Over e freddo: i pericoli e come prevenirli
Mentre ci sono studi specifici riguardo le conseguenze delle ondate di calore sulla salute della popolazione, gli effetti del freddo non sono oggetto di studi approfonditi. Lo dimostra anche il fatto che la pianificazione degli interventi di salute pubblica viene concentrata soprattutto sulle alte temperature.
Tutti, infatti, sappiamo quanto il caldo possa essere dannoso per la terza età. Pochi, però, sanno che le conseguenze del freddo sulla salute degli over sono più pesanti e che possono essere più letali di quelle del caldo.
I rischi più gravi per gli anziani, quando fa freddo
Quando parliamo dei problemi che il freddo causa all’organismo, il pensiero va subito al raffreddore, alla tosse, al mal di gola o all’influenza. Questi malanni, però, non sono le sole patologie scatenate dalle temperature invernali. In questa stagione, infatti, non soltanto peggiorano molte malattie croniche, ma ne compaiono anche altre a carico di vari organi.
Vediamo innanzitutto quali siano gli effetti più preoccupanti che genera il freddo sulla salute degli anziani.
Con le basse temperature si può verificare un aumento o un aggravamento di malattie croniche preesistenti soprattutto a carico dell’apparato cardio-cerebrovascolare.
Da vari studi emerge che le basse temperature aumentano il rischio di infarto e di ictus ischemico, probabilmente perché aumenta la coagulabilità e la viscosità del sangue. Non solo, ma il freddo è anche responsabile della vasocostrizione, cioè della riduzione del calibro dei vasi sanguigni che avviene in seguito alla contrazione della muscolatura delle pareti. A sua volta la vasocostrizione, proprio per il restringimento dei vasi sanguigni, costringe il cuore ad uno sforzo superiore alla norma: per cercare di irrorare tutti i nostri organi, questo muscolo è costretto infatti ad aumentare la pressione e la frequenza dei battiti.
Durante l’inverno per gli anziani cresce non solo il rischio cardio-cerebrovascolare, ma anche quello di contrarre malattie respiratorie, come influenza, bronchiti e polmoniti, e purtroppo anche di morire in seguito all’aggravarsi di queste infezioni. Tra le varie ricerche quella di EG Mourtzoukou e di ME Falagas, dal titolo Exposure to cold and respiratory tract infections del settembre 2007, conferma che l’aria fredda inalata, il raffreddamento della superficie corporea e lo stress da freddo, indotto dall’abbassamento della temperatura corporea interna, causano risposte fisiopatologiche, come vasocostrizione nella mucosa del tratto respiratorio e soppressione delle risposte immunitarie, che sono responsabili di una maggiore suscettibilità alle infezioni e di un maggior rischio di morte per le complicazioni che possono comportare.
Le conseguenze del freddo, dopo i 40 anni, sui dolori muscolari ed ossei
Tutti noi sappiamo come lo stile di vita sedentario, che è tipico della stagione invernale, e la ridotta produzione di vitamina D, per la scarsa esposizione al sole, possano peggiorare la mobilità articolare e nuocere alle nostre ossa. Spesso, però, non consideriamo che il freddo causa anche un irrigidimento muscolare che fa assumere una postura contratta, per cui il muscolo, invece di sostenere le articolazioni, le cartilagini e le ossa, pesa su di essi in modo eccessivo, acuendone i problemi.
In particolare il freddo è nemico dell’artrosi e dell’artrite, che sono due patologie legate all’articolazioni.
La prima è una malattia cronica causata dall’invecchiamento, in particolare dall’usura degenerativa e progressiva del tessuto cartilagineo (che si trova all’interno delle articolazioni con la funzione di diminuire l’attrito tra le due superfici ossee). Il freddo peggiora la situazione soprattutto perché rende meno fluido il liquido sinoviale, che è proprio quel lubrificante che protegge le superfici articolari dall’usura.
L’artrite, invece, è caratterizzata da un’infiammazione cronica delle articolazioni. Essendo, quindi, una malattia infiammatoria, potrebbe sembrare assurdo che l’artrite possa peggiorare con le basse temperature. E’ risaputo, infatti, che l’infiammazione trae giovamento proprio dal freddo.
Le basse temperature, però, causano, come abbiamo già detto, una vasocostrizione dei tessuti muscolari, che comporta irrigidimento e contratture, che si aggiungono alla componente infiammatoria, aumentando il dolore. Ecco perché si ricorre al caldo (in commercio, per esempio, troviamo dei cerotti “scaldanti” che contrastano il dolore da contrattura) ed ecco perché dopo una certa età vengono privilegiati i luoghi dal clima più caldo.
Il freddo come causa di ulteriori fattori di rischio per la salute
E’ noto a tutti che la persistenza, in inverno, in luoghi chiusi, riscaldati e spesso affollati facilita la proliferazione dei virus che colpiscono le vie respiratorie. Ma non solo, ci sono anche altri fattori che favoriscono la diffusione delle infezioni, come, per esempio, un’alimentazione sbilanciata. L’apporto meno vario di frutta e verdura durante la stagione invernale, infatti, priva l’organismo di molte vitamine e sali minerali.
Con il freddo, poi, si ha meno sete e di conseguenza si beve meno, esponendosi così ad un maggior rischio di disidratazione, fenomeno già più evidente negli anziani. La riduzione dell’attività fisica, inoltre, a cominciare dalla semplice passeggiata, influisce negativamente sulle articolazioni, che, invece, hanno bisogno di movimento. L’attività fisica, infatti, favorisce la miglior circolazione del liquido sinoviale che lubrifica e protegge le articolazioni, oltre a rinforzare i muscoli, i legamenti ed i tendini che le sostengono.
Perché l’anziano è più esposto ai rischi che comporta il freddo
La temperatura corporea per l’adulto sano varia da 36°C a 37°C ed è conservata dalla termoregolazione, cioè dal bilanciamento tra quantità di calore prodotto e quantità di calore perduto.
Nell’anziano, però, i meccanismi di termoregolazione diventano meno efficienti, con il conseguente aumento della sensibilità al freddo.
Perché avviene? La causa va ricercata nel rallentamento del metabolismo e soprattutto di quello basale, cioè della quantità di energia impiegata, in condizioni di riposo, per assicurare le funzioni fisiologiche vitali (come respirazione, circolazione sanguigna, mantenimento della temperatura corporea, ecc.).
Non dimentichiamo, poi, che, invecchiando, anche il sangue scorre più lentamente per la minor flessibilità dei vasi sanguigni. Se poi si considerano anche la graduale riduzione della massa muscolare ed il progressivo assottigliamento della pelle, possiamo facilmente capire come il corpo di una persona, già a partire dai 50 anni, sia meno in grado di difendersi dalle basse temperature.
L’importanza della prevenzione soprattutto per gli anziani
Abbiamo esaminato come e perché il freddo possa essere particolarmente pericoloso per le persone anziane. Da questa disamina emerge chiaramente quanto sia importante mettere in campo una serie di comportamenti a livello preventivo. A tale proposito ci può aiutare la guida del Ministero della Salute che fornisce dei consigli pratici su come l’anziano debba difendersi dal freddo sia in casa che fuori casa.
Le varie raccomandazioni sono così sintetizzabili:
- seguire un’alimentazione equilibrata (con legumi, carne, verdure e frutta di stagione)
- mantenere la temperatura dell’ambiente tra i 20 e 22°C e prestare attenzione anche all’umidità (40-50%)
- sottoporsi, all’inizio dell’inverno, alla vaccinazione antinfluenzale
- non esitare a consultare il proprio medico curante, in caso di malessere o di aggravamento dei sintomi della patologia di cui si è affetti,
- evitare, se costretti in casa dal maltempo, di stare seduti troppo a lungo, ma alzarsi di frequente ed anche fare un po’ di ginnastica
- non uscire nelle ore più fredde
- indossare, quando si è fuori casa, scarpe con suole antiscivolo, soprattutto se piove o nevica
- difendere la pelle dal freddo con creme emollienti ed idratanti (il freddo infatti è responsabile della disidratazione della pelle del volto o delle mani e della riacutizzazione di malattie dermatologiche come la dermatite atopica o la psoriasi).
La disidratazione invernale con l’avanzare dell’età è un rischio spesso sottovalutato
Di idratazione si parla soprattutto in estate, cioè quando le alte temperature con il sudore ci fanno perdere i liquidi. Per il fatto che d’inverno non se ne parla o se ne parla poco non significa, però, che non sussista il problema della disidratazione, che si verifica quando il nostro corpo perde più liquidi di quanto ne assuma. Anzi nella stagione fredda si può rischiare di non garantire un adeguato apporto di acqua al nostro organismo, proprio perché, riducendosi lo stimolo della sete (una condizione già presente negli anziani) si beve molto meno.
La necessità di introdurre liquidi rimane invariata in tutte le stagioni, sia perché il corpo deve continuare a purificarsi dalle scorie, eliminando i liquidi, sia perché dall’idratazione dipendono molte funzioni fisiologiche, come mantenere elastiche le mucose, lubrificare le articolazioni, conservare l’efficienza dei tessuti liquidi (ad esempio il sangue o il sistema linfatico).
Poiché in una persona adulta circa il 60% del corpo è composto di acqua, mentre tale percentuale si riduce progressivamente con l’avanzare dell’età, arrivando negli over a valori del 40-50%, soprattutto gli anziani, anche nella stagione fredda e nonostante la ridotta sensazione di sete, devono impegnarsi ad introdurre almeno un litro e mezzo di liquidi, aiutandosi magari con l’utilizzo di tisane e infusi o di qualunque altra bevanda calda.
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