Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?!
È la domanda che per eccellenza dovrebbe sintetizzare l’approccio che ognuno di noi ha nei confronti della vita e delle circostanze che la vita ci chiama a gestire ed affrontare.
Personalmente trovo che la domanda in se contenga una trappola pericolosa tutta concentrata in quella “o” che sintetizza la nostra tendenza a pensare all’esistenza in termini di contrapposizione anziché di compensazione.
Il bicchiere non è mezzo pieno O mezzo vuoto.
Il bicchiere è mezzo pieno E mezzo vuoto.
Si ha sempre ragione con il bicchiere
Che tu veda la metà piena o che tu veda la metà vuota hai ragione, vedi bene
perché il bicchiere è entrambe le cose. In parte pieno in parte vuoto.
È guardare la sua interezza la cosa più difficile, non tanto scegliere (o essere chiamati a scegliere) su cosa concentrarsi, quanto piuttosto sforzarsi di avere una visione di insieme.
Il bicchiere e la pratica della gratitudine
La parte del bicchiere mezzo piena è quella che rappresenta ciò che ho, ciò che ho realizzato, vissuto, costruito ed è la parte che stimola la gratitudine esercizio spirituale al quale ci siamo disabituati. Nella società della performance e della tendenza ad alzare continuamente l’asticella, non ci concediamo più il tempo di fermarci a godere e ringraziare per ciò che già abbiamo raggiunto e concretizzato. Praticare la gratitudine alimenta la fiducia in se stessi se nel farlo ci riconosciamo il merito di un traguardo raggiunto. Quale esso sia : lavorativo, sentimentale o sportivo.
Le cose non piovono dal cielo né quelle brutte né quelle belle e sebbene esista una componente di innegabile fatalità è vero che gran parte dei fattori che determinano il raggiungimento degli obbiettivi dipende da noi.
Gustare con calma quel mezzo pieno assaporandone il retrogusto di soddisfazione e compiacimento è un ottimo modo di apprezzare quella parte di bicchiere.
Il bicchiere mezzo vuoto è una sfida
Come è assolutamente da apprezzare la parte mezzo vuota, che rappresenta tutto lo spazio che la vita ci offre per fare ancora tante cose, per sperimentare, azzardare, raccogliere senza mai smettere di seminare.
Se la parte mezzo piena è quella che stimola la gratitudine, la parte mezzo vuota è quella che stimola la curiosità, il desiderio e la speranza.
Il mezzo vuoto, essendo tale, significa che è mezzo da riempire, significa avere a disposizione uno spazio fisico ( il tempo della nostra vita ) e metafisico (la predisposizione d’animo ad accogliere nuove esperienze) tutto da sfruttare, ancora tutto da inventare e definire.
E questo indipendentemente dall’età che abbiamo, è uno spazio tutto da riempire di ciò che vogliamo.
Il mezzo vuoto non è assenza, penuria, mancanza, ma pura potenzialità.
Vedere il bicchiere mezzo vuoto è un ottimo modo di approcciarsi alla vita perché, in fondo, palesa una predisposizione a focalizzarsi su quello spazio ancora tutto da riempire che è il tempo della nostra vita che ancora abbiamo da godere.
La terza via possibile
D’ora in avanti quando vi chiederanno se per voi il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto provate a rispondere che non siete tenuti a scegliere o meglio che scegliete la terza opzione.
Perché in fondo dalla nostra chiave di lettura delle cose scaturisce la qualità della nostra vita. Ma di questo parleremo la prossima volta.
Vi aspetto!
La vostra Vale
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