Incontinenza femminile: vorrei parlarne ma non posso
L’incontinenza urinaria femminile è soprannominata la “malattia silenziosa”. Le sue conseguenze psicologiche sono a volte molto pesanti: suscita imbarazzo, disagio e paura di non essere comprese da chi ci sta intorno. Aprirsi al dialogo è il primo passo per riscoprire una nuova serenità, a cominciare dal confronto con il proprio medico che può aiutare a definire le migliori strategie per affrontare l’incontinenza.
L’incontinenza è donna?
Passata la soglia dei 40 anni, una donna su cinque ne soffre. L’incontinenza urinaria femminile è l’incapacità di trattenere l’urina in vescica, accusando perdite involontarie in quantità variabile. Dei cinque milioni di italiani incontinenti, ben 3.7 milioni sono donne. L’incontinenza urinaria femminile si manifesta più frequentemente nella donna per un motivo prettamente anatomico: mentre nell’uomo l’uretra più lunga e la prostata offrono maggiore resistenza alle perdite urinarie, nella donna l’unico meccanismo di continenza è fornito dallo sfintere striato, muscolo che cede più facilmente se sottoposto a eccessivo stress.
Mai più un tabù
Donne che spesso si sentono sole, isolate da un grande muro di omertà che rende difficili i rapporti lavorativi, affettivi, sociali: il timore di andare in nuovi luoghi senza sapere se sono provvisti di servizi pubblici, la rinuncia alla propria vita sessuale per paura di perdite, il disagio nell’indossare assorbenti in ogni circostanza. Tuttavia, come in ogni nuova rinascita, l’aspetto psicologico è fondamentale: gran parte delle problematiche legate all’incontinenza urinaria femminile scompaiono proprio quando si inizia a parlarne. Per questo confidarsi con le persone più vicine è il primo passo per lasciarsi alle spalle l’incontinenza urinaria femminile e riconquistare la propria libertà.
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