Digitalizzazione del patrimonio culturale: a che punto siamo
TEMPO DI LETTURA 5 MINUTI
Musei e archivi, ma anche organizzazioni culturali e gallerie private: stanno per arrivare i fondi, ma quello che ancora manca è una strategia.
Nel capitolo “Patrimonio culturale per la prossima generazione” del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sono citati i famosi 500 milioni di euro a fondo perduto stanziati per la digitalizzazione del nostro patrimonio culturale pubblico e privato. Non serviranno solo per avanzare nella trasformazione dei documenti e delle opere in file digitali, ma soprattutto per creare infrastrutture e piattaforme che li possano effettivamente conservare e che garantiscano l’accesso a questo nuovo tipo di risorse culturali digitali.
Esiste un ente che è predisposto a questo tipo di attività: si chiama Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale – Digital Library e ha già iniziato a interrogarsi sulla policy e le regole di queste nuove piattaforme, gli open data e il riuso delle immagini e quali competenze e metodologie bisognerà sviluppare per sostenere questa trasformazione. Soprattutto dati gli obiettivi ambiziosi del PNRR, che entro la fine del 2024 vuole attivare la formazione di almeno 30mila utenti attraverso la piattaforma di e-learning dedicata ai beni culturali e la produzione e la messa online di almeno 65 milioni di nuove risorse digitali.
Uno dei punti di forza di questo processo, secondo il Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali Michela Arnaboldi, sarà la quantità (e la qualità) di materiale a disposizione per una nuova era della comunicazione digitale dell’arte e del patrimonio culturale – tema su cui Nicolas Ballario si interrogherà con noi nel suo corso.
Archivi digitali: due casi italiani
Tra i tanti casi di successo che possiamo registrare, ci sono due aziende italiane che sono già a ottimo punto nella digitalizzazione del loro patrimonio culturale. La Stampa aveva iniziato qualche anno fa, grazie all’intervento e alla supervisione del Comitato per la Biblioteca dell’Informazione Giornalistica (CBDIG) promosso dalla Regione Piemonte: così oggi può vantare un archivio online di oltre 12 milioni di articoli (a partire dal 1867!) disponibili gratuitamente attraverso il sito.
Anche l’altra azienda è piemontese: si tratta di Lavazza che, con il supporto della società Promemoria, ha trasportato alcuni percorsi del suo Museo Lavazza dal fisico all’online, dando vita a otto “storie di caffè e sul caffè”, che ripercorrono 125 anni di attività attraverso immagini, documenti, prodotti a volte mai rilasciati al pubblico.
E i musei?
La pandemia ha cambiato, se non per sempre almeno nel nostro presente, il modo in cui fruiamo di mostre, esibizioni e installazioni artistiche, case museo e gallerie, ma anche cinema e stadi. L’Osservatorio Hybrid Lifestyle di Nomisma, in collaborazione con CRIF, ha da poco rilasciato un’indagine che conferma le nostre sensazioni: a causa della pandemia, 4 Italianə su 10 hanno smesso di frequentare i luoghi dell’intrattenimento e della cultura, causando una contrazione degli introiti oltre che di pubblico.
La chiusura intermittente delle porte dei musei durante i vari lockdown ha portato ad accelerare la digitalizzazione delle collezioni: dalle indagini dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali della School of Management del Politecnico di Milano risulta che, se nel 2020 il 40% dei musei italiani offrivano collezioni digitalizzate, a maggio del 2021 erano già il 70%. Il problema che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio è, da un lato, la mancanza di sistematizzazione di questo processo, che nella maggior parte dei casi è avvenuto in modo spontaneo e un po’ frettoloso, e, dall’altro, sarà rendere questa nuova risorsa non una repository di file ma un archivio fruibile, efficiente e interattivo.
Come ha fatto la Pinacoteca di Brera, che è anzi andata oltre: con il progetto digitale Brera Plus+ ha dato forma a un’esperienza complementare a quella della Pinacoteca, per arricchirla senza sostituirla. Come recita il claim sul sito “abbonarsi a BreraPlus+ significa partecipare alla vita del museo in modo nuovo”, attraverso una piattaforma da cui fruire contenuti multimediali, documentari e reportage speciali, concerti e première che sono collaterali alla Pinacoteca. Ma, soprattutto, è un’esperienza in HD delle opere d’arte: zoom sui dettagli e sulle pennellate e approfondimenti testuali, video e musicali. Perché un quadro non è mai solo un quadro.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.