La giornata Mondiale della Felicità
Il 20 marzo di ogni anno si festeggia in tutto il mondo la giornata internazionale della felicità. E’ stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite attraverso la risoluzione del 28 giugno 2012 in cui si legge “che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità”. L’obiettivo era quello di sensibilizzare sull’importanza della felicità e del benessere come obiettivi ed aspirazioni universali. Per l’ONU infatti “il perseguimento della felicità è al centro degli sforzi di tutti gli esseri umani. Le persone, in tutto il mondo, aspirano a condurre vite felici e appaganti, libere dalla paura e dal bisogno ed in armonia con la natura”.
Cos’è la felicità
La felicità è un’emozione positiva, una sensazione di appagamento, che va dalla beatitudine ad uno stato di estasi. Come per tutte le emozioni, però, anche per la felicità è difficile dare una definizione esauriente. Tutti infatti sappiamo di cosa si tratti, ma poi è impossibile sintetizzare un vissuto così complesso e variegato. Possiamo solo evidenziarne di volta in volta qualche aspetto. E quale modo migliore ci può essere, se non rifacendoci alle riflessioni di alcuni dei grandi pensatori?
- Secondo Dalai Lama “la vera felicità proviene da un senso di pace e di appagamento interiore che a sua volta si ottiene coltivando altruismo, amore, compassione, e grazie all’eliminazione di rancore, egoismo e avidità”;
- per Confucio “la felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta”;
- “la felicità è amore, nient’altro” per Hermann Hesse;
- secondo Oscar Wilde “la felicità non è avere tutto ciò che si desidera, ma desiderare ciò che si ha”;
- “le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno”: Khalil Gibran
- “c’è un’ape che se posa su un bottone de rosa:/lo succhia e se ne va…/Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”: scriveva Trilussa
- per Montale invece la felicità è “la divina Indifferenza”, che si raggiunge attraverso il distacco da tutto ciò che provoca una sensazione negativa.
E come non citare, in questo contesto, i bellissimi versi di Ungaretti, M’illumino / d’immenso? Esprimono infatti un’epifania, una sensazione profonda, fulminea, ed anche destabilizzante, di pienezza e di armonia con il tutto: un momento felice, che è difficile da vivere in una condizione come quella della guerra. E’ una particolare sensazione liberatoria, vissuto all’alba dopo un’intera notte insonne, trascorsa al fronte vicino ai corpi straziati dei compagni, come Ungaretti scrive in un altro suo famoso componimento, Veglia ( “Un’intera nottata / buttato vicino / a un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata…”).
Ecco, forse uno dei significati più profondi della felicità è proprio questo: un senso di pienezza, un distacco momentaneo dalla realtà, un momento magico di elevazione della mente.
Convinzioni sbagliate che ci precludono la felicità
Sulla felicità, però, soprattutto per la mentalità occidentale, ci sono delle convinzioni che ci impediscono di essere felici ed anche possono risultare dannose. Per esempio l’idea dilagante che la felicità derivi dal raggiungimento di determinati traguardi può essere pericolosa, perché affidiamo a questo qualcosa il potere di renderci felici, invece di lavorare sulla nostra crescita personale.
E’ vero che si può trarre gioia e soddisfazione dal successo sul lavoro o dal rapporto con gli altri, ma la vera felicità è interiore, in quanto è una condizione della mente che deve essere vissuta. Non dipende da ciò che abbiamo o da ciò che raggiungiamo, perché “ciò che conta è tutto dentro di noi”, come sostiene Hermann Hesse in Siddharta, uno dei suoi romanzi più famosi.
Anche per Madre Teresa di Calcutta la felicità non dipende da un fatto contingente : “Non aspettare di finire l’università, / di innamorarti,/ di trovare lavoro, /di sposarti, /di avere figli,… /Non c’è momento migliore di questo per essere felice. /La felicità è un percorso, non una destinazione…/ Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza./ Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida./Finché sei vivo, sentiti vivo”.
Non è neppure vero che la felicità è lo stato d’animo di chi non è turbato da dolori o preoccupazioni, come la definisce il dizionario Treccani. Zygmunt Bauman scriveva infatti : “non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato”.
Un’altra convinzione inesatta consiste nell’idea che per essere felici dobbiamo liberarci dei pensieri e dei sentimenti negativi. Gli studi sull’argomento dimostrano, invece, che più cerchiamo di allontanare pensieri ed emozioni spiacevoli, più questi vengono rinforzati. Combattere contro di essi è pertanto uno sforzo controproducente.
Russ Harris, un famoso medico e psicoterapeuta specializzato nella gestione dello stress, nel suo libro, La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere, dimostra infatti che noi dedichiamo la nostra energia ad una battaglia persa in partenza: quella contro i pensieri e le emozioni negative. Che è poi una battaglia contro la realtà e contro la stessa natura dell’essere umano. Siamo “perennemente in lotta, e perennemente sconfitti, dato che il controllo che abbiamo sui nostri pensieri ed emozioni è in realtà infinitamente meno di quanto la nostra cultura voglia farci credere. E’ inevitabile ritrovarsi spossati, frustrati e delusi di sé e della propria esistenza”.
Con questo libro Russ Harris ci aiuta quindi a prendere coscienza dei meccanismi mentali che ci tengono prigionieri, impedendoci di essere felici, e ci sprona a sviluppare la flessibilità psicologica. Significa accettare ciò che accade, trovare la speranza anche nei momenti difficili e vivere lo stesso dolore nel modo migliore possibile. Non ci può essere infatti nella vita una felicità “totale” con la completa assenza di tristezza, dolore, stress.
Come essere felici
Da ciò che si è visto emerge chiaramente che non può esistere una ricetta univoca sul come essere felici. Dalle opere di filosofi, teologi, scrittori, psicologi, però, possiamo trarre degli insegnamenti utili.
Innanzitutto dobbiamo imparare a
- accettare noi stessi, riconoscendo i nostri limiti e valorizzando i nostri punti di forza
- accettare le cose che non possiamo cambiare ed essere flessibili, in modo da poter rispondere in maniera efficace alle situazioni che incontriamo
- credere nelle proprie capacità e “non essere in guerra con se stessi, vivere d’amore e d’accordo con se stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare”(Siddartha di Hermann Hesse)
- vivere con pienezza la propria esistenza senza timori: “lo sprecodella vita si trova nell’amore che non si è saputo dare… nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità”, scriveva infatti Oscar Wilde
- mantenere un atteggiamento positivo anche nei momenti difficili e cercare il lato buono delle situazioni (“Solo nell’oscurità puoi vedere le stelle”, diceva Martin Luther King)
- smettere di rimuginare sul passato o di preoccuparsi eccessivamente del futuro
- dedicarsi ad un’attività e fare delle esperienze.
A questo riguardo arriva un’ interessante dimostrazione dalla Cornell University, dove il Prof. Thomas Gilovich in uno studio dal titolo A wonderful life: experiential consumption and the pursuit of happiness (Una vita meravigliosa: consumo esperienziale e ricerca della felicità) ha evidenziato che a renderci felici sono proprio le esperienze che si fanno nella vita, a partire dai viaggi. “Le esperienze”, infatti, come dice Gilovich, costituiscono una parte più grande dell’identità di una persona, in quanto “sono davvero parte di noi e noi siamo la somma delle nostre esperienze”.
E per voi cos’è la felicità?
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