Boomers VS Millenials
Il confronto, apparentemente bellicoso, tra due generazioni si rivela, in realtà, un pacifico punto di incontro.
Abbiamo letto per voi gli ultimi libri di Lidia Ravera e di Beniamino Pagliaro
Lidia Ravera non ha mai voluto diventare vecchia, tanto da riprometterselo fin da ragazzina. Beniamino Pagliaro, invece, con i vecchi vorrebbe riuscire a parlare per cercare di trovare quel dialogo che, sicuramente, potrebbe migliorare la realtà in cui vive.
Lidia Ravera è una Boomer mentre Beniamino Pagliaro è un Millennial. E benvenuti agli stereotipi che, fino a questo momento, sono stati visti come dei babau da entrambi. Eppure, per mettere a confronto due diverse generazioni che si raccontano, è necessario proprio partire da quelle etichette, anzi, farne tesoro, cominciare la lettura di due testi, più complementari di quanto non sembrino, e prepararsi alla…battaglia. Ma, sempre al netto delle apparenze, con un fronte comune a entrambi. E ricchissimo di…trincee condivise!
Del resto, se non fosse stata così agguerrita, Lidia Ravera non avrebbe scritto “Age Pride – Per liberarci dai pregiudizi sull’età” (edito da Einaudi) un ibrido, a metà strada tra il pamphlet e il memoir, con il quale ha trasformato la sua idiosincrasia per la vecchiaia in una battaglia culturale e sociale. Perché la patologia più grave della terza età è l’immagine che ne abbiamo. Un’impresa non facile in una società dove impera il giovanilismo e il cui immaginario, costellato di corpi e volti impermeabili allo scorrere del tempo, si fa beffe di una pretestuosa inclusività da cui, di fatto, sono escluse le persone più agé. Ma non solo. Questo stigma sociale colpisce maggiormente le donne che, dopo i 60 anni, vedono sempre più risicati i loro ruoli, professionali o privati che siano, e sono costrette a considerare una cosa così naturale come la maturità alla stregua di una condanna. L’autrice però non vuole farne una questione di genere perché il discorso riguarda tutti e il suo j’accuse vuole sottolineare la necessità di una presa di coscienza generale – e generazionale – il cui presupposto sia, proprio, il trovare un punto di incontro dal quale far partire il dialogo, tra Boomers e Millennials, Gen Z, Gen X e via dicendo. Un’utopia? No, basta creare solide basi. E quelle dei Boomers, per quanto riguarda Lidia Ravera, posano tutte sulla “sicurezza nuova fondata sull’orgoglio di avere vissuto” e, di conseguenza, del sommo valore che le vecchie ragazze e i vecchi ragazzi continuano ad avere. Il senso è tutto qui: “si può smettere di rottamare l’intelligenza dei vecchi e di sprecare l’intelligenza dei giovani. Si può”. E come darle torto? Lo ribadisce lei stessa come sia suo diritto e dovere immaginare una ageless society, una società in cui persone di età diversa sappiano dialogare le une con le altre invece che combattersi per arrivare a un fine comune. E quale sarebbe quel filo sottile che unisce due generazioni verosimilmente agli antipodi?
Facile, è sempre Lidia Ravera a toccare quei punti che poi saranno indagati anche da Beniamino Pagliaro nel suo “Boomers contro Millennials. 7 bugie sul futuro e come iniziare a cambiare” (HarperCollins). A partire dalla questione economica e lavorativa, con tutto il suo corollario di discriminazioni, passando per quella politica, con cui si prende atto della distanza che separa tanto i giovani quanto i più anziani dalla res publica, per concludere con quella vituperata disparità che colpisce le donne, indipendentemente dalla loro età. C’è di che pasteggiare per Pagliaro, perfetto rappresentante dei Millennials con i suoi 36 anni, che esplode anche queste tematiche in un saggio con il quale si ripromette di togliere il velo sia sulle bugie raccontate che sulle promesse non mantenute che la sua generazione si sente ripetere pressoché da quando è venuta al mondo. Con una pazienza certosina l’autore dimostra come sia tutt’altro che facile per i Millennials – ovvero i nati tra il 1981 e il 1996 – trovare il proprio posto lavorativo ed economico nella realtà attuale. Ma questo non è colpa dei Boomers bensì di quella resistenza al cambiamento, un atteggiamento condiviso e transgenerazionale che promuove l’inerzia come motore di una comfort zone che rimanda ad altri e a un tempo non determinato il compito di modificare lo status quo. Ma, del resto, come si può pensare in positivo se tutto quello che la sua generazione ha fatto, i consigli che ha ascoltato, le parole a cui ha creduto si sono rivelati un boo…merang? Tocca ammettere che “per la prima volta l’ascensore sociale si è fermato” e mostra una disparità enorme tra i figli e i genitori: il gap generazionale è semplicemente quel ritardo e quell’affanno con cui i Millennial sono costretti a rincorrere quello che, alla loro età, le madri e i padri avevano già largamente ottenuto. Casa, figli, famiglia. Sicurezze, allora; miraggi, oggi, con buona pace di quei comandamenti sociali che hanno fatto il loro tempo. Quello” studia e trova lavoro e poi comprerai una casa” è imploso, anno dopo anno, su sé stesso e anche la timida ripresa dell’economia del Paese si fonda sulle prevaricazioni che fanno dei Millennials e dei loro fratellini gli agnelli sacrificali. È con fare spassionato che Beniamino Pagliaro prosegue nella sua capillare disamina in cui, però, viene lasciato largo spazio alla speranza e soprattutto a una nuova prospettiva che metta finalmente sullo stesso piano i Millennials e i Boomers e tutte le generazioni con le quali è auspicabile migliorare il dialogo, anche e soprattutto per il futuro dell’Italia.
Non è un Paese per vecchi o è un Paese anche per i giovani? Ovviamente, hanno ragione entrambi, è tutta una questione di prospettiva!
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.