Latte animale o bevande vegetali? Alimenti a confronto
Parlare di latte è del tutto limitante. Nell’accezione più comune, la parola “latte” è accomunata al latte vaccino, il più noto e ancora il più utilizzato, con una produzione annua di 11 milioni di tonnellate. Ma dovremmo parlare di “latti” per comprenderne le numerose varietà, sia animali che vegetali, che il mercato mette oggi a disposizione.
Come spesso accade (anche) ai prodotti alimentari, il latte vaccino è stato prima osannato e poi demonizzato, in preda a vere e proprie mode, quando la scienza nutrizionale ci ha insegnato che più facilmente gli alimenti vanno conosciuti per le loro proprietà e assunti nelle giuste quantità e nel giusto modo.
Latte animale
In Italia ogni anno vengono prodotti 11 milioni di tonnellate di latte vaccino, circa 500 mila tonnellate di latte di pecora, 60.500 tonnellate di latte caprino e 218.400 tonnellate di latte di bufala.
Ma quali sono le caratteristiche organolettiche specifiche di ciascuno?
Latte vaccino
Pochi alimenti come il latte contengono in un’unica fonte alimentare buone quantità della maggior parte dei macronutrienti (proteine, grassi e zuccheri) e micronutrienti (vitamine e sali minerali) di cui abbiamo bisogno per mantenerci sani. Quali sono quindi i “pericoli” nascosti nel latte vaccino? Grassi saturi, colesterolo e zuccheri, da consumare con moderazione o da limitare del tutto in caso di specifiche patologie.
Latte di capra
Di gran lunga più digeribile del latte vaccino, il latte di capra ha un gusto particolarmente forte a causa della presenza di acidi grassi a corta catena. L’apporto nutrizionale è simile a quello del latte vaccino, ma con una presenza di poco inferiore di lattosio e di vitamina B12. Ha effetti meno negativi sul livello di colesterolo e contiene più taurina rispetto al latte di mucca, aspetto che potrebbe conferirgli un certo potere tonico.
Latte di pecora
Rispetto al latte vaccino, quello di pecora ha una maggiore concentrazione di proteine, minerali e lipidi. Caratteristica che gli conferisce anche una maggiore viscosità. La percentuale di lattosio nel latte di pecora è circa di un decimo superiore a quella del latte bovino, che tuttavia può favorire ulteriormente la già elevata biodisponibilitaà del calcio.
Latte di bufala
Per questioni climatiche gli allevamenti di bufale sono diffusi prevalentemente al Sud, in particolare in Campania e nell’agro pontino, ma c’è stato un tempo in cui la conformazione paludose di certe aree del Nord è stata altrettanto efficace per l’allevamento di questi animali. Rispetto al latte vaccino ha una resa casearia diversa, ciò significa che da 1 litro di latte di bufala si ottengono oltre 240 grammi di mozzarella, mentre a parità di materia prima vaccina, solo 130 grammi. Il contenuto di lattosio e sali minerali è del tutto simile a quello di mucca.
Bevande vegetali
Nel parlato comune le chiamiamo latte, ma sono di fatto delle bevande a base vegetale che ricordano il latte nel colore e nel tipo di uso, e a tutti gli effetti sono nate per proporre un’alternativa per quanti sono intolleranti o scelgono una dieta vegana. Su questo si è espressa recentemente l’Unione Europea che a protezione dell’industria casearia ha vietato di denominare “latte” queste bevande, ma anche “succedaneo del latte” è una nomenclatura non più consentita.
Le più comuni di queste bevande sono a base di riso, soia e mandorla, cui recentemente si è aggiunta anche quella a base di avena.
Nella maggior parte dei casi le bevande vegetali, tra cui quelle di riso, soia o mandorla, sono carenti, rispetto al latte vaccino, di alcuni micronutrienti importanti come il calcio, la vitamina D e la vitamina B12. Spesso le aziende addizionano questi micronutrienti ai loro prodotti; in questo caso si parla di prodotto “fortificato”.
Fondamentale, se siamo alla ricerca di un prodotto sano, è leggere sempre le etichette e di scegliere bevande vegetali a cui non siano aggiunti zuccheri semplici, come saccarosio o glucosio, o grassi, come l’olio di girasole nelle bevande di avena o di riso.
Nessuna di queste bevande può essere sostitutiva del latte materno o animale, perché nessuna contiene i macronutrienti fondamentali.
Bevanda a base di soia
Agli albori è sbarcata sul mercato per rispondere alle richieste di una nicchia davvero ristretta, che rappresentava solo l’1% dei consumatori. Oggi quella nicchia è una bella fetta di mercato e rappresenta il 14% del mercato in Europa.
È ricco di lecitine di soia, molecole che aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo e che fanno bene al cuore, insieme agli omega-3, i grassi buoni che aiutano a tenere pulite le arterie.
Non contiene colesterolo né grassi saturi “cattivi”, e può essere consumato anche da chi deve tenere sotto controllo questi parametri. Tuttavia è ricco di zuccheri semplici che, sebbene lo rendano una bevanda energetica di rapida digestione, lo rendono meno idoneo al consumo da parte di chi soffre di diabete o è in forte sovrappeso.
Bevanda a base di mandorla
Come il “fratello” derivato dalla soia, anche la bevanda di mandorla contiene zuccheri semplici, ma anche una buona quantità di antiossidanti, come la vitamina E, e molti acidi grassi insaturi, come l’acido oleico e quello linoleico, che tengono in salute il sistema circolatorio.
La ricetta è piuttosto semplice: si ottiene dalla spremitura di mandorle tritate che poi vengono lasciate in infusione a freddo in acqua.
Non si tratta di una recente “trovata” per rispondere a una richiesta di marketing, ma al contrario di una ricetta antica, già sperimentata in età medievale nei monasteri, perfetta bevanda quaresimale.
Bevanda a base di riso
Acqua, riso, olio di riso e sale. Una bevanda molto semplice che trova le sue origini nella semplificazione di una nota bevanda giapponese, l’Amazake. Grazie all’ elevato contenuto di carboidrati al suo interno, che la rendono dolce in modo naturale, di norma questo tipo di bevanda non prevede l’aggiunta di zuccheri, ed ha un’alta digeribilità.
Povera in grassi saturi ha invece una buona quantità di grassi polinsaturi, per questo adatta a chi vuole tenere sotto controllo il colesterolo. Essendo derivata dal riso è ricca di vitamine del gruppo A, B e D, in particolare la B2, la B12 e la D2, così come anche di calcio.
Bevanda a base di avena
Assorbe il colesterolo di altri cibi e ne limita l’assorbimento intestinale e il deposito nelle arterie, stabilisce regolarità nel sistema digestivo e dà un senso di sazietà utile per chi vuole seguire un regime alimentare leggero. L’avena, anche per queste caratteristiche, è considerata un superfood. Non solo. Rispetto alle altre bevande vegetali è quella più sostenibile per l’ecosistema. L’avena, infatti, è una pianta rustica che non necessita di irrigazione ma si nutre solo di acqua piovana, e la produzione di bevande a base di avena ha tra i minori consumi di acqua, emissioni di Co2 e occupazione di terreno rispetto al latte stesso e ai suoi sostituti vegetali.
Avete deciso quale latte bere?
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