Congedo parentale 2024: cos'è, retribuzione e come richiederlo
Se ne sente parlare spessissimo, ma nonostante questo i dubbi a riguardo rimangono. Che cos’è il congedo parentale e a che cosa serve? Ma soprattutto, come funziona il congedo parentale nel 2024 e qual è la retribuzione? Ci sono delle differenze con gli anni precedenti? Cerchiamo di fare chiarezza su tutti i punti che lo riguardano: buona lettura!
Che cos’è il congedo parentale
Il congedo parentale è un diritto: è questa la base di partenza da tenere sempre a mente. Quando si parla di congedo parentale, dunque, si fa riferimento a quel periodo di astensione dal lavoro con diminuzione e/o annullamento della retribuzione, di cui lavoratori e lavoratrici diventati da poco genitori possono godere nei primi anni di vita del nuovo arrivato o della nuova arrivata. Rispetto all’aspettativa parentale (quella richiesta per prendersi cura dei genitori) e rispetto, in linea generale, agli altri periodi di aspettativa, il congedo parentale rientra nell’insieme dei permessi retribuiti. Grazie a questo diritto i neogenitori possono prendersi cura dei propri bambini nel primo periodo della loro vita, fattore essenziali ai fini della soddisfazione sia dei bisogni affettivi, sia di quelli relazionali: di madre, di padre e del piccolo/della piccola appena nato/a. Tale permesso vale anche nei casi di adozione e/o di affidamento.
I vantaggi (e le tutele) del congedo parentale
A livello normativo, tutte le informazioni tecniche riguardanti il congedo parentale sono contenute nel Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n 151. Quali sono i vantaggi di cui gode il congedo parentale? Quali le tutele previste?
- Per le donne durante i due mesi antecedenti la presunta data del parto e fino a tre mesi dopo il parto (congedo di maternità):
- Per i padri lavoratori che hanno diritto a 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio per stare vicino al piccolo/alla piccola e alla madre;
- Per entrambi i genitori il diritto di assentarsi per periodi di tempo di massimo 10 mesi (anche frazionati).
In aggiunta alle tutele sopra citate sono da considerare anche tutte le misure a sostegno della paternità e della maternità, come le maggiori tutele per i riposi concessi alla madre lavoratrice fino ad arrivare al noto assegno di maternità. Non solo, ovviamente è incluso anche il padre in questo scenario: con il congedo parentale si offrono tutele anche al padre nel caso in cui questo si trovi a gestire in totale autonomia il figlio o la figlia appena nato/a.
Chi ha diritto al congedo parentale?
Il congedo parentale spetta a qualsiasi genitore ne faccia richiesta. Tuttavia, c’è un requisito essenziale da rispettare: chi chiede il congedo deve essere un lavoratore dipendente. Nel caso in cui il rapporto di lavoro dovesse cessare, cesserà automaticamente anche il periodo di congedo. Accanto ai lavoratori subordinati sono da includere anche gli apprendisti, i soci di cooperative e i dirigenti, mentre per i lavoratori a domicilio o ai lavoratori domestici il congedo è sì riconosciuto, ma solamente a determinate condizioni.
I lavoratori autonomi hanno diritto al congedo parentale?
Qual è il destino dei lavoratori autonomi? Possono richiedere il congedo parentale anche essendo liberi professionisti? La risposta alla domanda è affermativa, ma c’è comunque un po’ di chiarezza da fare onde evitare confusione. Dunque, i lavoratori autonomi possono fare richiesta per il congedo parentale, ma per essere presi in considerazione devono soddisfare un requisito importante: avere effettuato il versamento dei contributi relativi al mese precedente quello in cui ha inizio il congedo e sempre che ci sia l’effettiva (e provata) astensione dall’attività lavorativa. L’INPS, infatti, dal 1° gennaio 2012 riconosce le tutele di malattia e un congedo parentali pari a 3 mesi entro il 1° anno di vita del neonato/della neonata davanti ad almeno 3 mesi di contributi versati, ma a chi? A tutti i professionisti, lavoratori parasubordinato, amministratori, sindaci, revisori, lavoratori a domicilio e co.co.co.
Quanto dura il congedo parentale
Tra le altre domande gettonatissime sul congedo parentale spunta lei: “Quanto dura?”. Dunque, la durata del periodo di astensione da lavoro varia a seconda che a fruirne sia solo un genitore o entrambi. Se a fare richiesta del congedo è solo la madre, ad esempio, il periodo massimo di astensione facoltativo è di 6 mesi, da godere subito dopo il termine del periodo di astensione obbligatoria. Nel caso in cui, invece, a fruirne sia solo il padre, il periodo massimo di astensione è di 7 mesi dalla nascita del/della figlio/a. E se a fruirne sono entrambi i genitori? In questo caso il periodo massimo di astensione facoltativa totale per entrambi raggiunge gli 11 mesi, da calcolare sempre nel rispetto dei 6 per la madre e dei 7 per il madre.
Si può usufruire del congedo parentale in periodi frazionari?
Esiste anche il caso in cui a chiedere il congedo parentale siano sì entrambi i genitori, ma ciò che cambia è il momento e la durata. Facciamo chiarezza: se a chiedere il congedo inizialmente è solamente un solo genitore e il secondo sceglie di inserirsi in un secondo momento, il periodo massimo di astensione è pari a 10 mesi. Diventano 11 se il padre si astiene dal lavoro per almeno 3 mesi. Non solo: si parla di astensione frazionata quando tra un periodo di congedo e l’altro si riprende l’attività professionale oppure ci si assenti per malattia, ferie, o altre assenze. In questi casi i giorni festivi, i sabati e le domeniche non sono compresi nel periodo del congedo e perciò non saranno indennizzati.
Come si fa la domanda per il congedo parentale?
Formalmente parlando, le domande per richiedere il congedo parentale devono essere presentate collegandosi al sito ufficiale INPS e seguendo tutte le indicazioni mostrate. Per farlo, è necessario che il richiedente sia in possesso delle credenziali SPID (identità digitale). La domanda può essere presentata anche il giorno stesso (o in anticipo, dipende dai casi) rispetto al periodo di fruizione del congedo, ma mai in modo retroattivo. Il primo passo da compiere, quindi, è rivolgersi all’INPS, ma bisogna sempre avvisare per tempo l’azienda per cui si lavora: comunicare i periodi di assenza al datore di lavoro sarà dovere di chi richiede tale congedo.
Come funziona il congedo parentale nel 2024? Retribuzione e novità
La nuova legge di bilancio 2024 ha cambiato un po’ di carte in tavola, tra cui quella relativa al congedo parentale facoltativo. Tale legge, infatti, ha previsto un aumento dell’indennità garantita alla madre e al padre del bambino/della bambina. Questa indennità è garantita fino al sesto compleanno. Nel 2024 la retribuzione per chi chiede il congedo parentale passa dal 30% all’80% fino a due mesi, diventando, a partire dal 2025, del 60% nel terzo mese. Per i mesi successivi al terzo le cose non cambiano e la retribuzione resta al 30% fino al 12° compleanno.
Queste erano tutte le informazioni riguardanti l’importante tema del congedo parentale: richiederlo è un diritto, rispettarlo un dovere.
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