Felice Casorati in mostra a Palazzo Reale di Milano
Felice Casorati (1883 – 1963) è stato uno degli artisti più importanti del Novecento italiano.

Il suo stile figurativo, ai confini tra realtà e immaginazione, ha contribuito all’evoluzione dell’arte moderna in Italia.
Non fu soltanto pittore, ma anche scultore, architetto, scenografo e docente di pittura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
L’Arte di Casorati
Felice Casorati è stato uno dei rappresentanti più significativi del Realismo magico, una corrente che si è affermata nel primo dopoguerra, nell’ambito del più ampio movimento “Novecento” che proponeva il ritorno all’ordine contro le deformazioni dell’Espressionismo e della pittura astratta ed in contrapposizione alle idee del futurismo allora imperante.
Il Realismo magico è un nuovo realismo, che non è più caratterizzato dalla rappresentazione oggettiva della realtà, ma, come ha scritto Massimo Bontempelli, dalla precisione realistica di contorni (con) intorno come un’atmosfera di magia che faccia sentire… quasi un’altra dimensione in cui la nostra vita si proietta.
L’influenza dell’arte classica del Rinascimento e soprattutto dell’opera di Piero della Francesca ha indotto Casorati a coniugare il Realismo magico con dei parametri stilistici, quali la simmetria, l’armonia, la misura, la chiarezza.
L’artista, pur partendo dal recupero dell’iconografia classica, ha risentito anche dell’influsso di rappresentazioni oniriche di matrice surrealista e di esperienze di tipo metafisico. Ecco perché le sue composizioni sono ordinate, eleganti, ricercate ed armoniche con personaggi immobili, misteriosi, immersi in un mondo senza tempo ed in un malinconico silenzio.
Non dimentichiamo che erano gli anni del teatro pirandelliano sull’incomunicabilità fra gli individui, della crisi delle certezze e dei presupposti della ragione classica. La realtà non era più assoluta, ma relativa, una per ogni individuo. C’è in me e per me una realtà mia: quella che io mi do; una realtà vostra in voi e per voi: quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse né per voi né per me: aveva scritto Pirandello in Uno, nessuno, centomila.
Quella di Casorati è la narrazione di un’esistenza sospesa tra realtà e sogno, tra razionalità e disagio esistenziale in un’epoca che correva impazzita (i futuristi cantavano la bellezza della velocità), traumatizzata dalla prima guerra mondiale e dall’ascesa dei totalitarismi.
L’attualità dell’artista è racchiusa proprio in questo: nella narrazione della crisi dell’uomo, della sua inquietudine, della ricerca di identità.
Casorati in mostra a Milano
Dopo 36 anni Felice Casorati torna a Milano, a Palazzo Reale, dal 15 febbraio al 29 giugno 2025 in una mostra che si intitola semplicemente Casorati. E’ una delle più complete retrospettive dedicate al grande artista italiano.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con l’Archivio Casorati, la mostra è curata da Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli, i maggiori studiosi dell’artista.
Tra Casorati e Milano c’è sempre stato un legame speciale: basti pensare che egli fu uno dei grandi artisti che hanno lavorato alla Scala come scenografi.
L’ultima sezione dell’esposizione è caratterizzata proprio da una selezione di bozzetti scenografici, di grande qualità, realizzati negli anni Cinquanta per il Teatro alla Scala.
Con ben cento opere, tra dipinti, sculture e lavori grafici, il percorso espositivo si snoda, in ordine cronologico, attraverso14 sale.
Già dalla prima, con il Ritratto della Sorella Elvira, si entra subito nel vivo della rassegna con i grandi ritratti del primo ventennio del Novecento.
E’ un susseguirsi di opere, di cui molte dedicate alle donne, come per esempio Le Signorine, del 1912, un quadro esposto alla Biennale di Venezia dello stesso anno, dove quattro figure allegoriche rappresentano altrettante tipologie di donne.
Un trittico ideale
In una saletta a parte i curatori della mostra hanno messo insieme tre importanti dipinti che formano un trittico ideale: Una donna (o L’attesa,1918-19), Un uomo (o Uomo delle botti, 1919-20) e una Bambina (o Ragazza con scodella,1919).
Nel primo quadro accanto ad una tavola apparecchiata, ma senza i commensali, è dipinta una donna seduta che attende: ha le braccia conserte, il viso inclinato e le palpebre socchiuse.
L’opera gioca sulle assenze e sulle attese e trasmette il senso di una profonda solitudine, dello squallore di un ambiente vuoto, di un silenzio inquietante e della miseria di una tavola, ravvivata solo dalle tonalità accese delle ciotole.
Nel secondo, Un uomo, il soggetto è seduto a terra, appoggiato di spalle ad una botte, dipinta accanto ad altri contenitori, tutti di grandi dimensioni. Disposti in file ordinate, scandiscono la profondità spaziale. Lo stessa forma e gli stessi colori scuri delle botti caratterizzano anche l’aspetto e gli abiti dell’uomo. Ha le mani incrociate sulle gambe ed il volto leggermente inclinato verso il basso, con gli occhi socchiusi, come se dormisse. Il volume accentuato di tutti gli elementi raffigurati, le forme molto solide e l’immobilità della scena trasmettano una sensazione di grande malinconia.
Nel terzo quadro, Bambina, la protagonista, seduta in primo piano con una scodella in mano, ha un aspetto magro e gli occhi socchiusi.
Colpisce soprattutto la vastità del pavimento di cotto che attraversa in profondità varie stanze e che sembra proseguire all’infinito. E’ un espediente che accentua l’immensità del vuoto, la desolazione che ne deriva, la solitudine della bambina, che sembra persa in quello spazio sconfinato. E poi c’è quella scodella, vuota, tra le sue mani, che evoca qualcosa di diverso dall’assenza. Evoca la mancanza di ciò che non ha, di cui però ha bisogno
.
Gli anni Venti: il trionfo di Casorati
Questo periodo si apre in mostra con l’opera più famosa dell’artista: il Ritratto di Silvana Cenni, del 1922. Molto probabilmente la donna raffigurata non è mai esistita ed il nome è di fantasia.
La figura femminile viene dipinta con gli occhi socchiusi ed abbassati, con una veste bianca, i capelli tirati all’indietro, con le braccia aperte ed appoggiate sui braccioli della sedia, in un atteggiamento così maestoso che qualche critico ha visto delle somiglianze con la tavola centrale del Polittico della Misericordia di Piero della Francesca.
Non solo l’atteggiamento, ma anche le linee prospettiche rimandano alle pitture del Rinascimento. Il Ritratto di Silvana Cenni, infatti, è uno dei capolavori di questa fase neorinascimentale, caratterizzata da composizioni geometriche e da personaggi solenni, immobili e spesso dipinti frontalmente. In questo caso unico elemento discordante con l’atteggiamento maestoso sono le mani cascanti che trasmettono un senso di stanchezza, quasi di abbandono.
Lo spazio, che si allarga, acquistando volume in profondità, conferisce un certo movimento che sembra limitare quel senso di immobilità che pervade il dipinto.
Le donne di Casorati commuovono per l’atteggiamento disincantato con cui esprimono la loro solitudine, un’ emozione che trascende il singolo per farsi universale, esistenziale.
Di ispirazione neorinascimentale sono anche il Ritratto di Raja del 1924 e Conversazione platonica del 1925, due dipinti di grande bellezza, ma entrambi enigmatici.
Avanti al Ritratto di Raja si rimane affascinati dall’armonia, dalla plasticità classica delle forme e dalla geometrica distribuzione degli spazi.
In primo piano, una donna, seduta sul pavimento ed avvolta da un drappo, si appoggia, assorta, ad un sofà verde. E’ così intenso lo sguardo di quel volto, che potremmo definirlo pallido e assorto, per dirla con la bellissima espressione montaliana.
Una seconda ragazza è completamente immersa nello studio ed una terza figura femminile è raffigurata in un quadro appeso sul fondo della stanza.
La scena è pervasa da un senso di immobilità e da profondo silenzio, in un’atmosfera sommessa e sospesa, tipica del Realismo magico.
Conversazione platonica è un quadro iconico, essenziale ed efficace nelle forme, ma ambiguo ed ermetico.
Sono dipinte due figure in atteggiamenti contrastanti. Una donna affascinante e nuda sul letto, in modo seducente ed invitante, guarda un uomo seduto vicino a lei. La figura maschile, invece, è completamente coperta da un abito dalle tonalità cupe, con lo stesso volto oscurato da un cappello, ed ha un atteggiamento incerto e perplesso.
Questo stridente contrasto dei corpi e degli atteggiamenti, invitante quello della ragazza e titubante quello dell’uomo, suscita stupore e sconcerto, ma anche mille interrogativi.
Forse è ciò che Casorati voleva: sollecitare l’osservatore a ricercare dei significati nascosti.
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