Disturbi della tiroide dopo i 60: sintomi, diagnosi e terapie
Pur essendo piccola, la tiroide è molto potente, controllando diverse funzioni fondamentali per il nostro organismo. Spesso se ne sente parlare, ma in molti casi non si conosce davvero il suo funzionamento e le sue implicazioni sulla salute, almeno fino a quando non smette di svolgere il suo corretto lavoro. Infatti, nel momento in cui questa ghiandola presenta dei problemi si possono riscontrare sintomi fastidiosi, esponendoci anche a rischi da non sottovalutare nel lungo periodo. Scopriamo di seguito quali sono i disturbi della tiroide e come si curano, focalizzandoci sugli over 60.
Tiroide: cos’è e le sue funzioni
Ghiandola del sistema endocrino essenziale, la tiroide ricopre un ruolo molto importante e, pertanto, è fondamentale che svolga il suo lavoro in modo corretto, altrimenti potrebbe causare disturbi e incidere in modo negativo sulla salute. Situata nella parte anteriore del collo e dalla forma a farfalla, secerne ormoni tiroidei, come la triiodotironina e la tiroxina, che hanno il compito di regolare il metabolismo e impattano su aspetti come la crescita dell’organismo, il funzionamento del cuore, lo sviluppo del sistema nervoso e la temperatura corporea. La tiroide è controllata dall’ipofisi, parte del sistema nervoso centrale, impegnata a secernere tireotropina e a regolare gli ormoni tiroidei e la loro produzione.
Per una salute a 360 gradi è cruciale l’equilibrio degli ormoni tiroidei: nel momento in cui questo manca possono insorgere dei disturbi importanti. Tra le malattie della tiroide rientrano l’ipotiroidismo, situazione in cui la tiroide riduce il suo lavoro, e l’ipertiroidismo, in cui al contrario la tiroide è stimolata troppo e produce un’eccessiva quantità dell’ormone tiroideo. Queste condizioni sono dette entrambe malattie tiroiditi, in quanto sono legate alla ghiandola tiroidea e alla sua infiammazione.
Ipotiroidismo: in cosa consiste e le cause
L’ipotiroidismo è molto diffuso, soprattutto quando l’età avanza: secondo i dati negli anziani ne soffrono circa il 10% delle donne e il 6% degli uomini. Questa problematica insorge per via dell’azione insufficiente degli ormoni tiroidei e si verifica quando la tiroide non produce abbastanza ormoni, determinando uno squilibrio dell’organismo e rallentando così il lavoro metabolico.
Non sempre è facile riconoscere l’ipotiroidismo in quanto talvolta si manifesta in modo aspecifico. Se nei giovani è più semplice da individuare, le cose si complicano negli anziani, soggetti per i quali risulta più difficile diagnosticare questa condizione, visto che i sintomi sono ancora più sfumati e possono essere associati ad altre patologie. In generale la ipofunzione tiroidea si presenta con forte stanchezza, tale da ostacolare le attività quotidiane, aumento di peso, crampi muscolari, stipsi, sonnolenza, formicolio alle mani, gonfiore al volto e alle palpebre, voce rauca, indebolimento dei capelli, depressione, livelli di colesterolo elevati, perdita della memoria, pallore e intolleranza al freddo. Negli anziani ci sono altri segnali con cui questa problematica si manifesta tra i quali la perdita dell’appetito, la rigidità articolare, uno stato di confusione, l’affaticamento, la pelle secca e i dolori articolari e muscolari.
Se inizialmente i sintomi si presentano in modo lieve, qualora l’ipotiroidismo si protragga nel tempo le ripercussioni sulla salute possono essere molto serie soprattutto in casi di pazienti fragili. Guardando alle cause, questa sindrome può essere dettata da malattie autoimmuni, come la tiroidite di Hashimoto, l’assunzione di determinati farmaci, la terapia con iodio radioattivo, la rimozione a livello chirurgico della tiroide e la carenza di iodio.
Diagnosi e cura dell’ipotiroidismo
Per individuare l’ipotiroidismo negli anziani è necessario eseguire un’analisi del profilo tiroideo, ovvero del dosaggio di ormoni tiroidei nel sangue, ed eventuali test ulteriori. Quando si è avanti con l’età il trattamento dell’ipotiroidismo prevede una terapia sostitutiva, come la levotiroxina, rispetto agli ormoni tiroidei sintetici. Il medico stabilirà il dosaggio sulla base del singolo caso per regolarizzare i livelli di ormoni tiroidei nel sangue. Successivamente, il paziente dovrà essere monitorato per garantire l’efficacia del trattamento, rivendendolo se necessario.
Accanto alla terapia medica, gli over 60 colpiti da ipotiroidismo possono mettere in campo una serie di azioni volte a migliorare il loro quadro clinico. Tra queste spicca sicuramente l’alimentazione, dovendo seguire una dieta sana ed equilibrata, fatta di alimenti ricchi di selenio e iodio. Inoltre, è fondamentale dire addio allo stress e a cattive abitudini di vita, come il fumo e l’alcol, che possono peggiorare ulteriormente l’ipotiroidismo. Un sonno di qualità, l’attività fisica regolare e l’idratazione corretta sono altre vie per migliorare la propria condizione.
Sintomi e cause dell’ipertiroidismo
Altra patologia legata alla tiroide è l’ipertiroidismo, che colpisce circa l’1% della popolazione ed è dettato da una quantità eccessiva di ormoni tiroidei, incidendo sul metabolismo. Più comune nelle donne, è maggiormente diffuso tra gli anziani, soggetti in cui può comportare conseguenze più pericolose visto che spesso soffrono di altre patologie. Negli over 60 l’iperfunzione tiroidea si manifesta con sintomi quali dimagrimento, nervosismo, sudorazione, tachicardia, debolezza muscolare, stipsi, aumento della frequenza cardiaca, sudori, tremori, diarrea, cardiopalma e intolleranza al caldo. Questa condizione non è semplice da diagnosticare in quanto potrebbe essere scambiata con altre malattie. Negli anziani l’ipertiroidismo contribuisce all’insorgere della fibrillazione atriale, comportando un maggiore rischio di cadute e di fratture da fragilità.
In merito alle cause dell’ipertiroidismo negli anziani una molto diffusa è la malattia di Graves, patologia autoimmune che comporta disturbi agli occhi e la sporgenza del globo oculare, ma anche dalla presenza di noduli tiroidei tossici o da un consumo eccessivo di iodio. Inoltre, l’ipertiroidismo può insorgere anche per via dell’assunzione di determinati farmaci, tra i quali uno dei più comuni è l’amiodarone volto a curare le cardiopatie.
Ipertiroidismo: dalla diagnosi alle terapie
Per diagnosticare l’ipertiroidismo il medico visita attentamente il paziente controllando la ghiandola e riscontrando l’eventuale presenza di un nodulo oppure di un suo aumento diffuso. A seconda dei sintomi del paziente viene prescritta una serie di esami per misurare la funzionalità tiroidea, verificando il dosaggio nel sangue degli ormoni tiroidei e dell’ormone tireostimolante: quando i valori del TSH sono inferiori significa che la tiroide sta svolgendo un’attività eccessiva e l’ipofisi non sta funzionando in modo corretto. Il medico potrà anche prevedere esami come l’ecografia, l’agoaspirato e la scintigrafia e l’agoaspirato.
L’ipertiroidismo viene trattato con farmaci tireostatici grazie ai quali bloccare la sintesi ormonale oppure la conversione periferica di T4 in T3: la controindicazioni di questo tipo di trattamento è il fatto che tende a indebolire il sistema immunitario. Un’alternativa è la terapia con iodio radioattivo (isotopo 131), assunta in forma liquida oppure oralmente. Ci sono poi casi particolari, che richiedono di essere curati soltanto mediante l’asportazione chirurgica della tiroide, la tiroidectomia, con cui la tiroide viene rimossa totalmente oppure in modo parziale.
L’ipertiroidismo è strettamente collegato all’alimentazione. Chi ne soffre perde peso visto che il suo metabolismo lavora in modo eccessivo e, proprio per questo, è necessario assumere il giusto quantitativo di calorie, mantenendo una dieta variegata, evitando il consumo di alimenti ricchi di iodio: essere supportati con un piano alimentare elaborato su misura da un professionale è molto importante in caso di diagnosi di ipertiroidismo.
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