Finanza comportamentale a 60 anni: la guida completa per il 2025
Che cos’è la finanza comportamentale e come funziona? Da cosa si distingue dalla finanza classica e perché bisogna tenerla in considerazione quando si parla di scelte di investimento? Queste e molte altre sono le domande in merito a questo tema, ancora oggi un po’ nebuloso per quanto necessario. Parlare di finanza comportamentale a 60 anni è doveroso, specialmente perché con l’avanzare dell’età il rischio di incappare in errori più o meno gravi può alzarsi e no, non è quello che vogliamo. Andiamo quindi alla scoperta di tutti i segreti sull’argomento, offrendo una guida completa da seguire per il 2025, alle porte.
Che cos’è la finanza comportamentale: economia, finanza, psicologia
Poiché l’essere umano nasce come “animale istintivo”, è normale che esso, molte volte, agisca facendosi prendere dall’emotività. È un po’ come quando, in preda a situazioni più o meno intense, si dice che “si è agito per istinto”, sempre e ovviamente nei limiti della decenza, sia chiaro. Ecco, questa corsa all’emozione e all’azione di pancia può avvenire anche in campo finanziario. È proprio da questo concetto che nasce quella che oggi è più comunemente chiamata finanza comportamentale, che altro non è che la branca di tutti quegli studi economici con focus sui comportamenti delle persone che scelgono di investire in mercati finanziari.
Tale corrente di pensiero, che si distingue in parte dalla teoria della finanza classica (perfetta razionalità delle persone ed efficienza del mercato), ha come base di partenza l’assunto secondo il quale i mercati non sono poi così e del tutto efficienti e che le persone, in quanto persone, non sempre possono essere razionali. Qui entrano in gioco le emozioni, ed entrano in gioco in un campo che può essere molto complesso, come quello relativo agli investimenti.
La finanza comportamentale, utilissima anche a 60 anni, affida alle emozioni un ruolo essenziale nelle scelte di chi investe e si pone una domanda interessante: in che modo le emozioni influenzano l’andamento dei mercati finanziari?
A cosa serve la finanza comportamentale a 60 anni
La finanza comportamentale cerca di capire le modalità attraverso cui le persone scelgono di investire e quali sono i motivi alla base di queste decisioni. Parlare di finanza comportamentale significa parlare di pensieri anche non razionali, ma dati da risposte istintive connesse ad altri motivi: che cosa influisce una scelta piuttosto che un’altra? Spesso sono fattori esterni, detti in gergo “pregiudizi cognitivi”, che non sempre sono positivi e inducono anche a sbagliare, ma è la vita. Questo accade a prescindere dall’età, ma la finanza comportamentale a 60 anni, ad esempio, deve essere maggiormente tenuta monitorata.
Finanza comportamentale a 60 anni: i fattori più comuni che influenzano le persone
Quali sono i fattori più comuni che influenzano gli investitori? La finanza comportamentale ha stilato una specie di lista, al cui interno rientrano:
- Esperienze passate;
- Contesto;
- Convinzioni proprie;
- Formato di presentazione delle informazioni
Questi e molti altri fattori tendono a influenzare le scelte degli investitori, che agiranno in un modo preciso e questo loro agire andrà a modificare l’andamento dell’economia. Entrano in gioco emozioni come la paura, l’ansia, la preoccupazione, la convinzione, l’avidità, la superficialità, certi bias cognitivi difficili da smantellare, l’avversione alle perdite e così via. Ciò avviene anche a 60 anni, anzi, forse di più ed è proprio per questo motivo che la finanza comportamentale è uno strumento necessario, perché contribuisce a ottimizzare la gestione del risparmio e degli investimenti presenti e futuri.
Finanza comportamentale a 60 anni: guida per il 2025
Perché è importante parlare di finanza comportamentale a 60 anni? Sia per il risparmio, ma soprattutto per la pensione. Quello della previdenza, infatti, è un obiettivo molto chiaro e molto importante nella vita di una persona e raggiunti i 60 anni bisogna sfruttare al meglio ogni possibilità di investimento per arrivare sereni al traguardo. Certo, pensare alla pensione è doveroso anche in età giovane (prevenire è sempre meglio che curare), ma raggiunti i 60 anni la finanza comportamentale gioca un ruolo cruciale. Nel caso della pensione, infatti, è importante che l’investitore rifletta bene prima di spostare eventuali somme di denaro da un fondo all’altro: il rischio maggiore? Consolidare le perdite e non ottenere alcun vantaggio. Grazie alla finanza comportamentale si riuscirà a essere più “fermi” sulle proprie scelte, affidandosi anche, qualora serva, al fondo pensione. E qui entra in gioco la fiducia verso il professionista bancario a cui ci si rivolge.
Gli step della finanza comportamentale e come evitare di incorrere in errori di valutazione
Esistono moltissime distorsioni cognitive capaci di influenzare il giudizio quando si tratta di gestire le proprie finanze. I più comuni sono i bias cognitivi e i bias emozionali: i primi altro non sono che scorciatoie mentali alle quali l’essere umano tende a rivolgersi per evitare il ragionamento, mentre i secondi, gli emozionali, nascono, lo dice la parola, da alcune emozioni, dove desiderio e paura occupano la percentuale maggiore.
In tutto questo schema di emozioni e pensiero, la finanza comportamentale cerca di tenere sotto controllo gli errori ai quali le persone tendono ad andare incontro. Averli presente, quindi, potrebbe essere un valido punto di partenza:
- Eccesso di fiducia: il troppo “stroppia”, anche quando si tratta di finanza comportamentale a 60 anni. Qui il rischio è quello di prendere decisioni sbagliate sulla base di una sopravvalutazione delle proprie capacità;
- Avversione alle perdite: questo bias esplorato dalla finanza comportamentale pone l’attenzione sul solo dolore verso le perdite, senza tenere conto dell’euforia per i guadagni. Non si fa caso alle cose positive, ma si guarda solo ciò che è andato storto. Da qui la paura di una perdita e la decisione sbagliata per paura di perdere;
- Familiarità: ciò che è familiare dà sicurezza, quindi l’home bias tende proprio a fare questo. Prendere decisioni sulla base di azioni passate. L’ignoto spaventa sempre, ma a volte è proprio lì che si nasconde la scelta migliore;
- Ancoraggio: la tendenza ad ancorarsi alla prima informazione capitata sotto il naso senza valutare il ventaglio di altre opzioni possibili. Un rischio molto grosso, che spesso porta a errori e scelte discutibili;
- Effetto gregge: la tendenza a seguire i comportamenti delle altre persone, senza seguire un ragionamento proprio e abbandonando quindi la consapevolezza. Lasciarsi consigliare da chi è esperto è sempre la scelta migliore!
- Errore di attribuzione: in base a questo concetto si tende ad attribuire a sé stessi il merito di una scelta andata a buon fine, ascrivendo invece a terzi la colpa di quella con esito negativo.
Finanza comportamentale: tre regole per gestire al meglio le finanze in modo più obiettivo
- Diversificare: quando si tratta di investimenti è sempre consigliabile adottare una strategia di gestione a lungo termine (pluriennale o decennale). Rimanere focalizzati su un solo punto senza estendersi su più fronti è un rischio, non sempre positivo;
- Conoscere: senza conoscenza non ci può essere consapevolezza. Sarebbe importante avere un’infarinatura generale di come funzionino gli investimenti e di quali siano i tasselli da tenere a mente. Azioni e obbligazioni sono la base, ma c’è tanto materiale da scoprire, se lo si vuole;
- Investire regolarmente: investire su cifre modeste ogni mese e farlo su pochi investimenti potrebbe essere meglio che investire un’unica grossa somma in un’unica soluzione. Per maggiori dettagli, però, rivolgetevi sempre alla banca o al vostro family banker.
In tutto questo scenario la soluzione migliore è sempre una: affidarsi a persone competenti che possano guidarvi nelle scelte più consapevoli. L’analisi del mercato deve venire da chi il mercato lo studia, poi starà a voi valutare il quadro generale e capire, rimanendo razionali, quale sia la strada migliore da prendere. L’essere umano nasce irrazionale e in questo senso la tecnologia potrebbe venire in aiuto: l’intelligenza artificiale, che di emozioni viscerali non ne sa nulla, potrebbe diventare un ausilio concreto molto utile. Questa, infatti, garantirebbe un approccio del tutto razionale agli investimenti, anche (e soprattutto) in situazioni di mercato più complesse.
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