Coach o psyco (quando scegliere?)
A tutti può capitare di vivere dei periodi difficili, in cui un problema di lavoro, di salute o di famiglia, possono portare a uno stress mentale non indifferente e difficile da gestire. In questi casi spesso non basta sfogarsi con un amico o un’amica che potrà darci un consiglio ma diventa fondamentale poter contare su un professionista in grado di ascoltare le problematiche del momento e soprattutto in grado di insegnarvi a trovare la strada giusta per uscire da una determinata condizione.
Se vi state chiedendo a chi rivolgervi, le soluzioni possono essere differenti a seconda del tipo di problema; in alcuni casi, infatti, può essere necessario affidarsi a un coach mentre in altri è più idoneo scegliere un supporto psicologico più avanzato, optando per uno psicologo o uno psicoterapeuta. Di seguito potrete trovare alcune informazioni che vi permetteranno di comprendere quando vi potrà essere più adatta l’una o l’altra figura professionale a seconda del problema che state vivendo, del vostro carattere e delle vostre esigenze.
Coach o psyco? Conoscere queste due figure professionali per scegliere meglio
Quando avete bisogno di una guida, ossia non di un semplice consiglio ma di qualcuno che vi indichi come ritrovare una strada da percorrere per migliorare il vostro modo di approcciarvi alla vita, al lavoro o alla famiglia, potete scegliere di rivolgervi a un coach oppure a uno psicologo. Si tratta di due figure professionali molto differenti che hanno però in comune uno scopo, quello di riportare le persone a trovare la fiducia in se stessi aiutandole a superare i momenti più difficili. Metodi e tecniche di lavoro sono differenti per cui spesso, al di là della problematica, optare per l’uno o per l’altro dipende soprattutto da cosa si cerca, dalle proprie esigenze personali e dal problema da affrontare.
Chi è il coach
Il coach è una figura professionale che in Italia non è regolamentata; questo significa che per operare nel coaching non si dovrà effettuare nessun percorso formativo specifico né si dovrà superare un Esame di Stato che porti all’abilitazione e successivamente all’iscrizione a un albo professionale. Questo può portare a credere che non sia conveniente rivolgersi a un professionista la cui abilità non sia comprovata da un percorso formativo né dal superamento di alcun esame, ma in realtà non è così.
La validità di un coach si misura non dai titoli, ma dal suo lavoro, quello che effettua con le persone che si rivolgono a lui. Per comprendere meglio quindi il ruolo e soprattutto la nascita di questa figura professionale è necessario fare un passo indietro nel tempo e anche nello spazio, riportandoci negli Stati Uniti al termine del secolo scorso. Alla fine del XX secolo la parola coach, che aveva sempre e solo indicato l’allenatore di una squadra sportiva, esce dai collage e dai campi di allenamento e approda in azienda.
In questa sede il coach diventa non più un allenatore di atleti impegnati in gare e campionati ma un motivatore di imprenditori, colui che insegna le migliori strategie da applicare su se stessi o sul proprio gruppo di lavoro per incrementare le prestazioni lavorative tramite una crescita personale e di fiducia in se stessi. Proprio per questo motivo ci si rivolge solitamente a questa figura con i termini completi di mental coach o di life coach, proprio per distinguerlo dal coach atletico. Nello specifico si può differenziare il mental coach dal life coach considerando il primo come quel professionista al quale ci si rivolge per imparare a gestire situazioni di lavoro, puntando a un miglioramento del modo di affrontare il proprio lavoro in maniera più ottimista e produttiva e il secondo come colui che insegna ad approcciare al meglio alla vita quotidiana.
È importante sottolineare subito il supporto che viene dato dal coach non è di tipo psicologico ma volto soprattutto allo sviluppo del talento e delle potenzialità anche se il percorso necessario al raggiungimento di questi obiettivi prevede necessariamente anche un lavoro sulla fiducia in se stessi che rappresenta un anello di congiunzione con quello che è invece in molti casi il lavoro dello psicologo o dello psicoterapeuta.
Psicologo e psicoterapeuta: due professionisti da non confondere
Quando si hanno disturbi psicologici più o meno gravi, dallo semplice stato depressivo a problematiche psichiche diverse, il coach non rappresenta la figura di riferimento giusta ma è necessario rivolgersi a uno psicologo o allo psicoterapeuta. Nel linguaggio comune spesso si fa un utilizzo indifferente dei due termini mentre invece questi due professionisti hanno svolto percorsi formativi differenti e pertanto operano in settori diversi.
Lo psicologo è un laureato in Psicologia presso un’Università italiana che propone questo Corso di Laurea; dopo la laurea per poter operare come psicologo è necessario effettuare un tirocinio formativo della durata di un anno e successivamente superare l’Esame di Stato che permetterà l’iscrizione all’Albo professionale. L’iscrizione all’Albo è condizione necessaria per poter esercitare nel pieno rispetto della normativa vigente.
Per quanto riguarda i campi di intervento, uno psicologo opera soprattutto nel settore delle problematiche affettive e in quelle relazionali e utilizza tecniche codificate o più o meno innovative, ascolto ed empatia per condurre il proprio paziente oltre il problema. Può essere specializzato in particolari settori, come il disagio adolescenziale, le problematiche relative al mondo del lavoro o ancora quelle geriatriche: in qualsiasi ambito operi dovete sempre ricordare che uno psicologo non è autorizzato a prescrivere farmaci, cosa che può invece fare lo psicoterapeuta.
Lo psicoterapeuta è infatti un medico o uno psicologo che ha svolto un percorso formativo più complesso, seguendo un corso di specializzazione di almeno quattro anni che gli permette di avere dei titoli in più e delle competenze che offrono la possibilità di curare le patologie psichiche. Il ruolo dello psicoterapeuta quindi non è solo quello di ascoltare e condurre il paziente verso un differente modo di approcciarsi al proprio problema quanto quello di curare il paziente aiutandolo a raggiungere una nuova condizione di benessere, imparando a gestire problemi come attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobie e molto altro.
Coach o psyco: a chi rivolgersi?
Una volta compresi i campi di intervento delle due differenti figure professionali vi sarà più chiaro scegliere nel momento in cui vi rendete conto di avere bisogno di un supporto mentale, sia esso per una crescita professionale o per superare un periodo particolarmente difficile.
Il coach è molto apprezzato dagli imprenditori, dai professionisti e da quanti hanno l’esigenza di una guida che li aiuti a sviluppare dei piani di business. Molte aziende prevedono una figura interna di mental coach proprio perché sanno quanto sia importante stimolare i propri dipendenti, aiutandoli a superare i momenti di stress mentale durante i quali la produttività si può abbassare a causa di una minore fiducia in se stessi.
In questi contesti il coach può decidere di intervenire in maniera individuale oppure sui gruppi di lavoro, stimolandoli nella sviluppo di idee che, senza la giusta guida, potrebbero non riuscire a sbocciare. In tal proposito è fondamentale evidenziare che il coach non va inteso come una specie di santone che riesce a risolvere i problemi trasformando le persone insicure e fragili in guerrieri fieri e forti. Il lavoro del coach è infatti quello di guidare le persone a sviluppare le proprie attitudini e non di fare miracoli: si tratta di un aspetto che deve essere ben chiaro quando si sceglie di rivolgersi a un coach visto che il suo ruolo è solo quello di mostrare una direzione da poter seguire ma la scelta di imboccare tale strada e di percorrerla sta sempre alla persona interessata al cambiamento.
Un buon coach saprà quindi comprendere il carattere della persona con cui lavora per trovare la strategia più adatta a stimolarlo e a farlo crescere mentalmente permettendogli di raggiungere nei tempi necessari i propri obiettivi. Infondere fiducia, stimolare all’azione, insegnare tecniche per affrontare in maniera corretta determinati problemi lavorativi o quotidiani sono alcune delle attività tipiche del coach che potranno essere adattate in maniera sempre differente a seconda della persona e delle sue esigenze.
Come già sottolineato il coach si rivolge esclusivamente a persone che vogliono migliorare il proprio modo di approcciarsi alla vita o al lavoro ma che non presentano alcun tipo di problema psicologico grave, se non uno sconforto derivante dal non riuscire a centrare i propri obiettivi.
Quando sono presenti problematiche psichiche che influenzano il comportamento e quindi il rendimento sia nel quotidiano che nell’ambito lavorativo il coach non dispone degli strumenti per poter operare per cui diventa necessario rivolgersi a un professionista della psiche, appunto uno psicologo o uno psicoterapeuta a seconda del tipo di problematica e della sua gravità. Questi potrà guidare il paziente non solo aiutandolo ad affrontare la problematica tramite il dialogo, percorsi di riabilitazione ma anche, in taluni casi, tramite l’utilizzo di farmaci; in ogni caso il fine ultimo dello psicologo sarà soprattutto quello di ripristinare un corretto stato di salute che permetterà al paziente di affrontare le diverse problematiche relative al lavoro o alla vita quotidiana.
E’ chiara, dunque, la differenza tra coach e psicologo?
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