A 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo: un omaggio al movimento più rivoluzionario
Era il 15 aprile 1874 quando a Parigi, nello studio del fotografo Felix Nadar, si inaugurò la prima mostra dell’Impressionismo, uno dei movimenti più rivoluzionari nella storia dell’arte.
150 anni dopo, il Musée d’Orsay, dal 26 marzo al 14 luglio 2024, ripercorre questo momento con una interessante mostra, dal titolo: Parigi 1874. Inventare l’Impressionismo. Oltre alla capitale le celebrazioni per i 150 anni dell’Impressionismo vedranno coinvolte circa trenta città della Francia. L’ Italia non è da meno e con varie iniziative vuole rendere omaggio ad uno dei movimenti più importanti della storia della pittura. A Milano, a Palazzo Reale, si è iniziato con le opere di un pittore considerato “l’impressionista italiano”, Giuseppe De Nittis , per poi ospitare le tele di due grandi del movimento, Cézanne e Renoir. Roma ospiterà la straordinaria mostra Impressionisti – L’alba della modernità e Padova accoglierà l’esposizione dedicata a Claude Monet, il padre dell’Impressionismo.
Prima di presentare su queste pagine qualcuna di queste mostre, pensiamo che sia utile analizzare in cosa consista la grande rivoluzione impressionista e quale sia il suo significato storico.
Cos’è l’Impressionismo?
L’Impressionismo è un movimento artistico, nato a Parigi tra il 1860 e il 1870 e durato fino ai primi anni del Novecento. Non è partito subito con un programma ben definito, ma è iniziato come un’aggregazione spontanea di giovani artisti che, insofferenti alle regole ed ai modelli artificiosi dell’arte accademica, volevano proporre un nuovo modo di dipingere.
Questi giovani artisti, respinti dal Salon di Parigi, emblema della pittura ufficiale, tennero una mostra nello studio del fotografo Nadar il 15 aprile 1874, che è diventata la data ufficiale di inizio del movimento impressionista.
La mostra non ebbe successo, soprattutto per i giudizi negativi del critico d’arte Louis Leroy. Fu proprio costui a coniare il termine “impressionismo”, conferendogli un significato negativo. Nel commentare un dipinto di Claude Monet, Impression, soleil levant, lo giudicò, infatti, come la risultante di una semplice impressione piuttosto che una raffigurazione accurata.
Allora, però, era di moda la pittura accademica e neoclassica ed ovviamente non poteva essere apprezzato chi invece voleva cambiare il modo di dipingere.
Eppure dobbiamo agli impressionisti alcuni dei dipinti più belli di tutti i tempi.
Catturare l’attimo fuggente: la grande novità dell’ Impressionismo
Gli impressionisti volevano dipingere ciò che sentivano. Si trattava, quindi, di un profondo cambiamento di prospettiva: non era la realtà che volevano rappresentare nelle sua oggettività, ma la sensazione percettiva che essa suscitava in loro.
Agli impressionisti interessava trasmettere soprattutto la prima impressione visiva, quella sensazione che è generata da un momento particolare e da determinate condizioni atmosferiche. Poiché le condizioni atmosferiche e la luminosità mutano, l’impressione di un momento è diversa da quella dell’attimo precedente e di quello successivo.
Agli impressionisti interessava proprio questo: catturare la sensazione di quell’attimo fuggente che realizza l’essenza stessa della realtà nel suo divenire continuo.
La poetica del divenire
Non è facile in pittura dare il senso del divenire e del movimento, eppure gli impressionisti ci sono riusciti molto bene.
Nei loro quadri la forma svanisce, lasciando l’immagine incerta e con i contorni imprecisi, fino a sembrare uno schizzo. E’ proprio questa indeterminatezza che, oltre ad affascinare per la bellezza dell’evanescenza, trasmette magistralmente il senso del mutamento continuo della realtà, che, proprio perché in fieri, non può essere rappresentata con una forma ben definita.
La pennellata, perciò, non poteva essere precisa e spesso si muoveva in direzioni diverse, proprio per rappresentare il mutamento ed il movimento. Basti solo pensare, per esempio, ai molti dipinti di Monet in cui il mutare dei riflessi della luce sull’acqua dà il senso del suo fluire continuo. Oppure basti ricordare come Degas sia riuscito a rappresentare i movimenti e la gestualità delle ballerine ed a comunicarne la sensazione immediata.
Cosa è stato abolito dagli impressionisti
Come sono riusciti questi artisti a trasmettere l’impressione del momento? Certamente i canoni stilistici tradizionali non li aiutavano nel loro intento.
Per esprimere la loro soggettività e l’impressione momentanea gli impressionisti hanno dovuto eliminare tutti quegli artifici pittorici che fino ad allora avevano rappresentato la realtà in modo convenzionale.
Si resero subito conto di dover abolire la prospettiva geometrica, in quanto rappresentava un limite alla libera espressione di una realtà che va oltre i confini fisici del quadro. Abolirono anche il disegno e le linee che definiscono i volumi, perché in natura i contorni non sono così precisi e lo sfondo non è separato dai soggetti. Eliminarono ben presto anche le luci artificiali, il chiaroscuro, le sovrapposizioni di colore per le sfumature e le pennellate fluide e studiate, che risultavano troppo artificiali e non adatte a raffigurare la realtà nella sua immediatezza ed autenticità.
Una nuova tecnica
Lo studio della luce diventava essenziale per gli impressionisti: da essa dipende, infatti, la percezione del colore, che varia a seconda dell’intensità e della quantità di luce che lo colpisce. Ne consegue che lo stesso colore non può essere mai uguale, ma assume tonalità e sfumature diverse a seconda della variazione della luminosità.
Per evitare che le particolari sensazioni sparissero con il mutamento dello stimolo che le aveva generate, agli impressionisti serviva, quindi, un linguaggio artistico completamente nuovo ed una tecnica veloce e la più rapida possibile.
Cominciarono con l’uscire dagli ateliers e con i loro cavalletti portatili sotto braccio, con i pennelli e con i colori in tubetto, che gli sviluppi della chimica industriale avevano reso trasportabili, dipingevano en plain air, in giro per la città.
Per rendere la loro tecnica più veloce, ricorsero all’uso di pennellate rapide, a striature ed a macchie di colore con tocchi sbrigativi e con piccole picchiettature. Si resero conto che sarebbe stato meglio accostare pennellate di colori puri, avvicinati a contrasto, invece di mescolarli prima sulla tavolozza. Pur essendo diversificati sulla tela, i colori, infatti, si fondono nella retina dell’occhio dell’osservatore ed al cervello appaiono omogenei e più luminosi.
Grazie agli impressionisti con il colore presero corposità anche le ombre, che fino ad allora erano state trattate con poca attenzione. Furono infatti loro per primi a darne la giusta importanza ed a notare che le ombre non sono nere o grigie, come venivano raffigurate di solito, ma che al loro interno sono presenti i colori riflessi e quelli complementari.
Eliminata la prospettiva geometrica, lo spazio veniva definito dal colore. Per creare un senso di profondità nel quadro, le figure e gli elementi in primo piano venivano raffigurati con pennellate più decise e con tonalità di colore più vivaci e luminosi, mentre erano sempre meno accennati e più in ombra man mano si procedeva verso il fondo del dipinto. Al posto del disegno e delle linee di contorno degli oggetti crearono delle macchie di colore che si intersecavano l’una nell’altra.
Lo possiamo vedere in Impressione, sole nascente, considerato il simbolo dell’Impressionismo.
Viene raffigurato uno scorcio del porto di Le Havre, mentre i raggi del sole incominciano a filtrare attraverso la foschia del mattino, conferendo al cielo delle calde sfumature ed al mare dei riflessi color arancio. In primo piano tre ombre oscure rappresentano le barche dei pescatori, mentre sullo sfondo, in lontananza, sono dipinte un insieme di gru e delle ciminiere fumose. Non c’è separazione tra cielo e mare, ma c’è una compenetrazione dell’uno nell’altro. Senza nessun disegno preparatorio, le pennellate, di colore puro, sono brevi e veloci, in modo da trasmettere la visione immediata e quella suggestione che il paesaggio offriva all’artista.
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