione sia di consumo di alcol e di tabacco. Quest’obiettivo punta a trarre benefici psicologici e di salute fisica perseguendo i propri interessi sia nella sfera privata sia in quella sociale.
Perché ci si muova in questa direzione serve sviluppare sempre di più politiche e servizi che consentano alle persone di scegliere il percorso d’invecchiamento attivo più adatto alle proprie esigenze.
In più, è necessario porsi in un’ottica completamente diversa, ovvero quella per cui l’età anziana non sia più vista solo in una visione assistenzialista secondo la quale il soggetto in causa è da considerarsi passivo, ma anzi figura necessaria a fornire un contributo prezioso per la società dato che la sua vita è orientata costantemente a migliorarne la qualità fisica e psicologica anche con il progredire degli anni.
Tutto ciò si traduce positivamente sulla società perché favorisce la sostenibilità del sistema di welfare in termini di riduzione della spesa pubblica per gli interventi di assistenza e cura socio-sanitaria e, al contempo, dà valore all’apporto produttivo derivante dalle attività che la persona anziana decide d’intraprendere e, non ultimo, va a bilanciare il nonché di bilanciamento del sistema previdenziale.
Quali politiche d’invecchiamento attivo per l’Italia?
Occorre precisare che all’interno del contesto europeo l’Italia è il Paese con la maggiore concentrazione di persone di età pari o superiore a 65 anni (23,2% nel 2020), eppure, sino a pochi anni fa, gli sforzi per promuovere l’invecchiamento attivo erano stati giudicati piuttosto limitati, seppur con qualche esempio virtuoso a livello regionale e locale. Una certa inversione di tendenza c’è stata a partire dal 2019 con il progetto di Coordinamento nazionale partecipato multilivello delle politiche sull’invecchiamento attivo avviato grazie a un accordo di collaborazione triennale (2019-2022) fra il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della presidenza del Consiglio dei Ministri (DIPOFAM) e l’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani (IRCCS INRCA). Anche il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) hanno collaborato al progetto.
Lo scopo del progetto è stato, ed è, quello di promuovere e consolidare un coordinamento nazionale per favorire una maggiore consapevolezza dell’invecchiamento attivo in Italia tramite il coinvolgimento diretto delle parti in causa quali decisori pubblici, società civile, comunità scientifica, e il miglioramento della conoscenza del fenomeno dell’invecchiamento attivo e delle politiche a suo favore.
Entrando un po’ più nello specifico, l’analisi ha mostrato che a livello nazionale l’invecchiamento attivo riguarda soltanto politiche settoriali sviluppate dai ministeri competenti negli ambiti della vita lavorativa, della famiglia, della partecipazione sociale, dell’inclusione e della salute. Il governo italiano ha infatti preso parte a programmi internazionali incentrati sull’invecchiamento attivo in relazione ai piani sanitari nazionali, mentre gli anziani compaiono essenzialmente come gruppo target esplicito di poche politiche dedicate all’assistenza, quali, per esempio, le pensioni di vecchiaia e l’assistenza domiciliare per anziani da parte dei Comuni.
Tutti i tentativi di proporre leggi sull’invecchiamento attivo, infatti, non hanno mai concluso l’iter di approvazione.
Come accennavamo, a livello regionale, invece, sono state fatte leggi regionali dedicate, oltre a programmi sul welfare e politiche di settore. Negli ultimi anni, infatti, più della metà delle Regioni/Province Autonome (12 su 21) ha approvato una legge quadro o programmi generali in una prospettiva d’innovazione focalizzata sull’invecchiamento attivo.
Le difficoltà che rimangono in merito all’invecchiamento attivo
Uno degli aspetti problematici del concetto d’invecchiamento attivo, infatti, è quello di passare dalla teoria alla pratica. Ecco perché si è cercato di evitare un orientamento che si focalizzasse troppo sul mercato del lavoro, affrontando anche il tema delle disuguaglianze, dell’integrazione e della partecipazione delle persone anziane nella società anche in contesti d’emergenza (vedi, per esempio, la recente pandemia).
Come anche certificato dalla sottoscrizione di un nuovo accordo (siglato alla fine del 2021) tra DIPOFAM e IRCCS INRCA, ci sarà la possibilità di prolungare le attività del progetto per un altro triennio dopo lo studio prezioso dei risultati ottenuti. In questo modo si dovrebbe poter mettere a punto un sistema atto a favorire l’ampliamento degli obiettivi politici individuati sempre in maniera partecipata con la rete di tutti gli attori coinvolti.
Nonostante i notevoli progressi degli ultimi anni anche in termini di crescente attenzione sul tema da parte della maggior parte delle amministrazioni sia centrali sia regionali, si è consapevoli che c’è ancora molta strada da fare prima di poter dire di aver abbracciato definitivamente il cambio di paradigma previsto dal concetto d’invecchiamento attivo passando quindi da una visione delle persone anziane come esclusivamente bisognose di assistenza, a una che le consideri come una ricchezza attiva e dunque in grado di rappresentare una reale risorsa per la società.
Nestore, il progetto europeo del Politecnico di Milano per un invecchiamento attivo
Si è concluso nell’aprile 2021 il progetto europeo Nestore nato con la collaborazione del Politecnico di Milano testato su un gruppo di volontari. Ma che cos’è questo sistema tecnologico innovativo? Si tratta di un sistema di coaching multidimensionale e personalizzato per supportare un invecchiamento in buona salute.
Gli ambiti del coaching sono:
- fisico;
- mentale e cognitivo;
- alimentare;
- sociale.
L’obiettivo è consentire e motivare la persona anziana a prendersi meglio cura di se stessa con suggerimenti per un’alimentazione sana e personalizzata, oltre ad attività che possano aiutarla a mantenere in forma corpo e mente. In più, è prevista la promozione dell’interazione sociale con amici e parenti.
Tutto questo attraverso dei dispositivi smart settati (predisposti) in modo tale da proporre all’utente dei percorsi d’interesse creati su misura per lui.
Nestore diventa una sorta di amico e allenatore capace di supportare l’individuo a 360 gradi avvalendosi di tecnologie super raffinate che, per esempio, comprendono un sistema di supporto alle decisioni intelligenti per analizzare il comportamento degli anziani e fornire obiettivi personalizzati verso il benessere.
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