Perché alcuni personaggi ci rimangono nella testa (e nel cuore)
Da Achille a Saul Goodman, passando per il signor Wolf e Bridget Jones, i personaggi principali o secondari di una narrazione, se ben scritti, sono in grado di segnare la nostra memoria
Ognuno di noi, per i motivi più disparati, ha i propri personaggi indimenticabili. Quelli che hanno parlato direttamente al nostro cuore e quelli nei quali ci siamo specchiati, con la meraviglia di riconoscerci. Ma ce ne sono altri che appartengono alla memoria collettiva. Figure uniche, ma anche archetipiche. Inimitabili, ma fonte di ispirazione per generazioni di narratori. Alcune persino più famose degli autori o delle autrici che le hanno create.
Un esempio di cosa distingue personaggi dimenticabili e indimenticabili è “l’Iliade”. La storia racconta innumerevoli battaglie tra schiere di valorosi guerrieri ed è ricca di gesta grandiose, ma dei suoi molti personaggi ce ne ricordiamo solo qualcuno: Achille, Ettore, Paride, Elena, Patroclo, Andromaca e pochi altri. Forse perché chi ha scritto l’Iliade si è preso più tempo per raccontarci la loro storia, rispetto ai pochi versi dedicati a Deucalione, Ilioneo e Teucro. Ma questo non spiega tutto: quel che conta è soprattutto la qualità del tempo che passiamo con i personaggi. Se in quel tempo l’autore è così bravo da mostrarci la loro complessità, allora ci sono buone possibilità che restino nella nostra memoria e dentro i nostri cuori.
Prendiamo Achille. Non lo ricordiamo solo perché era il personaggio più forte, o il più spaventoso (a guardarlo con gli occhi dei troiani). Ma perché, in quel che fa, Achille dimostra di possedere vastità interiore, esprime complessità e persino contraddizioni. Per tramandare il suo nome si unisce all’armata di Agamennone; per onore si rifiuta di combattere e la sua assenza quasi provoca la sconfitta degli achei; per vendicare il suo amante Patroclo trucida il migliore dei troiani, Ettore, e ne dilania il corpo; e per pietà e ricordo del padre restituisce a Priamo il corpo del figlio. Molti altri eroi dell’Iliade hanno diversi gradi di complessità, ma nessuno di loro è complesso quanto Achille.
Non è solo la complessità che rende indimenticabili gli eroi. Talvolta un personaggio lascia il segno perché esprime un punto di vista unico, quasi rivoluzionario, non solo sulla sua realtà, ma su ogni realtà. Soprattutto sulla nostra. Come la Volpe ne “Il Piccolo Principe” e la sua concezione dell’amicizia fatta di mutuo nutrimento, o il Joker nei fumetti di Batman e la sua idea che il caos esistenziale sia solo a una brutta giornata di distanza da ciascuno di noi.
Molti personaggi memorabili condividono poi la capacità di cambiare il proprio destino: più è ampia la distanza che sono capaci di compiere, più è grande lo sforzo, più memorabile è l’impresa. Prendiamo Daenerys Targaryen nella serie “Il trono di spade”, Edmond Dantes ne “Il conte di Montecristo” o, infine, Macbeth e Lady Macbeth. Non sono certo gli amici che vorremmo avere (di solito sono personaggi quasi sovrumani e privi di freni morali), ma li ammiriamo perché capaci di plasmare il futuro grazie alla loro forza di volontà.
C’è poi il caso dei personaggi secondari divenuti memorabili anche a fronte di poco approfondimento narrativo: come Saul Goodman di “Breaking Bad” (una serie piena di personaggi indimenticabili) o il dottor Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”. Nel loro caso, la straordinaria interpretazione degli attori è stata di sicuro un fattore determinante, ma un bravo attore può dare corpo e voce alla complessità di un personaggio solo se è scritto bene. E Saul Goodman e Hannibal Lecter sono scritti talmente bene che sono poi diventati i protagonisti di altri film e serie TV. Talvolta, la complessità di un personaggio può essere espressa persino da poche azioni ben congegnate e da una sola, fulminea e geniale battuta. Qualcosa come: “Sono il signor Wolf, risolvo problemi”. Nella sua breve scena, non ci vengono date risposte su chi sia il signor Wolf e come faccia a risolvere i problemi, ma è enigmatico almeno quanto è efficiente, e tanto basta per far correre la nostra immaginazione e segnare per sempre la nostra memoria.
Ci sono infine personaggi che sono indimenticabili perché non hanno nulla di straordinario. Sono anzi straordinariamente normali e segnati da difetti, idiosincrasie e ansie, come quelli creati da Woody Allen, primo tra tutti Sam Felix di “Provaci ancora Sam”. Oppure Bridget Jones di Helen Fielding. Non sono alle prese con conflitti cosmici e non desiderano affermarsi e cambiare un destino avverso, ma ci specchiamo in loro meglio che in tanti eroi ed eroine, perché la loro fatica di farsi strada nel mondo ricorda molto la nostra.
Infine, rimangono i personaggi che sono unici e indimenticabili solo per noi: forse per i motivi scritti qui sopra, forse per altri motivi più personali. Come dei cari amici, li ritroviamo nei libri che ci va di rileggere e nei film che riguardiamo. A rifare gli stessi errori, ad affrontare le stesse avventure, mentre noi riviviamo ogni volta la meraviglia di trovare in loro qualcosa di nuovo.
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