Il mio nome è Due di Picche di Sandra Bonzi
Tornano Elena Donati e la sua irresistibile banda in una nuova avventura a tinte noir. Ne parla a Cocooners l’autrice
È un sollievo rincontrare finalmente quella simpatica giornalista- neo investigatrice e il suo seguito variopinto, che sono stati protagonisti di un giallo di successo lo scorso anno e che ora fanno ritorno più agguerriti che mai (ne parlammo QUI). Merito della mente creativa di Sandra Bonzi che riporta in libreria la sua Elena Donati, mattatrice de “Il mio nome è due di picche”, una nuova avventura in bilico tra giallo e commedia edita, come la precedente, da Garzanti.
Dove eravamo rimasti
Squadra che vince non si cambia, verrebbe da dire, anche perché al successo di una trama frizzante e ricca di humor (naturalmente in chiave noir) contribuisce sicuramente la presenza di personaggi finemente tratteggiati che rimandano uno spaccato della società contemporanea rigorosamente senza limiti d’età. Del resto, il plus è proprio questo: la carta d’identità non è mai considerata un limite, tutt’altro, ed è semmai il valore aggiunto (e veritiero) che spariglia le carte del romanzo, dato che siamo in tema, e rende il tutto ancora più godibile.
Una famiglia ingombrante
A partire da Elena, sempre intenta a districarsi tra le bizzarrie di una famiglia eccessivamente allargata in cui ai figli, ritornati a casa, si accompagnano folkloristici amici e il marito Ettore, con le sue velleità bucoliche racchiuse nel buen retiro di Piacenza in cui vorrebbe trasferirsi. A questo si aggiungono le incognite del lavoro in redazione in cui Elena ha faticosamente riconquistato un suo ruolo che deve difendere con il coltello tra i denti dai protagonismi e dalla visione eccessivamente digitale delle nuove leve. Ma fosse solo questo! Come dimenticare l’ottuagenaria mamma Margherita che, con le due inseparabili (coetanee) sorelle Giuffrida, ha creato una comune dedita al tango e al burraco, e il padre Mario, attanagliato da problemi sentimentali che imbarazzano all’inverosimile la figlia? Per fortuna ci sono gli imprevisti a…movimentare il quotidiano di Elena e, nella fattispecie, un curioso e cruento assassinio che, suo malgrado, la coinvolge in prima persona: non solo lei figura come conoscente della vittima ma il luogo del delitto è esattamente l’appartamento sopra quello in cui vive la madre con le amiche. Che, naturalmente, non si fanno scappare l’occasione di improvvisarsi, ancora una volta, investigatrici…
E poi il mistero da risolvere
Un mistero da risolvere che potrebbe essere il preludio a uno scoop decisamente positivo per la carriera di Elena e, al contempo, l’inizio di una sinfonia a più voci che, come d’abitudine, non tralascia di toccare tematiche attuali che vanno ben oltre la fiction letteraria. Il cambiamento, in primis, declinato in ogni sua variante- da quella anagrafica a quella lavorativa fino alla sentimentale/sessuale – e tutto quello che comporta nel quotidiano. E l’amore, anch’esso esplorato nelle sue molteplici espressioni, che alla fine è sempre il motore principale di una storia ricca di emozioni e di risate (con la variante del brivido, naturalmente) che aspetta solo di essere letta.
“Il mio nome è due di picche” è un romanzo piacevole e leggero, del quale non sveliamo altro per non togliere il piacere al lettore di assaporarne la trama scoppiettante di cui Sandra Bonzi ha raccontato a noi di Cocooners qualche curiosità.
Intervista all’autrice
Com’è nato il secondo capitolo di quella che, a tutti gli effetti, può essere considerata una saga? Cosa ti ha convinta a riprendere il personaggio di Elena?
Questo romanzo è nato quasi spontaneamente al termine del primo quando mi sono accorta che i personaggi avevano ancora qualcosa da dire…è un po’ come se mi ci avessero accompagnato loro! Inoltre, durante la presentazione del precedente libro, i lettori continuavano a chiedermi che cosa ne sarebbe stato di Elena, di Ettore, di Margherita…tanto che la loro curiosità ha alimentato la mia. C’è da dire che non ho mai “abbandonato” Elena e la sua banda e soprattutto mi piaceva pensare di ribaltare un po’ la cornice da cui aveva preso il via la vicenda iniziale. Se nel primo romanzo la protagonista soffriva la mancanza dei figli e pativa la sindrome del nido vuoto, mi era venuta voglia di riempire nuovamente la casa di energia giovane e chiassosa, quasi a far rimpiangere a Elena il precedente silenzio! Mi tentava esplorare di più quella che, a tutti gli effetti, è un’inversione di tendenza rispetto al passato c0n i figli che non abbandonano mai del tutto la famiglia, e le persone più anziane che, al contrario, sono molto più vitali rispetto a prima – vuoi per le aspettative di vita migliorate, vuoi per altre ragioni – e sono quasi diventate i nuovi adolescenti…Certamente tutti questi aspetti sono stati esasperati nel romanzo ma fanno parte del nostro e del mio quotidiano!
L’età anagrafica è un di cui tra i personaggi del tuo libro: pensi che questo rispecchi la realtà attuale?
L’età non è ininfluente ma oggi ci si fa i conti in modo diverso per mille ragioni: da una parte per la realtà attuale in cui la carta d’identità non è più una discriminante, dall’altra per un tema di sguardo, dal momento che non ci vediamo più vecchi ma soprattutto non vogliamo più vederci finiti. È cambiata anche la nostra fruizione del tempo, a mio avviso: di un’età che passa vogliamo assaporare le diverse stagioni con più leggerezza che in passato ma anche con maggiore consapevolezza.
Quanto di Sandra Bonzi c’è in Elena Donati?
C’è tanta Sandra in Elena, sicuramente, poi potendo lavorare con la fantasia ho potuto far fare al mio personaggio tutto quello che io non sono riuscita a fare o permetterle di vivere quelle esperienze che non sono parte del mio vissuto come confrontarsi con un cadavere…Ma anche semplicemente la base del romanzo, il genere del giallo e del noir, è una delle mie letture preferite e, di conseguenze, è diventato il fil rouge che ho seguito per poi raccontare la mia storia. Elena, poi, mi emoziona, al pari degli altri personaggi ai quali sono legatissima e che noto con piacere che non lasciano indifferenti nemmeno i lettori!
Ci sarà un terzo capitolo delle avventure di Elena Donati e della sua banda?
Si, ci sto lavorando….
E l’ultima domanda abbastanza scontata ma te la facciamo ugualmente: che cosa pensa Claudio (Bisio, il marito di Sandra ndr) dei tuoi romanzi? E, soprattutto, lui ha mai indossato quelle orride tutine fluorescenti da ciclista che Ettore, il marito di Elena, porta?
Le indossa certo ed è per questo che, in qualche, modo ho deciso di “punire” Ettore facendolo cadere… (ride). C’è da dire che Claudio è decisamente il mio primo fan: è stato lui ad aver letto quel lungo racconto in cui c’era già, a suo dire, il nucleo del romanzo e a convincermi a proseguire…e non ha sbagliato! Del resto, è da sempre così, ci consigliamo molto l’uno con l’altra e ascoltiamo i reciproci suggerimenti…non è detto che, nel prossimo futuro, non ci metteremo nuovamente a scrivere qualcosa a quattro mani!
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