Come aumentare la pensione minima
Quello della pensione minima resta un tema caldo e assai discusso. Sapevate che circa un pensionato su tre riceve un assegno più basso di 1000 €? La realtà dei fatti è questa, ma ci sono delle piccole soluzioni per provare ad aumentarlo.
Come aumentare la pensione minima
Nel 2022 circa il 58% delle pensioni erogate aveva un importo mensile inferiore a 1000 € e le cose, a distanza di due anni, non sono assolutamente cambiate. Un pensionato su tre percepisce una pensione troppo bassa per potere vivere degnamente senza preoccupazioni, soprattutto se si considera il notevole aumento del costo della vita degli ultimi anni.
Tempo fa il Centrodestra aveva provato a portare l’importo delle pensioni minime a 1000 €, ma tale tentativo è fallito miseramente, lasciando che la soglia si fermasse a circa 614,77 € (merito dell’incremento straordinario del 2,7 % previsto dalla legge di Bilancio 2023). Ora, stando a una situazione piuttosto controversa e – in certi casi – anche piuttosto complessa, ci si chiede che cosa si debba fare e come si debba fare per aumentare, almeno di un po’, questa pensione minima.
Raggiungere una pensione minima di 1000€ non è al momento possibile al 100%; ci sono casi in cui la persona interessata percepisca anche altre prestazioni (si veda ad esempio il caso dell’indennità di accompagnamento,), ma finora la politica non è riuscita a stabilire un importo minimo uguale per tutti e per tutte.
Aumentare pensione minima – maggiorazione sociale: come funziona e come richiederla
Quando si parla di maggiorazione sociale si fa riferimento a quella misura volta ad aumentare la somma base della pensione quando questa si compone di un assegno troppo basso. Questa tipologia di trattamento abbraccia tutti i pensionati e tutte le pensionate che abbiano compiuto i 60 anni di età e che rientrino, come spesso accade, in determinati requisiti di reddito. Tra questi i due principali riguardano i requisiti anagrafici e i requisiti reddituali.
Nel caso dei requisiti anagrafici, si devono tenere in considerazione alcune caratteristiche, poiché l’aumento dell’importo della pensione si associa a determinate fasce di età:
- 60-64 anni di età: la maggiorazione sociale è pari a 25,83 €;
- 65-69 anni di età: la maggiorazione sociale è pari a 82,64 €;
- dai 70 anni di età in su: la maggiorazione sociale è pari a 134,44 €, mentre scende a 124,44 € se si percepisce la quattordicesima.
Per quanto riguarda invece i requisiti reddituali, invece:
- reddito personale annuo non al di sopra della pensione minima INPS ossia 6.816,42 €;
- se la persona in pensione è sposata, oltre al requisito del reddito individuale è da considerare anche il reddito coniugale che non deve superare i 12.901,72 € annui (risultato della somma degli importi del minimo pensionistico e dell’assegno sociale).
Aumentare la pensione minima grazie alla maggiorazione sociale non prevede tassazione Irpef: l’intento è quello di aumentare la somma della pensione garantendo una vita degna e una maggiore tranquillità alla persona richiedente. In conclusione, la maggiorazione sociale può raggiungere il massimo dei limiti di reddito di cui sopra e all’importo mensile della pensione minima. Se l’aumento spettante andrà a superare questi limiti, è ovvio che questo sarà ridotto. Di seguito gli importi massimi raggiungibili con la maggiorazione sociale:
- 60-64 anni di età: 538, 84 €;
- 65-69 anni di età: 595, 95 €;
- Oltre 70 anni di età: 637,45 €;
- Ultrasettantenni con quattordicesima: 625,45 €.
Per fare domanda è necessario consultare il sito INPS, usufruire dei servizi del Caf o del Patronato.
Aumentare pensione minima – integrazione al minimo: come si richiede e importo
L’integrazione al minimo altro non è che la somma aggiuntiva alla pensione per tutte le persone che hanno un assegno di previdenza che non riesce a raggiungere l’importo minimo previsto. Per ottenere tale aggiunta si andranno a calcolare i redditi percepiti dalla persona in pensione che corrispondono a quelli considerati nel pagamento dell’Irpef.
Se di importi si deve parlare, per il 2024 l’integrazione al minimo prevede il raggiungimento dell’importo minimo pari a 598,61 €. Ovviamente la persona coinvolta non deve superare il limite di reddito individuale e quello coniugale, in caso di matrimonio. Ma quali sono questi limiti?
- Pensionati/e da prima del 1994: 7.384 € annui;
- Pensionati/e nel 1994: 7.384 € annui e 29.533 € di reddito coniugale;
- Pensionati/e dopo il 1994: 7.384 € annui e 22.150 € di reddito coniugale.
Per farla ancora più breve (e più semplice), a percepire l’integrazione al minimo piena della pensione saranno le persone con un reddito individuale pari a 6.816,55 € annui, mentre l’importo aggiuntivo tenderà ad arrivare allo zero all’avvicinarsi dei 13.633,10 €. Per i redditi coniugali, invece, a ottenere l’integrazione minima saranno coloro con un reddito di coppia pari a 27.266,20 €, con una riduzione fino allo zero a mano a mano che ci si avvicinerà ai 34.082,75 €.
Come nel caso precedente, per ottenere l’integrazione minima si dovrà fare domanda presso i Caf o presso il Patronato.
Aumentare pensione minima – Bonus IRPEF 100 € Ex Bonus Renzi: a chi spetta e come funziona
Il noto bonus Irpef è stato confermato anche per il 2024, ma rispetto all’anno precedente ha cambiato le regole di calcolo. Come si calcola il bonus 100 euro mensili e chi sono le persone che ne possono beneficiare?
Il Bonus 100 € (ex bonus Renzi) si calcola in relazione alle novità introdotte dalla Manovra 2024 che riguardano l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito e l’adeguamento delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle delle persone in pensione con il loro aumento da 1.880 € a 1.955 €. Il Bonus, quindi, sarà ricevuto in forma piena da tutte le persone lavoratrici che hanno un reddito annuo tra i 15.000 € e gli 8.174 €.
Il trattamento integrativo da 100 € 2024 si rivolge quindi a diverse categorie e non solamente ai dipendenti pubblici e privati. A essere esclusi, però, sono: i contribuenti incapienti (chi ha un reddito imponibile lordo che rientra nella no tax area) e i pensionati. Esclusi anche tutti coloro che sono titolati di redditi professionali e chi ha partita Iva.
Chi sono, allora, coloro che ne possono trarre beneficio?
- persone disoccupate;
- collaboratori con contratto co.co.co;
- soci lavoratori di cooperative;
- persone in cassa integrazione;
- sacerdoti;
- lavoratori e lavoratrici socialmente utili;
- lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio;
- lavoratori in congedo di paternità;
- stagisti e tirocinanti;
- borsisti;
- percettori di assegno di ricerca o di borsa di studio.
La pensione resta una tappa importante nella vita di ogni persona, ma purtroppo le difficoltà a essa legate sono ancora molto evidenti. Chi si avvicina alla pensione si sente già in preda allo scoraggiamento, ma l’importante è non farsi prendere dal panico e informarsi bene su ciò che riguarda nuove manovre, nuove possibilità e tutto ciò che è potenzialmente utile.
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